Per chi ha iniziato a seguire la Formula Uno a fine anni ’90, il nome di Ivan Capelli non può che evocare i ricordi di domeniche passate davanti alla televisione. Per circa un ventennio, infatti, il milanese ha formato insieme a Gianfranco Mazzoni la coppia di commentatori dei GP sulla Rai, fino all’avvento della pay-tv.

Prima di diventare un opinionista tra i più seri e preparati, Capelli è stato per nove anni pilota titolare nel Circus, avendo anche l’onore di pilotare la Ferrari nella sfortunata stagione ’92. Uno dei ricordi più belli della sua carriera risale però a due anni prima, quando al volante della Leyton House sfiorò la vittoria del Gran Premio di Francia, proprio sulla pista di Le Castellet, dove si correrà domenica.

Un inizio di stagione poco promettente

All’interno del podcast Beyond the Grid del sito ufficiale F.1, Ivan ha raccontato a Tom Clarke i momenti più importanti della sua lunga carriera nel motorsport, tra cui, ovviamente, quella calda domenica francese.

In quel momento, Capelli è ormai un pilota di F.1 esperto. Il debutto era infatti avvenuto nel 1985 al volante della Tyrrell, dopo una promettente scalata nella categorie minori. Nel 1987, il passaggio alla March, che nel 1990 divenne Leyton House. Purtroppo, il salto di qualità sperato con l’arrivo dei nuovi investitori tardò a farsi vedere.

I primi GP furono un vero calvario per Ivan e il team, con addirittura due mancate qualifiche in Brasile e Messico. “Fu molto doloroso, ma poi al Paul Ricard trovammo una pista totalmente diversa”. All’interno della squadra, Capelli poteva contare su due personaggi che hanno fatto la storia della F.1, e che lo aiutarono a tirare fuori il meglio dalla vettura quel weekend; uno era il direttore tecnico Gustav Brunner, l’altro un giovane ingegnere alle sue prime apparizioni, ma che poi vincerà mondiali a raffica, Adrian Newey.

Il set-up giusto per una gara quasi perfetta                   

“Sin dal venerdì,- continua Capelli- impostammo il set-up della vettura per fare in modo di non dover effettuare il pit stop”. Senza dubbio la scelta si rivelò oltremodo azzeccata; tutti gli altri si fermarono, mentre la Leyton House azzurra dell’italiano proseguì la sua marcia senza dover effettuare nessun pit-stop.

“Riuscimmo nel nostro intento soprattutto perchè avevamo trovato un buon bilancio della vettura, e anche perchè eravamo in grado di affrontare il curvone di Signes in modo più performante degli altri”. All’epoca, quella curva destrorsa era considerata un vero e proprio banco di prova per il coraggio dei piloti, al pari di Eau Rouge a Spa. Il rettilineo del Mistral, infatti, non era interrotto come oggi dalla chicane, e si arrivava a Signes in pieno, con le vie di fuga che erano ancora in ghiaia, non certo come le attuali. Era una vera e propria sfida a chi staccava più tardi.

Il sorpasso

“Riuscivamo a fare un buon lift lì e alla successiva Double Droit du Busset, grazie al buon compromesso aerodinamico che avevamo trovato, senza sforzare troppo le gomme”, continua Capelli, che dal tono di voce pare essere ancora nel cockpit, tanto è l’entusiasmo. Sembrerebbe essere la classica favola a lieto fine: la piccola vettura guidata dal giovane e talentuoso (e anche italiano, un po’ di campanilismo non fa mai male) che la fa in barba alla Ferrari di Alain Prost e alla McLaren di Ayrton Senna, in lotta per il Mondiale.

Ma ecco che il destino ci mette lo zampino, prima facendo perdere uno specchietto a Capelli. “In un passaggio un po’ più duro del dovuto su un cordolo persi il mio specchietto destro, così non riuscivo più a vedere Alain che mi attaccava. Deve aver pensato che fossi un po’ troppo aggressivo, perchè desistette. La realtà è che io chiudevo la traiettoria ideale senza nemmeno vederlo; non potevo!”.

Il sorpasso, purtroppo, avvenne lo stesso. A due giri dal termine, il motore della cenerentola Leyton House iniziò a fare le bizze, lasciando praticamente strada libera al padrone di casa sulla sua Ferrari. Almeno il secondo posto resta nelle mani di Capelli, davanti a Magic. Una vera beffa per l’italiano, che in seguito non avrà più chance di ottenere un risultato del genere.

Sliding door

“E’ stata la sliding door della mia carriera”, chiosa Capelli, che ora lavora con un’azienda svizzera di strumenti medici. “Le offerte non arrivarono subito, ma negli anni successivi sicuramente quella prestazione mi aiutò a trovare altri ingaggi. Essere sul podio in quel pomeriggio insieme a Prost e Senna fu semplicemente fantastico”.

Oggi, a più di 30 anni di distanza, sentire la cronaca di James Hunt e Gordon Murray mentre Ivan Capelli, con la piccola Leyton House, taglia il traguardo in seconda piazza dietro a Prost, trasmette emozioni forti, oltre a un po’ di amarezza, perchè Ivan è una di quelle persone che ci ha fatto innamorare di questo sport. Chissà se domenica assisteremo ad una storia simile, sul tracciato della Costa Azzurra!

Nicola Saglia                                                                               

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