Oggi 24 giugno Juan Manuel Fangio avrebbe compiuto 110 anni: l'argentino è un uomo che ha fatto la storia dell’automobilismo. Soprannominato “il chueco” per via delle sue gambe storte riuscì nell’impresa di vincere cinque titoli di Formula 1. Un record rimasto imbattuto fino all’inizio dell’era Schumacher-Ferrari.

Figlio di emigrati abruzzesi, Fangio vinse tre dei suoi cinque titoli in F1 con scuderie italiane: Alfa Romeo, Ferrari e Maserati. Tra i suoi più grandi rivali c’è anche l’italiano Alberto Ascari, con cui c'è sempre stata grande stima e rispetto reciproco.

Sul libro “Piloti che Gente”, Enzo Ferrari scrisse su di lui: “Lo vidi per la prima volta nella primavera del 1949, all’Autodromo di Modena. C’erano altri piloti, altre macchine. Lo osservai per un paio di giri, finii per tenergli gli occhi addosso. Aveva uno stile insolito: era forse l’unico ad uscire dalle curve senza sbarbare le balle di paglia all’esterno. Questo argentino, mi dissi, è bravo sul serio: esce sparato e resta nel bel mezzo della pista. Più tardi venne da me in scuderia…”.

Fangio non fu solo un pilota ma anche un eccellente meccanico, il che gli permetteva di sistemare la monoposto al meglio per la gara. Il campione argentino inoltre gareggiò in un periodo in cui le corse erano pericolose ed i piloti venivano chiamati i “Cavalieri del Rischio”.

Molte sono le tragedie in cui Fangio ha assistito durante la sua lunga carriera, tra cui il suo allievo Marimón, morto durante le prove del Gran Premio di Germania 1954. Altre volte le morte ha avuto un sapore beffardo come quella in cui Peter Collins che cedendo la monoposto a Monza del 1956, regalò all'argentino il titolo Mondiale. Collins disse infatti che essendo giovane avrebbe avuto tempo per vincere il titolo, mentre Fangio era al termine della sua carriera. Collins purtroppo morì il 3 agosto 1958, senza avere la possibilità di vincere il titolo.

E Fangio sfiorò la tragedia quando ebbe un brutto incidente a Monza nel 1952, che lo costrinse a saltare l’intera stagione. Il campione argentino tornò in pista soltanto l’anno successivo, ma di nuovo pronto a correre, rischiare e vincere.

Fangio fu anche protagonista fuori dalle corse, anche per avvenimenti curiosi. Ricordiamo il rapimento da parte degli uomini di Fidel Castro nel 1958 prima del Gran Premio di Cuba. Fangio arrivò anche a simpatizzare con i suoi sequestratori e nel 1981 riesci anche ad incontrarli.

Fangio è ancora oggi una leggenda nel modo delle corse e un campione senza tempo, le sue vittorie ed il suo stile di guida sono ancora modello e fonte di stima per chiunque ami questo sport.

Chiara Zaffarano