Nei giorni scorsi, il mondo della F1 è stato toccato da due lutti importanti, destinati a lasciare un segno. Da una parte, la scomparsa del patron Red Bull Dietrich Mateschitz, spentosi dopo una lunga malattia, e dall’altra quello dell’ingegner Mauro Forghieri, anima e cuore della Ferrari dagli anni ’60 fino all’epopea Villeneuve. Se per il primo, però, abbiamo assistito al cordoglio unanime di tutto il Circus, del secondo non vi è traccia in comunicati o post ufficiali da parte di nessun team, esclusa ovviamente la casa di Maranello. Gran brutto segno, che però dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che coloro i quali oggi animano il paddock non abbiano la minima idea della storia di questo sport.

Chiedi chi era Forghieri

L’ingegner Forghieri, conosciuto come Furia, è stato e sarà per sempre un pezzo di storia del motorsport. Attenzione, non della Ferrari soltanto: del motorsport. Capo del reparto corse già giovanissimo, progettista di motori e vetture che hanno tracciato un solco indelebile, ha legato il suo nome non solo alla F1, ma anche al mondo delle competizioni di durata più famose. Eppure, al di fuori del mondo Ferrari e dell’Italia, a ricordarlo come si deve sono stati veramente in pochi.

Solo i siti ufficiali di Federazione e Formula 1 hanno dedicato un articolo alla scomparsa di una delle menti più geniali che abbiano mai solcato gli autodromi. Sulle pagine social e nelle sezioni news degli altri team, nulla: il vuoto cosmico. E questo certamente stride con il tributo (doveroso, senza ombra di dubbio) tributato a Mateschitz, altro uomo che ha cambiato il Circus, seppur in un modo ben diverso.

Sarebbe bastato veramente poco. Magari una dedica, concisa ma sentita, almeno su un social network, come peraltro avvenuto quando ci lasciò l’indimenticabile Frank Williams. Forghieri rappresenta la storia di questo sport, esattamente come il team manager di Grove, eppure è stato ricordato in maniera molto minore. Viene da chiedersi in quanti, tra i personaggi "da Netflix" che animano oggi il Circus, sappiano su che terreno stiano posando i piedi, e soprattutto grazie a chi possono farlo.

Il mondo in un paddock

Ancora una volta c’è la sensazione che la F1 sia un universo parallelo, che vive in modo autonomo rispetto a tutto ciò che la circonda. Il mancato ricordo di Forghieri da parte dei team è solo l’ultimo tassello di un mosaico andato a comporsi soprattutto in questi ultimi anni, e che tende sempre più ad ignorare ciò che appartiene al resto del mondo del motorsport.

Gli esempi in questo senso sono molteplici. A partire dalla querelle relativa alle Superlicenze: pare normale che un pilota vincente in IndyCar non abbia i punti necessari per conseguirla, mentre uno che non ha mai vinto in F2 li abbia? Per non parlare poi della questione calendari, che ha toccato l’apice nell'imbarazzante concomitanza con la 24 Ore di Spa, costretta poi a cambiare data per fare posto al Circus.

Il mancato ricordo di un pezzo di storia come Forghieri, dunque, altro non è che lo specchio dei tempi per quanto riguarda la F1, incatenata tra sponsor, velleitari impegni eco-friendly e team principal che non sfigurerebbero come comparse a Hollywood. Viene da dire solo una parola: peccato.

Nicola Saglia