IndyCar | A St. Louis domina la strategia e Prema si gode il miglior risultato stagionale
Kirkwood in stato di grazia, Prema da top 10: il secondo ovale del 2025 ha dato risultati e risposte notevoli

Il secondo ovale stagionale affrontato da team e piloti del circus IndyCar ha mostrato come, ancora una volta, su questo tipo di tracciati la strategia giochi un ruolo decisivo. La vittoria di Kyle Kirkwood è arrivata grazie proprio al lavoro del muretto Andretti, coniugato con un rendimento del driver di Jupiter da pilota maturo e pronto per il raggiungimento di grandi traguardi. Tutto questo mentre Prema si è presa la prima top ten stagionale con Robert Shwartzman e Penske, dal canto suo, ha vissuto un’altra domenica da dimenticare.
Kyle ora è tra i grandi
Nel mondo IndyCar, si sa, gli ovali occupano un posto particolare. Nonostante la loro riduzione negli anni passati, chi vince su questo tipo di tracciati raggiunge, agli occhi del paddock e degli appassionati americani, uno status superiore rispetto ai colleghi. Anche per questo motivo, forse, la vittoria di Kyle Kirkwood di domenica scorsa ha un valore ancora maggiore. Non si è trattato, infatti, solo di rilanciarsi ulteriormente nella lotta per il campionato, ma soprattutto di una consacrazione vera e propria tra i grandi, su una pista, quella di Gateway, tutt’altro che di facile comprensione e interpretazione.
Dopo un inizio di weekend non facile, il team Andretti ha lavorato alla perfezione mettendo in piedi una strategia basata sull’accortezza e sulla gestione del carburante che ha consentito a Kyle di ritardare l’ultima sosta, insieme a Scott Dixon, e uscire dalla pit road davanti a tutti a una trentina di passaggi dal termine. A questo punto, ci è voluta tutta la forza mentale e la costanza del pilota della Florida per tenersi alle spalle uno scatenato Pato O’Ward, diretto avversario in campionato. Ora, i due sono separati da un paio di lunghezze in classifica, e il prossimo mese sarà decisivo per mettere sale sulla coda del fuggitivo Alex Palou, che in Illinois ha comunque limitato i danni con l’ottavo posto.
La partenza e i vari restart sono stati grandi. È stata una serata incredibile. Ma non eravamo molto felici della macchina ieri, e abbiamo ricevuto un aiuto dai miei compagni di squadra, e abbiamo reso la macchina davvero buona, e siamo scesi in pista in condizioni assolutamente migliori. All'inizio, non pensavo proprio che potessimo avere la vittoria in pugno. Ma man mano che si faceva buio e si raffreddava, questa Honda e questa Andretti Global No. 27 Honda è diventata sempre più veloci. E un applauso va a questi ragazzi, che in pit lane hanno fatto un lavoro straordinario.
Prema si gode la top ten

