Credits: Ducati Media House
Credits: Ducati Media House

A Barcellona dopo due settimane la MotoGP torna in azione dopo un weekend che ha dato una chiara direzione al campionato, con il flop di Alex Márquez e Pecco Bagnaia che ha consentito a Marc Márquez di allungare e a Marco Bezzecchi di accorciare in classifica su entrambi. Il tutto con un occhio al mercato, con Luca Marini e Johann Zarco che hanno rinnovato in Honda ma, soprattutto, con la news di questa mattina della decisione di Yamaha di confermare Jack Miller e bocciare Miguel Oliveira.

Bagnaia: “Questo weekend potrebbe andare in una direzione diversa”

Reduce dal complesso weekend di Balaton Park, Pecco Bagnaia arriva a Barcellona dove lo scorso anno fu capace di vincere tre gare su quattro: la quarta, la Sprint del sabato dello scorso giugno, ha avuto un peso specifico non indifferente nel risultato finale dello scorso anno e, a posteriori, ha fatto capire a Pecco qual è l’importanza di dover finire le gare.

È la pista che mi ha fatto capire più di tutte quanto è importante finire le gare. La Sprint dello scorso anno in cui sono caduto all’ultimo giro mi sono valsi 12 punti che potevano darmi il titolo. Ho capito che finirle tutte è più importante. Perché quest’anno sono caduto poco? Perché mi manca la fiducia di andare al 100% e mi limita di sfruttarla al 100%. Poi a livello di risultati preferivo cadere di più ma vincere 11 gare.

Bagnaia approccia il weekend di Barcellona con la speranza che le modifiche apportate sulla GP25 nel corso del weekend ungherese siano quelle corrette per provare a riavvicinarsi alla vetta, anche per riscattare risultati estremamente deludenti. 

Arrivo in tutti i circuiti molto consapevole del possibile potenziale, poi nel weekend ci sono difficoltà come comunque succede sempre. Arrivo a un limite molto velocemente e poi faccio fatica ad andare oltre. La confidenza che ho ogni volta che arrivo a una gara è sempre al massimo, riesco a estraniarmi da certe cose e arrivo con la mentalità giusta. Quello che abbiamo provato in Ungheria al sabato nella Sprint e poi domenica in gara mi ha permesso di guidare di più la moto, di sentire di più quello che faceva, di gestire di più il gas e il consumo ed era un qualcosa che fino a lì non ero riuscito ancora a fare al 100%, quindi mi fa dire che questo weekend potrebbe iniziare in una direzione diversa. Prima della gara non me la sento di dire che la direzione è giusta. Lo step che abbiamo fatto è nostro e riguarda più quello che avevamo in passato, quindi quello che avevamo fino agli anni scorsi, un ritorno a ciò che è stato. Come ci siamo arrivati? Avevamo provato, ma alla fine finivo secondo, terzo, quarto e non era il caso di uno step così grosso. A Balaton non avevamo chiuso un turno nei primi 10 quindi era il momento per farlo.

Uno step utile per provare a risolvere problemi che per Bagnaia sono iniziati in Thailandia e che era difficile provare a risolvere nel corso dei test invernali come lui stesso ha ammesso.

Fino alla Malesia mi sono sempre trovato bene, ho sempre guidato forte. Dal test della Thailandia ho iniziato ad avere diverse difficoltà, le sensazioni erano sempre le stesse ma come è stato per la prima parte dell’anno mi è sempre mancato qualcosina a livello di tempi e nei test fai fatica a vederlo perché provi diverse cose.

Di Giannantonio: “La ’25 è una moto migliore”

Sempre in casa Ducati, Fabio di Giannantonio ha definito Barcellona una pista Aprilia, identificando in Bez e Martin due incognite nelle zone di alta classifica che potrebbero rendere il fine settimana ancor più interessante. Diggia poi ha portato il focus sull’attuale situazione tecnica di Ducati, con una GP25 che ad oggi sta facendo vedere tutto il suo potenziale con il solo Márquez.

La ’25 è una moto migliore in tutte le aree, abbiamo più potenza, è più precisa, gira di più, ha più grip. Chiunque aveva la ’23 quest’anno sta girando almeno 1” più forte su ogni pista. L’unica cosa che magari era diversa nella ’23 e che nel mio caso era migliore rispetto ad ora è che il feedback dell’avantreno era un filo più diretto. Per il resto la ’25 è totalmente migliore. C’è sempre possibilità di migliorare, sicuramente e stiamo lavorando con Ducati per fare tutti gli step che possiamo fare per migliorare in tutte le aree. Le case migliorano: KTM è migliore di noi in alcune aree, Aprilia lo è in altre, poi ci sono Honda e Yamaha. Secondo me abbiamo la moto con il pacchetto migliore, la Ducati alla fine sembra che sia la più costante anche se quest’anno stiamo faticando – almeno nel mio caso – a trovare costanza nei risultati. Però sicuramente ci sono molte aree dove lavorare, infatti ci sono tutti i giorni mille meeting dove parliamo di cose da fare per l’anno prossimo.

Quest’anno per Diggia ha regalato gioie, come i podi di Austin e Mugello, e delusioni come quella di Balaton Park dove non ha nascosto di aver chiuso la gara per raccogliere indicazioni. Per Fabio però ciò non è motivo di preoccupazione.

