La Nostra F1 - I temi caldi del GP Stati Uniti 2025 🔥

Credits: McLaren Official Fb page
Credits: McLaren Official Fb page

La F1 è il top del motorsport, si usa dire; il massimo, la vetta assoluta di quella montagna che alla base ha il mondo del karting e a mano a mano che sale verso il cucuzzolo si restringe. Per scalarla servono talento, grinta, perseveranza, sacrificio e bastardaggine; non ci sono scorciatoie, anzi. A volte tutto questo non basta. In questa gabbia di leoni, le botte date, prese, restituite, fanno parte del percorso; se vuoi vincere devi essere un duro davvero, non per finta. Ed è per questo, scusateci tanto, che quanto stiamo vedendo accadere in casa McLaren nell’ultimo periodo non ci piace neanche un po’. 

Dichiarazioni surreali: è l’asilo Mariuccia o il Circus?

Prima di procedere con l’analisi, occorre fare una premessa. Quelle che leggerete tra poco sono pure sensazioni personali, nate da anni di Gran Premi visti in televisione e di altri eventi vissuti in pista, nei contesti più disparati. Nessuno vuole sparare sentenze tutto sommato inutili e non richieste su questo o quel protagonista del paddock F1 in particolare; quello che si cerca di fare è solamente cercare di analizzare una situazione che si è venuta a creare e che con il motorsport per come lo conosciamo noi ha veramente poco a che fare. 

Il fine settimana americano si era aperto con le solite dichiarazioni pre-gara da parte di praticamente tutti i protagonisti. A fare particolare rumore erano state quelle di Lando Norris, in lotta per il campionato con il team mate Piastri. Ricordate l’episodio in partenza a Singapore, dove i due erano arrivati ad un leggerissimo contatto dopo una partenza fulminante dell’inglese? Bene, ecco cosa ha dichiarato Lando a proposito.

Abbiamo riesaminato l’accaduto e posso dire che ci saranno ripercussioni per me, da qua fino alla fine della stagione. Quindi non si può sostenere che me la sia cavata come se nulla fosse. È stato un incidente di lieve entità, ma che si sarebbe potuto evitare. 

Ripercussioni per avere fatto che cosa, in definitiva? Il pilota da corsa, nulla di più. Sì, perché Norris in quell’occasione ha solo messo il muso in un varco che esisteva e che doveva sfruttare al massimo per non perdere ulteriori punti in campionato. E se poi ha dovuto anche dare una ruotata al team mate e diretto avversario, più che altro per evitare di tamponare Verstappen, pazienza. La storia del motorsport è piena di questi episodi; per vincere devi passare anche attraverso questi. Ma in McLaren questa cosa sembra non passare, non esistere; a dominare sono le “papaya rules”, termine abusato e che fa ormai nauseare anche i più benevoli. A rincarare la dose ci ha poi pensato Zak Brown, CEO del team di Woking, ai microfoni di Sky Sport.

So che a tutti piacerebbe sentire i dettagli ed essere seduti con noi durante i briefing, ma certe cose sono private. Posso solo dire che abbiamo trovato Lando responsabile dell’incidente. Però ci saranno zero interferenze, come avvenuto dall’Australia, quando abbiamo chiesto ai piloti di mantenere la posizione, ma lì era una situazione incerta. Abbiamo chiesto ai piloti di essere intelligenti. 

Che dire, se non che l’indimenticato Ugo Tognazzi sarebbe fiero del manager americano? Come se fosse antani anche per due, caro Zak!

Credits: Zak Brown official X page

Piloti: se ci siete, battete un colpo!

Sono in realtà un paio d’anni che McLaren ha imposto questo tipo di regolamento interno; è però naturale che se ne parli tanto ora che i suoi due piloti si stanno giocando il titolo. Gli episodi sono tanti, ma forse il Gran Premio più emblematico fino ad ora è stato quello d’Italia a Monza. In quell’occasione, Lando Norris entrò ai box dopo Piastri (ci torneremo), ma una sosta lenta a causa di un problema di fissaggio all’anteriore (caso che si sta ripetendo con una frequenza preoccupante) lo fece uscire alle spalle del team mate, al quale fu poi in pratica intimato (richiesto insistentemente, diciamo così) di restituire la posizione. Una scelta coraggiosa da parte del team, non c’è che dire, che però gioca su un dato fondamentale: né Piastri, né tantomeno Norris hanno mai osato alzare la voce più di tanto, a parte qualche lamentela via radio o mancate risposte ai complimenti post vittoria del Mondiale Costruttori. 

