Una notizia che rischia di avere un effetto devastante per l’intera F1 dal 2022 in poi: Honda ha deciso di abbandonare la massima serie al termine della prossima stagione. Red Bull e Alpha Tauri saranno costrette a guardarsi altrove con le sole Mercedes, Ferrari e Renault a fornire Power Unit. Una situazione non nuova per i team del gruppo Red Bull. Ma questa volta la situazione potrebbe essere anche più complicata rispetto a due anni fa. Molteplici sono i temi in ballo nell’attuale F1 costituita di equilibri precari e fin troppo sottili. Cerchiamo di dare chiarezza e vedere i probabili futuri scenari.

Le ragioni dell’annuncio shock Honda

Non è dato ancora sapere quale sia stato il reale motivo scatenante una decisione così drastica da parte di Honda. La casa nipponica ha ufficialmente motivato la sua volontà di diventare un’azienda Carbon Free dal 2050; con annesse riduzione di CO2 per quanto concerne la sua produzione e il suo prodotto finale.

Resta certo che nei suoi anni in F1 come motorista (dal 2015 al 2021) la Honda ha consumato ingenti somme di denaro per rendere competitiva la sua Power Unit. Esborsi che nei consigli di amministrazione è sempre più difficile giustificare, oltretutto in un periodo complesso di pandemia come quello che stiamo vivendo.

La casa del Sol Levante non è nuova a questo abbandoni fulminei: l’aveva già fatto a termine 2008 lasciando in balia il team poi divenuto Brawn GP, nonché attuale Mercedes-AMG.

I costi insostenibili delle attuali F1 e la clausola di uscita free

L’abbandono di Honda mette, ancora una volta, in luce gli ingenti costi dell’attuale F1. Essere un “semplice” motorista non è più un’attività remunerativa come lo era fino a termine del 2010, dove Cosworth poteva ancora in minima parte rientrare nelle spese.

Le attuali Power Unit sono un concentrato di tecnologia: sono motori a combustione interna maggiormente ottimizzati nel rapporto prestazione-consumo. Ma il rovescio della medaglia sono gli enormi costi di ricerca, progettazione e soprattutto sviluppo.

La Honda ne è un esempio: entrata con un anno di ritardo ha dovuto scontare quattro anni di inferno e purgatorio prima di conquistare la sua prima vittoria. Inoltre, le sempre più limitate aree di sviluppo oltre al recente blocco della mappatura unica, rendono complicati gli step evolutivi obbligatori pur di restare al passo e non perdere il treno dai primi.

A giocare a favore dei giapponesi è stato il nuovo Patto della Concordia stipulato da Chase Carey. Sebbene sia della durata di cinque anni, i team e i costruttori hanno il diritto di uscire dalla F1 senza pagare alcuna penale, purché l’avviso di uscita venga fatto entro marzo dell’anno prima. Una clausola che, letta con il senno di poi, appare scellerata. Tanto più che la decisione in Honda è maturata in agosto poco dopo tale firma.

Quale il futuro prossimo di Red Bull e della F1?

Ora la patata bollente passa nelle mani di Stefano Domenicali, nuovo CEO della F1, che dovrà cercare di incollare i cocci prima che il giocattolo si rompa del tutto.

Gli scenari futuribili del Circus si fanno sempre più plumbei all’orizzonte. A subire il colpo non è soltanto la Red Bull e il suo Junior team Alpha Tauri, ma l’intera F1. I due team di Dietrich Mateschitz si trovano con una stagione, quella del 2021, tutta in salita. Infatti, purché la Honda abbia garantito la sua presenza, difficilmente ci saranno evoluzioni in grado di avvicinarsi ulteriormente alle Mercedes.

Cosa succederà dal 2022?

Il problema diventerà ancora più arduo in vista del 2022: poiché i due team dovranno cercare un altro motorista! Come se non bastasse, l’avvento delle nuove regole aerodinamiche comporterà dei costi ingenti che verranno affiancati allo studio per l’alloggiamento del motore stesso.

Ma, soprattutto, quale Costruttore fornirà le sue Power Unit a Red Bull e Alpha Tauri? La situazione ha un che di déjà vu: quando il team dell’energy drink era arrivato ai ferri corti con Renault. Il costruttore francese, come espresso dal nuove CEO Luca De Meo, più che fornire un cliente vorrebbe creare una solida partnership con annesso travaso di informazioni.

Per quanto riguarda la Mercedes la situazione è già difficile di suo: con il presidente di Daimler AG Ola Kallenius sempre più restio alla presenza della Stella in F1. Resta la Ferrari, ma il team di Maranello ha altri problemi a cui pensare. Fornire i suoi motori, a patto che tornino competivi, ad un team come la Red Bull significherebbe crearsi ulteriore concorrenza.

Benché il 2021 sarà un anno statico a livello regolamentare sarà una stagione tutta da vivere, ma non in pista quanto nel paddock per seguire le mosse che delineeranno il futuro della massima serie!

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Michele Montesano