F1 | GP Messico: qualifiche da incubo per Verstappen
Gli aggiornamenti della RB21 tradiscono l'olandese: partenza in terza fila, zero fiducia. Lo aspetta una domenica complicata.

Un sabato da dimenticare per Max Verstappen. Il quattro volte campione del mondo di F1 chiude le qualifiche del Gran Premio del Messico in quinta posizione, a quasi mezzo secondo dalla pole position di Lando Norris. Ha usato parole pesanti davanti ai media, definendo la prestazione “un disastro”. Quasi una resa anticipata da parte di un pilota che raramente ammette la sconfitta prima ancora di scendere in pista.
La domenica messicana si preannuncia come una gara di sofferenza per l'olandese, chiamato a una rimonta che appare quanto mai complicata. Con 40 punti di svantaggio da Oscar Piastri nel mondiale piloti e la McLaren che domina il weekend con un Lando Norris in netto rispolvero, ogni punto perso potrebbe risultare fatale nella corsa al quinto titolo iridato.
L'upgrade che non ha funzionato
La Red Bull è arrivata a Città del Messico con rinnovate ambizioni. Il team di Milton Keynes ha portato un pacchetto di aggiornamenti comprensivo di nuovo fondo e cofano motore riprofilato, nella speranza di consolidare il momento positivo che aveva visto Verstappen vincere tre delle ultime quattro gare. Le premesse del venerdì sembravano promettenti: Max era stato il più veloce nella seconda sessione di prove libere, facendo pensare a un weekend da protagonista.
Ma qualcosa è andato storto. Gli equilibri della RB21 sono venuti meno proprio quando servivano di più. Verstappen ai media ha ammesso la situazione evidenziando mancanza di grip posteriore:
"Siamo stati lontani per tutto il weekend. Abbiamo provato diverse cose, ma non ha funzionato nulla. È andata male. Abbiamo cercato ovviamente di trovare una soluzione, ma non ci siamo riusciti. Nessun grip al posteriore durante le qualifiche. Tutto quello che uno non vuole in macchina, ce l'avevo io. Non gira, non ha trazione, slitta dappertutto".
L'upgrade portato in Messico, anziché essere un asso nella manica, sembra essere diventato un handicap. La pista, con le sue sfide tecniche notevoli e un'evoluzione repentina ma non lineare, ha esacerbato i problemi della RB21, privando Verstappen di quegli equilibri che gli hanno consentito di fare la differenza con il suo peculiare stile di guida.
Le qualifiche: un crescendo di difficoltà
Le qualifiche del GP di F1 in Messico hanno rappresentato un calvario progressivo per Verstappen. Nel Q1 ha accusato episodi di sovrasterzo nelle curve veloci dell'Autodromo Hermanos Rodriguez, chiudendo solamente nono, addirittura dietro entrambe le Racing Bull. Nel Q2 la situazione è leggermente migliorata grazie a due nuovi set di gomme morbide, che gli hanno permesso di conquistare il quarto tempo e l'accesso alla top-10.
Ma in Q3 ogni speranza di pole position è svanita definitivamente. Verstappen ha chiuso i primi run al quarto posto, per poi perdere una posizione nelle fasi finali a causa di George Russell. Il divario di 484 millesimi da Norris racconta solo parzialmente le difficoltà vissute dall'olandese, costretto a lottare contro una monoposto instabile e imprevedibile.
Particolarmente preoccupante la prestazione alla curva sette, una sezione ad alta velocità dove Max questo weekend è risultato molto lento.
"È semplicemente difficile. Per tutto il weekend non siamo riusciti a trovare aderenza con la macchina. Se durante le qualifiche hai questo tipo di problemi, con molti slittamenti, non te lo puoi permettere su un circuito come questo".
Il pessimismo sulla gara
Ciò che preoccupa maggiormente in casa Red Bull non è tanto la posizione di partenza, quanto le prospettive per la gara.
Verstappen non si fa illusioni e anzi spegne ogni ottimismo. L'olandese è consapevole che anche un'ottima partenza non risolverebbe i problemi di fondo:
"Non ho ritmo, quindi non importa cosa faccio in curva 1. Anche se sorpasso due macchine, mi sorpasseranno di nuovo in gara. Devo solo stare lontano dai guai e fare la mia gara. Ogni giro che ho fatto, anche sul long run, è stato debole rispetto alle macchine intorno a me".
Parole che suonano come una resa anticipata, inusuali per un pilota del calibro di Verstappen. L’obiettivo prefissatosi, infatti, sarà contenere i danni sfruttando le occasioni che si presenteranno.
Laurent Mekies, direttore del team, ha confermato le difficoltà:
"È giusto dire che abbiamo faticato a mettere la macchina nel punto giusto. Abbiamo sentito Max per tutto il weekend lamentarsi di non riuscire a spingere come dovrebbe per essere veloce. Lando è probabilmente fuori portata, vista la velocità che ha dimostrato".
C'è un elemento di ironia in questo weekend messicano. Verstappen ha vinto cinque volte all'Autodromo Hermanos Rodriguez, un circuito che dovrebbe essere favorevole alle sue caratteristiche di guida. Ma come ha sottolineato lui stesso:
"La gente pensa sempre: hai vinto qui cinque volte, quindi sei bravo. Ma anche l'anno scorso non siamo stati bravi qui. E negli anni precedenti, probabilmente avevamo un vantaggio di velocità maggiore, quindi non ne siamo stati influenzati così tanto. E quest'anno, chiaramente non siamo in buona forma qui".
L'unica carta: il rettilineo di partenza
Se c'è una speranza per Verstappen, questa risiede nei quasi 800 metri di rettilineo che precedono la prima curva. In quella zona, grazie al gioco delle scie, chi parte dalle retrovie può avere un vantaggio su chi scatta dalla pole position. Verstappen, maestro delle partenze aggressive, potrebbe sfruttare questa caratteristica del tracciato per guadagnare posizioni già al primo giro.
E limitare i danni nei confronti dell'australiano, leader del mondiale con 40 punti di vantaggio che parte dietro, diventa l'obiettivo minimo.
Sarà difficile, forse impossibile, ma Verstappen ha abituato a ribaltare ogni pronostico. La gara messicana sarà lunga, con temperature elevate che metteranno sotto pressione gomme e freni di tutte le monoposto. In questo scenario imprevedibile, anche un "disastro" può trasformarsi in un'impresa memorabile.
Domenica alle 21:00 italiane, Max proverà a vendere cara la pelle. Ancora una volta.
Anna Botton