In questi giorni è stato ufficializzato il nuovo layout del Red Bull Ring, che le moto dovranno seguire a partire dal prossimo anno. Si tratta di una modifica tutta incentrata sull'aggiunta di una veloce chicane tra le curve 2 e 3, ossia dove lo scorso anno Johann Zarco, Franco Morbidelli, Valentino Rossi e Maverick Viñales rischiarono la vita.

La mappa del disegno inedito evidenzia come le moto saranno impegnate in un rapido cambio di direzione destra-sinistra utile a diminuire la velocità di approccio al rampino di curva 3. Stiamo scrivendo di una modifica esclusiva per le due ruote poiché F1 e campionati di contorno utilizzeranno il classico layout.

Ma alla luce dei più recenti incidenti di domenica scorsa e di quest'oggi, venerdì 13 agosto, davvero si pensa che una chicane in quel punto risolva il problema? Questa novità aumenta sì la sicurezza nell'approccio della piega più lenta del tracciato. Ma pensare che sia la soluzione per aggirare la pericolosità del circuito è utopia. Il vero pericolo del Red Bull Ring, oltre alla barriere davvero vicine alla carreggiata nel primo, secondo e quarto settore, risiede nell'uscita cieca delle curve 1 e 2.

La chicane ideata non eviterebbe il verificarsi di incidenti come quello tra Dani Pedrosa e Lorenzo Savadori. Così come non tutela i piloti nel caso in cui qualcuno cada in uscita da curva 1, come successo l'anno scorso a Syahrin e Bastianini. Oggi, per esempio, si è sfiorato il dramma quando Cameron Beaubier è caduto, rimanendo in pista e venendo quasi centrato da Vietti e Canet. Solo la prontezza di riflessi dei due protagonisti ha fatto sì che l'episodio venisse archiviato senza feriti.

RED BULL RING | DAL 2022 NUOVO LAYOUT E CHICANE TRA CURVA 2 E 3

  Red Bull Ring | Modifiche tra curve 2 e 3

Eppure ci è voluto un anno intero (agosto 2020-agosto 2021) per inaugurare un tratto nuovo che secondo i piani alti dovrebbe rendere la pista accessibile alle moto. E per le zone senza visibilità cosa si farà? C'è un modo per adattare il circuito Red Bull al Motomondiale? Probabilmente no, perché come visto in F1 nel 1994 una chicane non fa da deterrente al rischio del mestiere.

Si è fatto probabilmente il possibile e tra omologazioni e lavori tutti noi sappiamo quanto tempo richieda la modifica di un disegno, ma tra il disastro del GP d'Austria 2020 e l'edizione 2022 saranno ormai passati due anni. Davvero quella "esse" veloce rappresenta l'unico appiglio di Dorna, FIM, IRTA e Red Bull per far sì che si corra a Spielberg?

Neutralizzare i rischi nel Motorsport è impossibile sì. Ma nella logica del minimizzare gli effetti negativi forse si dovrebbe pensare che il tracciato non vada semplicemente bene per le due ruote. I piloti ne parlano ogni volta che si corra al Ring ed il parere è sempre lo stesso: "la pista non va bene per le due ruote".

Già Casey Stoner lo disse prima del ritorno del Motomondiale in Austria, quindi non è una novità. Non crediamo assolutamente che i piloti, coloro che portano avanti questo sport, siano ora sollevati nel vedere quella modifica. Si è provato a mettere una pezza ma serve altro per far sì che i motociclisti vengano tutelati al massimo delle possibilità.

Matteo Pittaccio

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