F1 | Le full wet inutilizzabili e il Circus che ha paura della pioggia
A Silverstone piove, i team non usano le full wet e la Safety va in pista: una riflessione in merito è d'obbligo

È un tema che già tante volte è stato toccato, ma evidentemente questa F1 tende a ripetersi. La gara di Silverstone ha ancora una volta aperto tanti interrogativi su una questione di fondamentale importanza per il Circus: le moderne vetture sono allergiche alla pioggia? La prima safety car mandata in pista, infatti, è stata fatta uscire solo ed esclusivamente a causa della quantità di acqua sul tracciato, mentre tutti procedevano con gomme intermedie. Ma ha senso, allora, imporre a Pirelli di produrre diversi set di full wet? Non sarebbe meglio una F1 “stile ovale”, dove se piove non si corre?
La pioggia cade, la F1 trema... di paura
La gara inglese è stata fortemente influenzata dalle complicate condizioni meteo che hanno colpito il tracciato del Northamptonshire nella giornata di domenica. La pista, inizialmente, si è presentata bagnata, anche se il pallido sole uscito pochi minuti prima del via ha indotto alcuni dei protagonisti (compreso Leclerc) a prendere la sciagurata decisione di rientrare alla fine del giro di formazione per montare gomme da asciutto. Dopo una decina di giri, però, ecco che la pioggia è tornata a fare capolino, prima leggera e poi molto pesante.
Un primo dato è da analizzare: tutti i team erano ben consci che l’intensità dello scroscio di pioggia sarebbe stato intensa. Nei team radio, infatti, gli ingegneri lo continuavano a ripetere ai team da prima della partenza; tutti, dunque, erano ben preparati all’evenienza. Nessuno, però, quando al giro 12 l’intensità è aumentata in maniera importante, ha osato mettere le gomme full wet, rimanendo in pista con le intermedie. Al giro 14, poi, ecco sventolate le bandiere gialle ed esposti i cartelli di safety car, con la vettura di sicurezza ad attendere Oscar Piastri in fondo alla pit lane.
Ecco, Piastri: è lui il grande sconfitto del GP di Gran Bretagna. Al di là della cavolata commessa, perché ha evidentemente esagerato un po’ nella sua manovra, l’australiano è quello che più ha da recriminare a proposito dell’ingresso della Safety. Perché in quel breve lasso di tempo, all’incirca tre giri, aveva messo già 13 secondi tra sé e Max Verstappen alle sue spalle. Un margine mica male, che poi è stato ovviamente annullato in maniera arbitraria dalla Direzione Gara, senza che in pista ci fossero vetture ferme o condizioni pericolose. Perché, signori, diciamocelo chiaro e tondo: se la pioggia vista a Silverstone è un pericolo, c’è qualcosa in questa F1 che non va (e sai che novità).

Full wet inutilizzabili? Non portiamole!
La questione è molto semplice (almeno ad una prima occhiata): se si portano in pista le gomme da bagnato pesante, queste vanno utilizzate, altrimenti sono uno spreco di dollari che, in epoca di budget cap e valori “green” sbandierati a destra e a manca, si potrebbe tranquillamente evitare. Francamente, sentire chi ci racconta la F1 che queste gomme non sono utilizzabili a causa del muro d’acqua che solleverebbero perché “troppo efficienti” è disarmante. E, sia chiaro, non è questo un appunto ai bravi Carlo Vanzini, Marc Genè e Roberto Chinchero, che hanno fotografato perfettamente la realtà. Anzi, ci sentiamo di sposare in pieno la provocazione lanciata in diretta dal giornalista milanese (ci torneremo tra poco).

Semplicemente, però, così non si può andare avanti: perché far produrre a Pirelli un tipo di gomme che non può poi avere un’applicazione in pista per motivi di sicurezza? Possibile che, in un momento storico in cui la Federazione (o in generale chi fa le regole) non riesca a trovare una soluzione a questa situazione? È veramente accettabile l’idea che non si riesca a far lavorare queste gomme in maniera che non risultino pericolose? Incomprensibile che ciò non avvenga. Chi ci perde, ovviamente, è in primo luogo lo sport: la F1, infatti, si vede così privata della sua valenza agonistica nelle condizioni di pioggia estrema, che fanno comunque parte del “pacchetto” di situazioni che piloti e team devono saper gestire. A questo punto, tanto vale restare ai box in questi casi.
F1 stile Indy: si faccia come negli ovali a stelle e strisce
È un’idea che abbiamo iniziato a far circolare già da quello scempio che fu il Gran Premio del Belgio 2021, quando gli spettatori a Spa praticamente aspettarono una giornata intera per vedere tre ricchi giri dietro Safety. È evidente che questa F1 ha ormai abbandonato la volontà di correre sotto la pioggia. E allora si faccia, per una volta, un atto coraggioso e lo si metta per iscritto: quando la pioggia supera una certa intensità non si corre!
Inutile girarci intorno: le processioni dietro la Safety vanno accettate quando occorre rimuovere una vettura in posizione pericolosa o nel caso sia necessario un intervento in pista. Vedere tutti incolonnati perché piove, francamente, fa invece cascare le braccia agli spettatori. Tanto varrebbe dare bandiera rossa, dire che le condizioni non sono accettabili e attendere che migliorino, come fatto in Brasile l’anno scorso. Ovvio, la soluzione che tutti i race fans vorrebbero, e anche la più corretta eticamente e sportivamente, sarebbe lasciare gara libera. Ma visto che sembra diventato ormai impossibile, si scelga la soluzione che almeno consenta di non accorciare la durata della gara dal punto di vista della sua durata effettiva. Esattamente come accade sugli ovali della IndyCar e della Nascar, dove tutto viene fermato e, quando la pioggia cessa, si mandano in pista i mezzi dotati di soffiatori per asciugarla.
È un appello che cadrà nel vuoto, lo sappiamo; resta l’amaro in bocca nel vedere piloti professionisti (mica gentlemen drivers) incolonnati come bravi impiegati che vanno in ufficio il lunedì mattina, semplicemente perché piove troppo forte e le gomme adatte funzionano troppo bene. Che amarezza...
Nicola Saglia