Torniamo per un attimo al pomeriggio monzese: Norris si trova davanti a Piastri, e logica vorrebbe che fosse lui a fermarsi per primo. Ma l’australiano è sotto “minaccia” da parte di Charles Leclerc, in quel momento apparso in grado di tentare un undercut. La strategia viene così cambiata, decidendo di chiedere a Norris di concedere la prima sosta al compagno di squadra. Già è incredibile pensare che una cosa del genere sia fatta oggetto di richiesta di permesso, ma la cosa più sconcertante è la risposta dell’inglese, e cioè il beneplacito per evitare l’attacco del monegasco. Ma come, sei in lotta per il titolo con il tuo compagno di squadra, gli devi recuperare una marea di punti e fai di tutto per evitare che venga sorpassato da un terzo pilota? Francamente, tutto questo resta incomprensibile e inintelligibile, ma ci può dare una delle risposte che stiamo cercando.  

Abbiamo trascorso le prime gare di questa seconda parte di stagione augurandoci di vedere una vera battaglia tra i due contendenti, una vera lotta, a maggior ragione dopo la conquista del titolo Costruttori con sei gare di anticipo. Beh, rassegniamoci: molto probabilmente non la vedremo mai! Perché Norris e Piastri sono due ottimi piloti, veloci, puliti, ma a entrambi sembra mancare quella cattiveria agonistica che caratterizza invece le alte belve da pista che pascolano lì intorno, a partire da Max Verstappen e Charles Leclerc. Entrambi sembrano molto più interessati a non sporcare la propria immagine esternamente ed internamente al team piuttosto che lottare fino alla fine per il titolo. Il problema, in questo finale di stagione, si sta però rivelando importante, perché il leone delle Fiandre, alle loro spalle, ha fiutato l’odore del sangue, e se le due gazzelle non saranno leste a mettersi al riparo, saranno problemi seri. 

Credits: F1 Official website
Max Verstappen, sempre più minaccioso per i due McLaren

Fuori i secondi: ora è il momento di dare tutto

Mancano ormai solo cinque gare alla fine del Mondiale; un campionato fin qui molto intenso si avvia alla sua conclusione, per cui è ora di dare tutto. L’appello che ci sentiamo di fare a Stella, Brown e tutto l’entourage McLaren è questo: fateli correre liberi, quei due ragazzi. Siano messe in un cassetto queste benedette (o maledette, fate voi) “papaya rules”, e poi riesumate l’anno prossimo (anche mai, se fosse possibile). Il Costruttori, secondo in due anni, è già in tasca, ora è una questione tra di loro: siano loro a giocarsela fino in fondo, con forza, grinta e anche un po’ di astuzia. E anche basta cercare sempre di trasmettere l’immagine bella pulita e profumata che va tanto bene per il mondo social, ma stride terribilmente con la realtà in cui siamo calati, e in particolare quella del mondo delle corse.

Il modello da copiare è quello di Red Bull: si sono presi migliaia di euro di multa, ma quel nastro a fare da riferimento per Lando sul muretto dei box è stato strappato. È un piccolissimo esempio, potrà anche sembrare un’inezia da niente, ma rappresenta lo spirito che deve avere chi vuole vincere a tutti i costi, usando ogni mezzo lecito. Ecco, questa determinazione agli uomini McLaren è sembrata mancare, a causa di troppe decisioni prese a tavolino. Ed è un peccato, perché veramente questo rischia di mettere in ombra la mole enorme di lavoro e di risultati positivi che sono arrivati in questi anni da Woking. Stella e Brown ci pensino e facciano la cosa giusta: fuori i secondi, ora, il ring deve essere tutto dei protagonisti!

Nicola Saglia