F1 | McLaren vs Verstappen: la fragile sfida tecnica di fine stagione
Gli ultimi GP andati in onda sulle frequenze della F1 hanno portato alla ribalta una sfida peculiare tra McLaren e Red Bull Racing (solo con Max Verstappen)

Il risultato del recente GP disputato a Città del Messico ha visto il cambiamento al comando della classifica Piloti, con Lando Norris che ha superato, seppure di una lunghezza, il compagno di squadra Oscar Piastri.
La seconda parte della stagione 2025, iniziata sul finire dell'estate con il GP d'Olanda, ha visto l'alternarsi di scenari tecnico-prestazionali nei quali abbiamo notato un maggiore abbrivio nella scalata verso l'alto di Max Verstappen (fatto che lo ha rilanciato nella corsa iridata) con una contemporanea flessione e ripresa del "pacchetto" McLaren, nella quale si inserisce una stringa di risultati non entusiasmanti di Piastri.
Aggiornamenti per Red Bull Racing
Risultato di Zandvoort a parte, Red Bull Racing ha messo in pista un flusso costante di aggiornamenti dopo la pausa estiva, avviato con una nuova ala anteriore e un nuovo fondo introdotto al GP d'Italia a Monza, la cui forma "visibile" a ridosso delle fiancate è stata modificata (insieme ad un rimaneggiamento della carrozzeria nella zona della PU) anche in Messico. Banalmente Red Bull Racing ha voluto lavorare su quella che è la zona che "prepara" l'aria che viene prelevata dal canale Venturi e sulla zona che prepara e rende possibile l'armonizzazione dei flussi sotto la vettura con quelli presenti attorno alla monoposto.
Queste novità tecniche hanno trasformato Red Bull Racing da una minaccia sporadica per McLaren ad una vettura costantemente competitiva e vincente. Max Verstappen ha vinto tre delle cinque gare disputate da Monza, grazie ad un miglioramento del carico aerodinamico e della gestione degli pneumatici, ma soprattutto grazie alla possibilità di poter impostare meglio la vettura in base alle sue preferenze.

Non diciamo una novità quando parliamo di una scuderia di Milton Keynes che lavora nella stessa direzione dell'olandese (i risultati di Yuki Tsunoda costituiscono un'evidenza di questa impostazione concettuale), ma il valore aggiunto alla guida che Max può fornire costituisce la giustificazione necessaria a questo tipo di "investimento". Del resto solamente l'olandese poteva trovare e far funzionare (anche in gara) lo sweet spot dell'assetto scarico al posteriore in quel di Monza, così come solo lui poteva sfruttare le caratteristiche tecniche e di situazione trovate in quel di Austin.
Stando alle dichiarazioni rilasciate da Laurent Mekies, TP Red Bull Racing, quasi nessuno a Milton Keynes si aspettava questo filotto di risultati positivi, soprattutto se consideriamo i conclamati (da oltre un anno) problemi di sviluppo e la relativa necessità di convalida sui propri strumenti e metodologie. Quest'ultima ragione ha convinto Red Bull Racing a lavorare su aggiornamenti significativi anche dopo la pausa estiva, cosa che McLaren non ha fatto, visto che l'ultima revisione generale del fondo vettura ha visto la via della pista nel GP di Gran Bretagna, quindi ancora prima della pausa estiva.
Le basi della sfida
Andrea Stella, TP McLaren, ha dichiarato che uno sviluppo tecnico significativo oltre quello introdotto a Silverstone non avrebbe avuto senso, visto che le monoposto di Woking hanno raggiunto un punto di plateau in ottica aerodinamica, e che avrebbe compromesso il lavoro sulla monoposto 2026, già contingentato dalle norme FIA e dalla distribuzione delle risorse CFD massime allocabili in base alla posizione di Campionato. Probabilmente la diversa impostazione sullo sviluppo del progetto 2025 ha spinto in alto le prestazioni della scuderia di Milton Keynes, ma è chiaro che una monoposto di base competitiva (e ben bilanciata) non può diventare di colpo lenta, a meno di errori operativi grossolani.
Da Monza in poi, McLaren ha visto un progressivo appiattimento delle prestazioni e qualche sporadica intrusione tra i primi posti di Mercedes e Ferrari. Da una parte possiamo parlare di problemi intrinsecamente legati alla monoposto con circuiti ad alta velocità, dall'altra non possiamo fare finta di niente quando si analizzano le prestazioni dei piloti in pista, con Piastri coinvolto in un fine settimana inguardabile a Baku e con diversi problemi di operazione in pista, per i quali le toccate di Singapore e Austin rappresentano forse l'evento più evidente, con l'incidente del COTA che potrebbe avere dato luogo a conseguenze tecniche tangibili.
Lo scenario visto in Messico, però, ha ribaltato totalmente le carte, riportando in auge le monoposto McLaren, con Lando Norris autore di pole position e vittoria con ampi margini sugli avversari più diretti. Il fattore unico che rende la pista di Città del Messico così atipica (forse l'unico tracciato degno di questo nome in calendario) è l'alta quota e se questo ormai non rappresenta più un problema per le implicazioni sul raffreddamento, PU e deportanza (fattori ormai facilmente simulabili), rappresenta un problema nelle domande relative all'andamento dell'aderenza in pista, con le implicazioni sul comportamento degli pneumatici.

Proprio quest'ultimo dettaglio ha fatto una differenza enorme per McLaren, considerando anche un fine settimana scevro da errori operativi. L'avantreno della McLaren non è intrinsecamente così forte come quello di casa Red Bull, tuttavia la monoposto di Woking ha un fantastico controllo delle temperature sugli pneumatici posteriori. Una volta che le vetture hanno assaggiato la pista di Mexico City, le scuderie hanno optato per bilanciamenti di assetto differenti, con Red Bull costretta ad alleggerire l'anteriore per preservare le gomme posteriori e McLaren in condizione di caricare di più proprio l'anteriore, forte della gestione più delicata proprio sugli pneumatici posteriori.
Questa impostazione ha fatto la differenza, soprattutto nella parte finale del secondo settore del tracciato messicano, quella con i curvoni in appoggio e la curva finale che immette dallo stadio al rettilineo principale, dove McLaren dimostrava una trazione invidiabile. Benché Lando Norris e Oscar Piastri lavorino su assetti simili, l'australiano ha dimostrato un gap generalizzato nei confronti dell'inglese, forse dovuto ad una minore comprensione del tracciato e forse dovuto anche a qualche problema sul telaio, mutuato dalla "botta" di Austin.
In ogni caso, prepariamoci, per le gare finali, ad una sfida tra McLaren e Verstappen giocata su un subdolo e fragile bilancio delle peculiarità tecniche sull'avantreno, combinate con la gestione degli pneumatici al posteriore.
Luca Colombo