Le qualifiche del Gran Premio d'Austria hanno avuto un protagonista indiscusso che non risponde al nome di Max Verstappen, poleman con merito. A tenere banco è infatti l'argomento dei track limits, oggi più determinanti del solito: sono stati diversi i piloti che hanno visti cancellati i propri tempi in qualifica, primo tra tutti Sergio Perez, pizzicato tre volte di seguito nel Q2 e quindi escluso dalla top 10.

Il caso Perez

Checo siede in buona compagnia, tra chi ha oltrepassato i limiti di pista, con Alonso, Norris o lo stesso Vestappen, che hanno visto cancellati svariati tentativi, ma il caso del messicano è emblematico. Tre tempi di fila cancellati e un mesto quindicesimo posto in griglia di partenza, ultimo del Q2.

Parlando del suo ultimo tentativo, Perez ha spiegato come si sia trovato davanti Albon e che ciò l'ha costretto ad un bloccaggio, che l'ha portato lungo. "Sono andato lungo, non potevo fermarmi. Credo di aver perso un decimo o qualcosa di più, ma i commissari non hanno preso in considerazione il fatto che abbia bloccato. Ci sono cose che posso controllare, ma sfortunatamente quando stai chiudendo un buon giro e davanti ti bloccano alla fine prendi una penalità".

Qualcosa da cambiare?

Possiamo anche dire che, nel caso specifico di Perez, se la cancellazione dei tempi capita tre volte di seguito forse la colpa è anche del pilota. Ma al di là del caso specifico, decisamente grottesco, la situazione non è esattamente rosea. Negli ultimi anni, il GP d'Austria aveva sempre causato problematiche simili legate ai track limits per via della natura della pista, con delle curve che presentano all'esterno delle vie d'asfalto.

Un anno fa si era verificato un altro caso bizzarro, con protagonista sempre Perez, che, dopo aver tagliato nel Q2, è stato prima ammesso alla fase successiva a danno di Gasly, e poi è stato penalizzato. Sfortunatamente il francese aveva oramai perso la possibilità di giocarsi una buona posizione in griglia. Senza considerare poi quanto successo oggi in Formula 2 e in Formula 3, in cui i risultati ufficiali delle qualifiche sono giunti ben dopo il termine delle sessioni, poiché era necessario togliere i tempi "illegittimi".

Va detto che il discorso dei track limits da un certo punto di vista si può definire meritocratico. Non c'è possibilità di interpretazione, cosa che genererebbe solo discussioni o, alla peggio, ingiustizie. C'è il sensore: o si è dentro o si è fuori, è come il fuorigioco nel calcio con l'introduzione del VAR.

Allora si può spostare il problema sulla tipologia delle vie di fuga, asfaltate e non in ghiaia o in erba, che sicuramente rallenterebbero le vetture. Anche qui, il discorso è complicato. In primis, il Red Bull Ring è un circuito in cui corrono anche le moto, le quali in caso di uscita di pista sulla ghiaia possono portare a gravi conseguenze. Ma, soprattutto, sia l'erba che la ghiaia hanno delle criticità: l'erba bagnata diventa scivolosa, e la ghiaia comporta il rischio di cappottamenti. L'asfalto, di contro, ha il punto debole di "salvare" molto spesso il pilota che oltrepassa il limite, creando però queste situazioni imbarazzanti.

La soluzione

La soluzione ideale, verosimilmente, potrebbe essere quella di considerare la perdita di tempo. Esistono i microsettori, esiste la telemetria, esistono tantissimi fattori che permettono di considerare se il pilota abbia o meno guadagnato. Basterebbe annullare il tempo solo se in quello specifico frangente il pilota si sia migliorato rispetto al suo miglior passaggio. Questo da un lato sfoltirebbe gli annullamenti dei tempi, e dall'altro permetterebbe di salvare chi abbia commesso un piccolo errore, senza inficiare il resto del giro. Ne gioverebbero sia i piloti, che i team che gli spettatori. E soprattutto, lo sport.

Alfredo Cirelli