F1 | Storia e motivi di un Verstappen da record a Monza
Nel GP d'Italia a Monza, Max Verstappen ha portato a casa pole position, vittoria e due record che aggiungono una nuova pagina di storia: come ha fatto?

Il recente GP d'Italia corso a Monza ha visto l'inaspettato dominio di Max Verstappen e Red Bull Racing: contro qualsiasi aspettativa della vigilia, il “pacchetto” pilota-scuderia ha avuto la meglio sulla McLaren, che continua indisturbata nel suo ruolino di marcia nel Costruttori, portando a casa non solo pole position e vittoria, ma anche due record statistici molto importanti nella storia della F1.
Max Verstappen sabato ha ritoccato il record sul giro in qualifica della pista brianzola, abbassando il primato cronometrico da 1'18.887" a 1'18.792", viaggiando ad una media di 264,681 km/h, nuovo record per la velocità media più alta mai raggiunta in F1. Domenica, invece, ha chiuso la gara in 1:13'24.325", con la media di 250,706 km/h, ritoccando il precedente record di gara più veloce.
Analisi storica
Volendo iniziare il discorso con un'analisi storica, il primo riferimento di un certo spessore relativo al giro di qualifica nel Tempio della Velocità ci rimanda all'incredibile giro in 1'19.525" stabilito da Juan Pablo Montoya nel 2004 a bordo di una Williams - BMW spinta dal potentissimo V10 bavarese. La prestazione mostruosa del colombiano, a lungo ritenuta inavvicinabile, era stata migliorata quattordici anni dopo da Kimi Raikkonen che, alla soglia dei quarant'anni, aveva fermato i cronometri sul tempo di 1'19.119" a bordo di una Ferrari.
Lewis Hamilton aveva ritoccato nel 2020 il record del finnico, primato a sua volta migliorato da Max Verstappen sabato: va notato come, sulla velocità pura (perché di questo stiamo parlando), in ventuno anni le monoposto abbiano migliorato il tempo record di sette decimi a fronte di numerosi cambiamenti pesanti di regolamento tecnico e un fiume di dollari spesi nella costruzione e sviluppo delle monoposto.
Per quanto riguarda invece il tempo di gara, il precedente primato spettava a Michael Schumacher e ci rimanda al 2003 quando, a bordo di una Ferrari, aveva chiuso la questione dal semaforo alla bandiera a scacchi in 1:14'19.838", alla media di 247,585 km/h. In entrambi i casi la gara non ha visto neutralizzazioni.
Tra i vari "segni dei tempi", va osservato come la prestazione dell'olandese abbia segnato un nuovo record per la velocità media più alta nel giro di qualifica, migliorata di oltre 10 km/h rispetto al giro a Jeddah di quest'anno, dove Verstappen aveva conquistato la pole position con la media di 254,615 km/h. Se una volta l'Autodromo Nazionale di Monza vedeva il titolo di Tempio della Velocità messo in discussione dal vecchio Hockenheim o dal layout senza Complex di Silverstone, ora vede una minaccia provenire da un tracciato cittadino.

Analisi tecnica
Chiusa la questione storica, l'altro punto di interesse riguarda il come Red Bull Racing e Max Verstappen abbiano ottenuto il risultato raccolto a Monza. Innanzitutto va notato che tutte le scuderie hanno migliorato la prestazione media sul giro rispetto a quanto visto nel 2024 e Red Bull Racing ha fatto un ulteriore salto in avanti (molto evidente, ca va sans dire, con il solo Max Verstappen) tra le prove libere e le qualifiche.
A differenza della passata stagione, in cui la scuderia di Milton Keynes aveva totalmente “toppato” il weekend monzese, Red Bull Racing è arrivata in pista con una vettura più domabile e con un lavoro mirato in merito ai pezzi disponibili, soprattutto all'ottimizzazione dell'ala posteriore. Nel corso del fine settimana il team ha deliberato per l'olandese un assetto aerodinamico particolarmente basso, basato sul nuovo main plane dell'ala posteriore introdotto a Silverstone, con il flap superiore in specifica ottimizzata per Monza (ovvero con un evidente trim sul bordo di uscita).
All'anteriore, il pilota olandese e la scuderia hanno optato per un'ala con più angolo (e quindi più carico), giungendo ad un effetto globale in cui il contributo stabilizzante del posteriore era limitato. Eppure, proprio grazie a questo compromesso, la scuderia e il pilota hanno trovato il cosiddetto "sweet spot" (grazie anche al tantissimo grip generato dal tracciato, che, tra l'altro, ha parzialmente neutralizzato le doti di efficienza aerodinamica McLaren) di una monoposto più reattiva agli input di volante, soprattutto nei tratti a bassa velocità. Nel giro di qualifica Max ci ha messo del suo, mettendo assieme i suoi parziali migliori nel giro veloce (come del resto ha fatto Lando Norris):
- Max Verstappen: 26.262, 26.483, 26.047: 1'18.792"
- Lando Norris: 26.378, 26.438, 26.053: 1'18.869"
Ovviamente sulla distanza di gara c'erano dei dubbi, soprattutto in merito alla gestione di una vettura con un assetto che non garantiva un buon effetto stabilizzante al posteriore.
L'elevato carico anteriore ha infatti causato blistering, più in profondità nello pneumatico; tuttavia, la buona prestazione (in termini di degrado) delle coperture medie e dure Pirelli ha determinato che, al momento dell'insorgenza del blistering (intorno al trentesimo giro), l'olandese avesse già guadagnato un vantaggio significativo sulla concorrenza (nonostante lo scambio di posizioni nei giri iniziali), tra l'altro impegnata a sfruttare potenziali occasioni con safety-car, sufficiente per rientrare ai box per mantenere il controllo sulla testa della corsa.
Luca Colombo