Credits: McLaren Official Fb page
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Alzi la mano chi, dopo il Gran Premio d’Olanda, si sarebbe aspettato che la F1 facesse i bagagli per ripartire da Mexico City con Lando Norris leader del Mondiale per un punto su Oscar Piastri. Nessuno, appunto; perché se in pochi pensavano che la questione per il titolo fosse chiusa, in tanti, se non tutti, la vedevano quantomeno incanalata in una direzione ben precisa. Detto, fatto: da quel momento in poi, l’australiano ha iniziato a perdere prestazione, fiducia e, di conseguenza, tutto il bottino di 34 punti che si era costruito sul team mate. Ma cosa è successo a Oscar?

Nessun complotto, semplicemente manca la prestazione

Il calo che ha visto Piastri protagonista nelle ultime uscite è qualcosa che, sinceramente, da un po’ non si vedeva, soprattutto in un pilota che sta lottando per il titolo ed è al volante della vettura migliore del lotto. Il pilota di Melbourne è passato dal segnare 14 podi nelle prime 16 gare stagionali a non finire in top 3 nelle ultime quattro, passando attraverso un weekend inspiegabile come quello di Baku, condito da incidenti e errori da principiante, e che ha lasciato indubbiamente segni importanti a livello di mentalità. Quando un drop di prestazioni simile si palesa in pista, solitamente, si vanno a cercare quali possono essere le cause, e in tanti ne hanno additata una in particolare: il team McLaren. 

Secondo diverse teorie che circolano on line, infatti, Andrea Stella e Zak Brown avrebbero infatti designato Lando Norris come campione del mondo, “sacrificando” Oscar: una sorta di teoria del complotto applicata alla F1. Ora, non ce ne voglia chi ritiene che questa sia la verità, per carità; tutto è lecito e possibile, e ognuno può pensarla come vuole in ogni campo, figuriamoci sullo sport. Solo che tale argomentazione pare non avere alcun senso logico, tanto più oggi che il team di Woking è già Campione del Mondo Costruttori per la seconda volta di fila. Se non era stata designata una prima guida fino a Singapore, GP che ha dato l’alloro agli uomini guidati da Stella, perché farlo ora? 

Guardando bene la situazione attuale, risulta evidente come McLaren abbia con entrambi i propri piloti un avversario da battere che risponde al nome di Max Verstappen; lo stesso Stella lo ha più volte dichiarato. Perché, dunque, andare a tagliare metaforicamente le gambe ad uno dei propri alfieri rendendolo costantemente più lento non solo di Norris, ma dello stesso olandese, di fatto togliendosi un’opzione? No, non avrebbe alcun senso, siamo seri. Anche le papaya rules, che ovviamente non ci piacciono, poco entrano in questo discorso. Tantomeno l’eventuale telaio danneggiato del quale tanto si parla, fino ad arrivare all’ipotesi del sabotaggio: eventualità fuori dal mondo, per chiunque abbia un minimo di conoscenza delle corse. 

Credits: Pirelli Media area
Oscar Piastri in Messico

Condizioni che non favoriscono lo stile di Oscar

Nelle interviste rilasciate sia dopo il GP di Austin che quello di Mexico City, Piastri ha spiegato come si sia trovato a dover in qualche modo cambiare e adattare il proprio stile di guida. Qualcosa che, ovviamente, non è stato di facile assimilazione, e che ha influito non poco sulla sua mancanza di prestazioni. 

Per qualche motivo, gli ultimi due fine settimana hanno richiesto un modo di guidare molto diverso. E quello che ha funzionato bene per me nelle ultime 19 gare, negli USA e in Messico ha richiesto qualcosa di molto diverso e cercare di capire il perché è stato un po' difficile. Ma, in fondo, durante la gara dovevamo anche cercare di sperimentare alcune soluzioni diverse, perché penso che guidare nel modo in cui mi sono dovuto adattare a farlo negli ultimi due fine settimana non sia particolarmente naturale e remunerativo per me.  

All’australiano va certamente dato atto di essere stato molto corretto nella propria analisi e nel fatto di non aver cercato scuse particolari scaricando la responsabilità su team o vettura. Resta però da analizzare un fattore: cosa ha fatto sì che Oscar abbia dovuto modificare in maniera così importante il proprio modo di guidare la McLaren?

Piastri, per tutta la durata dei due weekend americani appena disputati, è sembrato dover lottare più del dovuto con la vettura per poter estrarre tutto il suo potenziale (che è enorme), al contrario di quanto avvenuto per Lando Norris, decisamente a proprio agio. L’inglese ha avuto praticamente un grip maggiore rispetto all’australiano in ogni momento, in particolare in qualifica. Le condizioni di scarsa aderenza e di conseguenza di scivolamento parecchio accentuato, lo hanno favorito, grazie al suo stile di guida parecchio sensibile sia sullo sterzo che sul pedale dell’acceleratore. Oscar, invece, si trova molto più a suo agio su quelle piste che hanno un livello di grip molto elevato, con settori con tante curve veloci e molto guidati. La mancanza di aderenza ha giocato dunque a suo sfavore, sommata a diversi fattori. Non dimentichiamo, infatti, il weekend Sprint di Austin che lo ha visto fuori subito dalla gara breve; quando si ha questo tipo di difficoltà, andare a perdere in pratica una intera sessione può risultare fatale. Prova ne è stata la gara del Messico, che lo ha visto, tempi alla mano, molto più vicino al team mate rispetto al resto del fine settimana. Segno che qualcosa era comunque cambiato, nonostante una qualifica non certo felice. 

Un finale da fiato sospeso

Stando così le cose, è interessante buttare un occhio su quelle che saranno le tappe finali di questo Mondiale 2025, esattamente come abbiamo fatto con Verstappen. Tra le piste che il Circus si appresta ad affrontare, quella di Interlagos è forse quella più vicina a Max e più lontana, storicamente parlando, da Norris, e qui potrebbe approfittarne proprio Piastri. Attenzione, però, perché sia in Brasile che a Las Vegas potrebbero presentarsi quelle condizioni di poco grip e pista scivolosa che non hanno favorito l’australiano in questa fase di campionato. Questo è soprattutto valido per la gara in Nevada, che si svolgerà in notturna con temperature storicamente molto basse, oltretutto su un tracciato cittadino non permanente, e di conseguenza molto “green”. 

La musica potrebbe cambiare una volta trasferito il carrozzone in Medio Oriente. In Qatar e ad Abu Dhabi la situazione potrebbe tornare ad essere decisamente più favorevole ad Oscar Piastri, su due piste molto più “standard” e in qualche modo assimilabili, per caratteristiche tecniche, a diverse tra quelle su cui l’australiano aveva costruito il proprio vantaggio. Il fatto è che, nonostante ciò, se si trovasse ad essere troppo in ritardo rispetto a Lando, queste potrebbe arrivare troppo in là per tentare l’assalto al Mondiale. Proprio per questo motivo, Oscar dovrà ritrovare la condizione ideale, sforzandosi anche di trovare la soluzione ai propri problemi, già da San Paolo; in caso contrario, la situazione potrebbe farsi parecchio grigia per lui. 

Nicola Saglia