F1 | Messico e nuvole... in Direzione Gara: tra marshall in pista e VSC immotivate
Due situazioni assolutamente non accettabili nella F1 odierna, con Lawson che ha rischiato di investire due commissari e una Virtual finale senza ragione di esistere.

C’è chi ha definito quello che è avvenuto a Città del Messico scandaloso, indegno della F1 moderna, inaccettabile. Lungi da noi dare giudizi in merito all’operato della Direzione Gara, degli operatori in pista e di chi opera dietro le quinte, ma è chiaro che qualche domanda deve sorgere. Quanto visto non può ripetersi: ne va della sicurezza e della credibilità dello sport, peraltro già messa in crisi da diversi fattori.
Marshall in pista... ma arriva Lawson!
L’episodio che più di tutti ha creato un pericolo enorme ha avuto luogo nei primissimi passaggi del Gran Premio del Messico. La prima curva dell’Autodromo Hermanos Rodriguez, si sa, è da sempre un punto dove sorpassi e contatti si sprecano, soprattutto in partenza. La gara di ieri non ha fatto eccezione, con addirittura Verstappen e Leclerc a tagliare sull’erba per evitare danni ulteriori. Ovviamente, i contatti nella pancia del gruppo hanno provocato una dispersione di detriti importante in traiettoria, che avrebbero potuto essere pericolosi nei giri seguenti per i piloti che vi si sarebbero trovati a transitare praticamente sopra.
Durante il secondo passaggio, quando pareva che tutto il serpentone delle vetture fosse ormai sfilato, due commissari sono entrati di corsa in pista per rimuovere i pezzi di carbonio lasciati dalle vetture alla prima tornata, senza che fosse esposta nessuna bandiera gialla. Una situazione già di per sé oltremodo pericolosa, aggravata dal fatto che non tutte le vetture erano transitate. La Racing Bulls di Liam Lawson, infatti, si era fermata ai box proprio dopo quei contatti al primo passaggio, e stava rientrando in pista proprio in quel momento. Il neozelandese, affrontando la prima curva, si è trovato in traiettoria i due marshall, che sono riusciti per una frazione di secondo a togliersi dall’asfalto. Una situazione assurda, evitabile e francamente gestita in maniera molto poco professionale, che ha spaventato a morte anche lo stesso pilota della scuderia di Faenza, il quale ha espresso subito il suo disappunto via radio.
Mio Dio, avete visto? Avrei potuto ucciderli entrambi!
Inutile stare qui a rivangare episodi del passato che pensavamo sepolti nella memoria ma che invece, evidentemente non hanno insegnato nulla, a partire dall’incidente dello sfortunatissimo Tom Pryce a Kyalami per arrivare alla tragedia ben più recente di Jules Bianchi e al dramma sfiorato di Pierre Gasly, entrambi episodi avvenuti a Suzuka. Quello che è certo è che una situazione simile, nel 2025, quando si parla, e più spesso si ciancia a vanvera, di safety first e amenità varie, è semplicemente inaccettabile, anche se ci si vuole nascondere dietro a un dito, ma su questo aspetto torneremo più avanti.
La Virtual che non c’era

Due giri al termine del Gran Premio del Messico; Max Verstappen è ormai incollato a Charles Leclerc per la seconda posizione, mentre alle loro spalle Oscar Piastri sta per attaccare un sontuoso Ollie Bearman per prendersi quella quarta piazza che gli consentirebbe di restare leader del Mondiale. Proprio sul più bello, ecco che la Virtual Safety Car entra in scena e in pratica congela la situazione fino alla bandiera a scacchi. Cosa è successo? Difficile dirlo, dal momento che la regia si guarda bene dal mostrare immagini significative, ma dal timing si è intuito che Carlos Sainz è andato in testacoda nel terzo settore e ha picchiato con il posteriore.
Giusto dunque far uscire la VSC? Manco per idea, perché il madrileno, dopo la toccata con le barriere, si è portato molto correttamente in uno degli appositi spazi segnalati in arancione a bordo pista, e cioè una di quelle aperture designate per riporre una macchina in eventuali panne. La situazione, in quel punto era più che sicura, con il pilota che è potuto scendere dalla macchina senza rischi e gli operatori in grado di lavorare senza problemi, peraltro nel punto più lento del tracciato, il Foro Sol. Difficile dunque capire la scelta della Direzione Gara; anche perché, francamente, in diretta si è visto pochino.
Una regìa ben poco... illuminante
I due episodi che vi abbiamo raccontato, per quanto diversi, hanno un denominatore comune; entrambi, infatti, sono stati bellamente ignorati dalla regìa internazionale, perlomeno nella loro immediatezza. Della scena che si è trovato davanti Liam Lawson siamo venuti a conoscenza dall’on board del kiwi postato sui social, oltre che da alcuni video girati dalle tribune che restituiscono ancora meglio la reale pericolosità della situazione creatasi. Stessa cosa dicasi per Sainz e la sua manovra perfetta a termini di regolamento. Nessuna immagine è stata mandata in diretta, con buona pace dell’informazione e della comprensione di chi era davanti agli schermi in pista, a casa o in sala stampa.
Pare evidente come non si sia trattato di un caso, ma una volontà ben precisa di oscurare determinate situazioni che avrebbero potuto dare un’immagine non certo positiva della F1 in generale e dell’evento in particolare. Che, detto per inciso, non è che ne sia uscito troppo bene sui social, visti gli innumerevoli video di risse ovunque tra orde di “tifosi” che, per dirla con il countryman Tracy Byrd, si erano fatti qualche giro di troppo con il Sig. Josè Cuervo. Come detto, quanto avvenuto in pista non ha certamente restituito un’immagine di altissimo livello, tra marsall e Race Direction, e si è deliberatamente cercato di nascondere tutta la polvere sotto il tappeto.
Peccato che siamo nel 2025, gli smartphone siano stati inventati già da un po’ e sui social notizie del genere ci mettano un secondo a diffondersi. Le immagini dell’on board di Lawson, per esempio, circolavano già ben prima della bandiera a scacchi. Pensare che certe cose rimangano limitate alla pista, ecco, è quantomeno poco lungimirante, mettiamola così. Occorre un cambio di passo netto, sia per quanto riguarda la regìa degli eventi (negli ultimi GP francamente tra il tragicomico e l’imbarazzante) sia a proposito della professionalità di chi opera in pista, ad ogni livello. Lo ripetiamo da anni, ma lo ribadiamo: il modello vincente, in merito, è quello IndyCar, e deve essere preso a riferimento. Altrimenti staremo sempre qui a parlare delle solite cose, in attesa della prossima tragedia, per la quale i soliti noti verseranno lacrime di coccodrillo e apriranno indagini interne autentiche come una banconota da tre euro. Chi di dovere si risvegli dal torpore, prima che sia troppo tardi.
Nicola Saglia