WRC | Tanak rompe il silenzio: “Il calendario è folle”
L'estone definisce "folle" il calendario del Mondiale Rally, che oggi conta 14 appuntamenti da gennaio a novembre

Il suo stop alle gare ha lasciato il mondo del WRC senza parole, anche se i segnali c’erano tutti. Ott Tanak ha deciso, al termine del 2025, di fermarsi e prendersi una pausa per stare vicino alla sua famiglia, mettendo in stand by l’attività a tempo pieno. Dopo alcune settimane di silenzio, l’estone si è aperto esprimendo la propria idea sulla situazione attuale del Mondiale rally.
Ott netto: “Auto tra le migliori nel motorsport, ma il calendario è folle”

Il Rally dell’Arabia Saudita sarà ricordato, tra le altre cose, come l’ultimo, almeno per un po’, di Ott Tanak nel Mondiale WRC. Le ultime stagioni con Hyundai sono state molto intense per il trentottenne estone, che ha deciso di prendersi una pausa a tempo indeterminato. Un pilota forte, determinato, capace di portare a casa il titolo piloti nel 2019 e che forse ha patito più del dovuto l’arrivo del fenomeno Rovanpera, non capitalizzando fino in fondo il proprio potenziale. Nel 2025, anno in cui per diverso tempo è rimasto in lotta per il titolo, ha chiuso con 56 prove speciali vinte, solo quattro in meno del Campione del Mondo Sebastien Ogier.
In tanti si sono domandati, nei giorni scorsi, le cause della sua scelta. In questi giorni Ott ha spiegato quello che lo ha portato a prendere una decisione di tale portata, che tra l’altro ha costretto Hyundai a suddividere il suo abitacolo tra tre diversi equipaggi. Tanak ha ammesso di non rimpiangere nulla, ma ha sottolineato come le dimensioni attuali del calendario stiano iniziando a diventare veramente complicate per team e piloti.
Queste auto sono tra le migliori del motorsport al momento, sono davvero divertenti da guidare e credo lo siano anche da vedere dall’esterno. Sono fantastiche, mi mancherà molto. Non ho intenzione di voltare le spalle al rally, mi ha dato molto e ne sono grato. In generale, però, il problema sono diventate proprio le stagioni. Questo è decisamente lo sport peggiore che puoi fare se consideri che vai in giro per il mondo senza mai fermarti. Non c’è mai una pausa. Il calendario è semplicemente folle. Non hai nemmeno una vera pausa in tutta la stagione. E se vai avanti così per dieci, quindici anni… poi ti ritrovi esattamente in questa situazione.
Un allarme chiaro da recepire in tempo
Si può pensare quello che si vuole di Ott Tanak e della sua decisione: il rispetto per le motivazioni personali di ognuno viene prima di tutto. Quello che è interessante, invece, è cercare di analizzare le sue parole, che in realtà lanciano un messaggio ben chiaro: il calendario del mondiale WRC è troppo denso. E, effettivamente, è difficile andare a dare torto al pilota estone.

Facciamo un paio di conti, veloci ma comunque attendibili. In totale gli appuntamenti iridati, nel 2026, così come nel 2025, saranno quattordici, partendo in gennaio da Monte Carlo per poi finire a novembre in Arabia Saudita. A ciò vanno sommate le giornate di ricognizioni, che solitamente iniziano il sabato o la domenica precedenti le gare. Il tutto considerando che le trasferte stanno diventando sempre più impegnative, con il Giappone spostato in mezzo alla stagione, il Rally di Sardegna a ottobre e la chiusura in Arabia. E, evidentemente, non ci sono troppe pause durante la stagione, con alcuni eventi separati da solo un paio di settimane: un vero e proprio tour de force che, a lungo andare, può sfiancare chiunque tra gli addetti ai lavori. E, forse, il fatto che il Mondiale di quest’anno sia stato vinto da Ogier correndo part-time è un altro segnale che qualcosa non sta funzionando.
Sostanzialmente, dare torto a Tanak è difficile; il fatto, però, è che tutto il mondo del motorsport sta andando in quella direzione. Basti pensare alla F1, con i suoi 24 weekend di gara a cui andranno aggiunte le tre sessioni di test, e che sostanzialmente occuperà tutto l’anno solare, da gennaio a dicembre. La sensazione è che casi come quello dell’estone, prima o poi, inizieranno a presentarsi sempre più frequentemente, e che la sostenibilità, fisica e non solo di questi maxi-calendari, possa mettere in difficoltà più di un protagonista. Insomma, è un allarme quello lanciato dall’estone, che andrebbe recepito prima che sia troppo tardi. Il problema, forse, è che chi dovrebbe avere le orecchie per intendere non abbia nessuna intenzione di agire per fare qualcosa in merito.
Nicola Saglia