Credits: BMW Motorsport
Credits: BMW Motorsport

La 24 Ore di Le Mans di quest’anno vedrà in campo molti Costruttori grazie ai gradi di libertà tecnici offerti dalle classi Hypercar e LMGT3. Tra questi notiamo il ritorno di BMW: la Casa bavarese non correva nella classica di durata francese dal 2019, con la M8 GTE, e mancava nella classe più alta dell’Endurance dal 1999. Quello fu proprio l’anno in cui colse la sua prima e unica vittoria assoluta al Circuit de la Sarthe con la V12 LMR, vettura prototipo gestita dalla Schnitzer Motorsport e pilotata da Yannick Dalmas, Joachim Winkelhock e dal nostro Pierluigi Martini.

25 anni fa: toccata e fuga di BMW 

Al contrario delle altre Case tedesche, Audi o Porsche, BMW non ha mai avuto un grande rapporto con Le Mans: a parte qualche vittoria di classe nel corso dei decenni, le vetture messe in pista dal team dei fratelli Josef e Herbert Schnitzer erano più note per i successi colti nei vari campionati Turismo e GT. La storia del loro primo e (fino ad oggi) unico successo a Le Mans partì dal loro accordo con la Williams sul finire degli Anni '90.

In attesa del debutto come motorista in Formula 1 nel 2000, la casa bavarese decise di inseguire la vittoria alla 24 Ore di Le Mans sfruttando la stretta collaborazione con la scuderia di Grove. Nel 1998 costruirono insieme la V12 LM (utilizzando lo stesso motore usato dalla McLaren F1 GTR) per sfidare le temibili vetture della classe GT1, quali Porsche 911-GT1, Mercedes CLK-LM e Toyota GT-One. Il primo tentativo non andò bene: i due prototipi schierati dal costruttore tedesco si ritirarono nelle prime fasi della gara.

Nel 1999 ridisegnarono la loro vettura (dopo il collasso della classe GT1) sfruttando anche una zona grigia del nuovo regolamento: andò così in pista la V12 LMR, vettura che debuttò vincendo alla 12 Ore di Sebring dell’ALMS. La BMW schierò quindi due vetture alla 24 Ore di Le Mans: la #15 affidata a Dalmas/Martini/Winkelhock e la #17 nelle mani di Kristensen/Lehto/Müller, con l’obiettivo di puntare nuovamente alla vittoria. Questa volta sarà proprio l’affidabilità l’arma vincente della casa bavarese contro le rivali Toyota e Mercedes.

 

Se la #17 si ritirerà nelle ultime ore per un guasto al pedale dell’acceleratore, la #15 invece riuscirà a resistere e a passare sotto la bandiera a scacchi per prima, conquistando la prima vittoria assoluta di BMW a Le Mans, davanti alla Toyota GT-One #3 e alla Audi R8R #8 (a podio nella sua prima partecipazione alla 24 Ore). Conquistato il successo BMW salutava Le Mans prima di concentrare le risorse sull’ingresso in F1: nel 2000 la V12 LMR correrà solamente nell’American Le Mans Series e con team privati, cedendo il passo all’Audi che, con la sua R8, dominerà la scena endurance negli Anni 2000.

A Le Mans di nuovo da outsider

Oggi è tutt'una altra storia rispetto a venticinque anni fa. Nel rinnovato panorama in primis evidenziamo la recente rifondazione della BMW M Motorsport e la collaborazione con il rinomato Team WRT per il programma nel FIA World Endurance Championship; poi notiamo le vetture da gara della classe Hypercar e la loro drastica evoluzione rispetto alle classi LMP e LMGTP. Nel paragone con il 1999 una cosa è rimasta costante: BMW non era favorita per la vittoria allora e non lo sono nemmeno adesso, data la “gioventù” del progetto M Hybrid V8 (che aveva debuttato l’anno scorso con Rahal Letterman Racing nel programma IMSA SportsCar Championship).

I risultati non sono dalla parte di BMW: quest’anno i prototipi della casa bavarese non hanno ancora colto un podio sia nel WEC che nell’IMSA; tuttavia, i loro progressi si sono fatti evidenti nelle ultime gare. Ad Imola erano arrivati a lottare per il podio (sfruttando anche il meteo) e nell’ultima gara nordamericana a Detroit Connor de Phillipi era in bagarre per la vittoria sulla vettura #25 prima di finire contro le barriere.

Non manca il personale alla BMW e non mancano i piloti per provare a sognare qualcosa di più di un semplice “premio di partecipazione”: Dries Vanthoor, Raffaele Marciello e Marco Wittmann sulla #15 e Sheldon van der Linde, Robin Frijns e René Rast sulla “Art Car” #20 hanno le carte in regola per provare almeno ad essere gli outsider contro i favoriti d’obbligo come Ferrari, Porsche e, così come venticinque anni fa, Toyota. BMW riuscirà a portare a casa un nuovo risultato a sorpresa? Solo il tempo darà le risposte.

Andrea Mattavelli