Andiamo up&down per motivi che sappiamo bene, in alcune situazioni siamo stati sfortunati, ci sono state gare dove abbiamo avuto problemi tecnici, altre dove c’è stato un errore, altre dove un altro mi ha rovinato la gara. Iniziano a essere 5-6 gare dove sono successe cose che non ci hanno permesso di fare risultati al di là del lavoro fatto con il team e dove possiamo farci poco. L’incostanza viene alla luce anche per questi motivi, altrimenti in realtà le gare dove abbiamo fatto davvero fatica sono due, forse. Vero è che dovremmo cercare di lottare con Marc tutte le domeniche, ma stiamo facendo un ottimo lavoro secondo me, ci sono tante gare dove al di là del nostro controllo le cose sono andate male non per causa nostra.

Bezzecchi: “Spero sia una pista Aprilia”

Tre podi consecutivi nelle ultime gare hanno fatto volare in classifica Marco Bezzecchi, che ora è a distanza ravvicinata dal podio iridato occupato attualmente da Alex Márquez e da Pecco Bagnaia, che nell’ultimo periodo sono stati autori di più di un passo falso. Storicamente Barcellona rappresenta un ottimo terreno di caccia per l’Aprilia, che qui ha conquistato due vittorie Sprint (’23 e ’24) e una vittoria alla domenica nel ’23 con Aleix Espargaró. Una buona premessa per Bez, che cerca di confermare ulteriormente i risultati recenti.

Chiaramente spero che lo sia [una pista Aprilia, ndr], soprattutto per noi. Quando abbiamo provato a novembre non è stato semplice, avevamo difficoltà con la moto nuova, la moto è cambiata molto da quella volta. Dobbiamo capire se il lavoro che abbiamo fatto ha funzionato, poi da lì ci pensiamo. È un weekend lungo. Se è un vantaggio tornare qui dove abbiamo iniziato con i test? È un vantaggio per noi, per capire se abbiamo fatto un buon lavoro, abbiamo dei termini di paragone buoni nonostante le condizioni non fossero le stesse. Qui è una pista dove il grip lo soffri in ogni condizione, abbiamo un modo di vedere se siamo riusciti a migliorare sulle cose su cui abbiamo lavorato dall’inizio. Poi inizia tutto un altro tipo di lavoro rispetto ai test. 

Da sinistra a destra: Gino Borsoi, Jack Miller e Paolo Pavesio

Le reazioni da Pramac sul rinnovo di Miller, Oliveira: “Una sorpresa per me”

In casa Pramac è ufficiale la conferma di Jack Miller per il 2026, con l’australiano che si è definito “molto felice di restare” anche per la prossima stagione con la Yamaha, nonostante le voci lo avessero associato anche alla Superbike, e di affiancare Toprak Razgatlioglu.

Sinceramente non posso spiegare quanto sono felice di questo progetto, ci credo al 100% e credo in quello che si sta facendo. Sarà fantastico farne ancora parte, credo di poter fare delle belle cose. Cercherò di dare il massimo fino a fine anno mentre cercheremo di provare cose sulla moto attuale prima di ricevere la nuova moto. Non direi di essermi tolto un peso dalle spalle, alla fine queste sono le corse, anche se lo è. Voglio essere competitivo qui e quest’anno non ci sono riuscito come avrei voluto. Sapevamo comunque che ci sarebbero state piste dove siamo più vicine rispetto ad altre con il pacchetto in mano, vogliamo provare a tornare ad essere là davanti in modo più consistente, non vedo l’ora di poterci riuscire. Altre offerte? Come ho detto, credo al 100% in questo progetto e in quello che i ragazzi possono fare. In altri campionati è vero che avrei avuto moto molto competitive, ma mi piace la MotoGP, mi piace correre con questi ragazzi che sono i migliori. La Superbike mi piace, ma non è una MotoGP, non va altrettanto veloce, non frena allo stesso modo: c’è un qualcosa in queste moto, contro questi pazzi, che mi piace. Toprak? Sarà bello dividere il box con lui, è talentuoso, è la prima volta che avrò qualcuno capace di fare uno stoppie migliore del mio. Non vedo l’ora, ogni interazione che abbiamo avuto è stata grandiosa. 

Dall’altra parte del box, Miguel Oliveira è rimasto a mani vuote e adesso, con la griglia ormai completa al netto di pochissime ultime conferme, è costretto a guardare a soluzioni di ripiego per poter sperare di rimanere agganciato al treno MotoGP. Il tutto con la delusione per una decisione che per lui è arrivata “a sorpresa”.

Sapevo che Yamaha avrebbe dovuto prendere questa decisione, il mio accordo era un 1+1 quindi sapevo che le prestazioni del primo anno avrebbero avuto un peso. Quando ho saputo di Toprak mi sentivo il pezzo debole, venivo da un infortunio e le prime gare sono state difficili. Avere quel tipo di pressione è stato troppo; non voglio dire che sia stato scorretto, non voglio dare queste definizioni, alla fine è andata così. La decisione? È arrivata tardi, direi dopo Balaton, è una di quelle cose con cui si può non essere d’accordo, ma è andata e basta. Per il 2026 ci sono delle porte aperte, al momento non ho deciso nulla. Potrei restare come test rider, essere legato a una casa per sviluppare una moto lo trovo stimolante, ma vorrei anche correre. Non spetta a me giudicare il comportamento di Yamaha, alla fine questo è un lavoro e c’è un capo che decide come in ogni lavoro. È stata una sorpresa per me, tutti mi sono sempre sembrati contenti dei miei feedback e ho iniziato a pensare che le cose stessero andando nella giusta direzione. Ma il capo ha deciso e ha detto no.

Dal Montmeló, Mattia Fundarò