La notizia più bella per l’Italia arriva, oltre che ovviamente da Le Mans, dal Midwest americano. Il processo di crescita del team Prema in IndyCar, infatti, continua senza soluzione di continuità, e, dopo l’incredibile pole di Indy, è arrivato domenica il primo piazzamento in top ten per la squadra veneta. Robert Shwartzman ha fatto una gara eccezionale, partendo dalla 24° posizione e prendendo la coda di Christian Rasmussen, francamente irresistibile sui banking di St. Louis, fino alla decima piazza finale che lo ha ripagato di tutto il lavoro effettuato. Peccato per il 18° posto di un Illott che, a pochi giri dal termine, sembrava aver imboccato la via giusta, trovandosi davanti a tutti; uno splash and go necessario nel finale, però, ha rovinato i piani del bravo inglese, che ha tutto per rifarsi nelle prossime gare.
Non troverete questo risultato nelle maggiori testate giornalistiche italiane in questi giorni. A stento ne parleranno i siti specializzati. Ma si badi bene: quello che sta facendo il team Prema in IndyCar è qualcosa di assolutamente incredibile, e ha un’importanza capitale nella storia della squadra e del motorismo made in Italy. Merito di un team coeso, di una struttura solida guidata con dovizia dalla famiglia Rosin, e del lavoro di due piloti che, pur essendo molto giovani, hanno mostrato di avere tutte le frecce per fare bene al proprio arco. Significative, in merito, le parole di Shwartzman.
Sono davvero felice di aver terminato la mia prima gara su un ovale corto con il miglior risultato della stagione finora, in top 10. Partendo dalla 24ª posizione, ho cercato di guadagnare maggiore fiducia con la macchina e nell'ultima fase mi sono sentito come se avessi il pieno controllo, e andavo davvero veloce. Un grande grazie al team; hanno fatto un lavoro straordinario e hanno completato buoni pit stop, quindi un applauso va a loro. Anche Chevy ha fatto un lavoro fantastico con il motore; volava, avevamo tantissima potenza che mi ha aiutato a uscire dalle curve e sorpassare alcuni piloti, come Alex Rossi. Dobbiamo mantenere questo ritmo a Road America la prossima settimana, dato che abbiamo dimostrato ora che possiamo ottenere risultati tra i primi dieci.
Penske, quando ci si mette anche la sfortuna...
Ora, diventa complicato parlare del team Penske. Il team del Capitano resta il top, insieme a Ganassi, della categoria, su questo non c’è dubbio. Da un paio d’anni, però, tra situazioni extra pista e vetture non troppo veloci, sembra proprio che la squadra sia entrata in una spirale negativa di cui si fatica a intravedere l’uscita. A St. Louis, poi, dopo il grande sabato con un uno-due marcato Power-McLaughlin, ecco che ci si è messa anche la sfortuna ad andare contro il team, che ha incassato un triplo zero da ko.
Il primo a pagarne le conseguenze è stato proprio il poleman Will Power, che stava conducendo la gara in maniera intelligente e produttiva quando una foratura sull’anteriore destra lo ha spedito a muro senza possibilità di replica. A metà gara, poi, è stata la volta di Josef Newgarden finire vittima di un incidente tanto spettacolare quanto senza conseguenze fisiche, anch’egli mentre era in testa e sembrava che finalmente le cose potessero iniziare a girare per il verso giusto. Il driver del Tennessee ha veramente poche colpe nel botto che lo ha visto coinvolto insieme a Louis Foster; poco avrebbe potuto fare in ogni caso, dal momento che la vettura di Palou davanti a lui gli ostruiva la vista di quanto stava avvenendo davanti in maniera importante.

A completare l’opera ci ha pensato un problema alla sospensione nel finale sulla vettura di Scott Mclaughlin, ultimo rimasto in pista degli uomini Penske. Anche il kiwi era in corsa per un ottimo risultato, ma il destino aveva per lui in serbo ben altro. Anche gli ovali, dunque, che negli ultimi due anni erano stati una sorta di fortezza inespugnabile per il team, sembrano diventati nemici da sconfiggere. Elkhart Lake rappresenterà già una sfida decisiva.
Road America apre un’estate di fuoco
Sarà uno dei road course più belli e rappresentativi del motorsport americano ad aprire una estate che si preannuncia veramente infuocata per la IndyCar. Sulle quattro e passa miglia del tracciato di Road America, tra i boschi e i saliscendi dell’Illinois, vedremo se Alex Palou tornerà a dettare legge o se i suoi inseguitori sapranno tenerlo a bada. Manca ancora la vittoria di Pato O’Ward in questa strana stagione; il messicano ha fatto della costanza la propria cifra, ma è mancato il guizzo che ora serve per rimettere in riga gli scalpitanti Kirkwood e Lundgaard.
Dopo Elkhart Lake, toccherà all’altro “mostro sacro” dei road course, Mid-Ohio, tenere a battesimo il mese di luglio, che vedrà anche team i piloti impegnati anche tra le strade di Toronto e nella sempre bella doppia sfida in Iowa, prima di trasferire armi e bagagli in California, al caldo di Laguna Seca. Sei gare, sei sfide che saranno fondamentali nella definizione della classifica che poi ci porterà al rush finale di agosto, che scatterà da Portland. Insomma, una vera e propria estate di fuoco attende addetti ai lavori e appassionati IndyCar, in attesa di capire chi sarà in grado di portare avanti la sfida al padrone assoluto Alex Palou.
Nicola Saglia