Ottantatré anni a tutto gas: questo potrebbe essere il riassunto della vita di Mario Andretti, vero e proprio eroe dei due mondi del Motorsport. Piedone, oltre ad essere stato Campione del Mondo F1 nel 1978, ha attraversato mezzo secolo di storia delle corse in lungo e in largo, divenendo una leggenda di questo sport e non solo. Nonostante ciò, negli ultimi tempi il nome Andretti è salito alla ribalta da questa parte dell’Oceano più per la chiusura nei suoi confronti del mondo del Circus che per altro. E questo lascia un velo di amarezza e dispiacere nei cuori di ogni race fan che possa definirsi tale.

Sessant’anni di corse e successi

Tra tutte le storie entusiasmanti ed emozionanti del mondo delle corse a quattro ruote, quella di Mario Andretti è sicuramente speciale. Costretto ad espatriare con la propria famiglia dalla natìa Istria e stabilitosi definitivamente a Nazareth, Pennsylvania, nel 1955 ottiene il visto americano e può iniziare a sognare in grande.

Tre anni più tardi, ecco che i sogni iniziano a prendere forma di una macchina da corsa, una di quelle Midget da dirt track tanto in voga negli States, e condivisa con il gemello Aldo. Questo è l’inizio non solo di una carriera, ma di una storia da corsa che segnerà per sempre il mondo delle gare in tutto il mondo, dagli ovali americani ai tracciati europei teatro delle gare di quella Formula 1 che diventerà terra di conquista nel 1978, grazie anche alla mitica Lotus ’79.

E in Europa, nella propria terra d’origine, Andretti nel 1982 compirà una delle sue imprese più iconiche, cogliendo la pole position a Monza con la Ferrari orfana di Villeneuve e Pironi, per la gioia incontenibile del pubblico dell’autodromo lombardo. Nonostante tutto questo, proprio la Formula 1 e i suoi maggiori interpreti sembrano oggi voler voltare le spalle ad un team che è l’emanazione diretta di una delle storie da corsa più importanti di tutti i tempi.

Un futuro nel Circus sempre più difficile

Già dalla passata stagione, Michael Andretti, figlio di Mario e boss di Andretti Autosport, aveva annunciato la decisione di voler entrare in Formula 1 con il proprio team, già presente e vincente in IndyCar e Formula E. Sin da subito, però, si è visto contrapporre un muro di ostilità da parte dei team principal del Circus, poco inclini a rinunciare ad una parte dei propri introiti per dividerli con un altro player.

L’unica personalità che si era espressa a favore di un ingresso nel Circus degli Andretti, il presidente FIA Ben Sulayem, ha clamorosamente perso la propria battaglia, costretto a delegare i propri compiti in tema di F.1. In tutta questa faccenda, come già detto e sottolineato al momento della perdita dolorosa dell’ingegner Forghieri, la Formula 1 e i suoi attori dimostrano una viscerale mancanza di rispetto verso la storia di questo sport.

Quello che più fa piacere, però, è vedere come lo stesso Mario non ci stia, e continui a dare man forte al figlio nella sua battaglia. In più di un'occasione ha fatto sentire la sua voce, anche usando termini e toni duri, molto americani. Non ci sta uno come lui a vedere la porta sbattuta in faccia a suo figlio e, di conseguenza, a lui stesso. Difficile ad oggi sapere come andrà a finire tutta questa storia, ma vedere Andretti così agguerrito e combattivo non può che far piacere ai race fans duri e puri.

Ma forse oggi, 28 febbraio, è il caso di lasciare per un attimo da parte polemiche e vicissitudini che con la pista hanno poco da spartire, e di festeggiare Mario Andretti, uno dei più grandi racer di sempre, che di sicuro non mollerà la presa. Auguri, dunque, Piedone!

Nicola Saglia