Essere un figlio d'arte per lui non è motivo di presunzione, non si sente migliore degli altri. Nel suo essere solare, sorridente, traspare orgoglio. Una cosa si è capita nella breve chiacchierata con lui realizzata in esclusiva alla vigilia dell'ultimo round di F3: Sebastian Montoya nel motorsport è nel suo mondo.

Tornate a Monza dopo la pausa per l'ultimo round della stagione...

SM: "Sì, sono focalizzato su questo weekend che dovrebbe andare bene. Credo abbiamo il potenziale per fare un'ottima gara qui a Monza, una pista che mi diverte. E poi è speciale. Per molto tempo il record è stato di mio papà...Per quel che mi riguarda proverò a spingere per massimizzare il risultato, e speriamo vada per il meglio".

Come valuti quest'anno?

SM: "È stato un anno in cui ho imparato molto, ci sono stati alti e bassi. In generale, alcune volte abbiamo capitalizzato altre invece non abbiamo sfruttato le opportunità. Il che è frustrante perché si vuole sempre migliorare e progredire non solo come team, ma in primis come pilota. Non l'anno ideale, come mi aspettavo, ma sono stato competitivo. Onestamente nel processo di apprendimento ho fatto passi avanti. Sono felice, mi motiva a continuare a spingere per fare sempre meglio come pilota. Certo, una stagione difficile, ma motivante e divertente".

C'è una gara o round che vorresti rifare?

SM: "Penso Silverstone, stavo vincendo e poi sono finito dietro. Però ogni gara lascia una lezione. Certo, alcune gare avrei voluto andassero meglio: a Barcellona ero a podio e ho avuto una foratura...È difficile dire una sola gara, ce ne sono state diverse difficili, ma da queste puoi sempre capire cos'è successo e imparare".

Hai affrontato molti cambiamenti quest'anno...

SM: "Sì, diciamo che è entusiasmante! Ho fatto diversi anni in Prema, adesso sono in Hitech, poi sono entrato nell'orbita Red Bull...Sono successe tante cose nello stesso tempo. Però sono contento di tutto ciò perché cambiare ambiente permette di conoscere persone, imparare cose nuove".

Una di queste novità dell'anno è proprio l'entrata nella Red Bull Academy. Cosa ti dà in più?

SM: "Per me è stato un passo avanti importante. Io sono molto tecnico per quanto riguarda le strategie, le vetture...Perciò poter scoprire più da vicino come funzionano le gomme, come guidano i vari piloti aiuta molto. In Red Bull vi sono molti piloti, e vedere come si preparano aiuta molto, capisco in cosa devo migliorare e mi stimola a farlo. Apre gli occhi. Inoltre si ha la possibilità di competere, confrontarsi. Per esempio, al simulatore avevo come riferimento Liam (Lawson, ndR) e adesso lui è in F1. Puoi scoprire anche le filosofie differenti dei vari piloti nella guida".

Tuo padre ti ha sempre supportato, aiutato: è sempre stato al tuo fianco. Pensi sia cambiato qualcosa da quando sei entrato nella Red Bull Academy?

SM: "Più che altro le cose sono cambiate a livello manageriale. Red Bull decide dove farmi correre, quale soluzione sia migliore per me in futuro, programmano i miei allenamenti...Mio padre mi aiuta sempre in termini di guida, al simulatore mi aiuta a comprendere cosa fanno gli ingegneri e a trovare e provare soluzioni differenti".

Guidi con tuo padre in endurance. Come vivi quest'esperienza?

SM: "Guidare con mio papà è sempre divertente. In realtà è qualcosa che non avrei mai pensato accadesse, ma abbiamo già fatto sei gare insieme. Siamo entrambi molto competitivi, quando guidiamo ci spingiamo al limite a vicenda, ci stimoliamo e impariamo l'uno dall'altro nuove tecniche per andare più veloci. Ovviamente ha uno stile differente perché ora le cose sono cambiate, inoltre io sono cresciuto. In alcuni aspetti siamo simili, in altri no. Perciò vedere la sua guida così da vicino ed essere nello stesso team è qualcosa che non dimenticherò mai".

Gareggiare nell'endurance cambia il tuo stile di guida?

SM: "Insomma...La cosa più importante nell'endurance è la costanza, continuare a girare. In F3, invece, devi dare il massimo e sfruttare ogni opportunità che ti si presenta. Mi aiuta nella confidenza con la vettura. Però ti focalizzi così tanto su quello che è difficile a volte goderselo. In endurance invece hai più tempo per capire cosa stai facendo, come lavorano i meccanici, cosa puoi fare per migliorare. Sicuramente aiuta in merito ai pit stop, le frenate, la gestione del traffico. Sono mondi completamente diversi, ma comunque si guida e ogni esperienza è formativa".

Vedi il tuo futuro nell'endurance?

SM: "Sinceramente spero che il mio futuro sia la F1, ma vorrei comunque provare altre esperienze. Il fatto che mio papà avesse iniziato a guidare in America in gare endurance mi ha aperto gli occhi. Ci sono ottime categorie, alcune delle quali con grandi piloti e che attirano. Per esempio, Max Verstappen ha avviato il team di GT; Charles Leclerc, dopo la vittoria Ferrari, ha dichiarato che vorrebbe correre la 24H di Le Mans. Soprattutto il WEC con i nuovi regolamenti ha attirato brand importanti come Ferrari, Lamborghini, che rendono questo sport sempre più grande e importante. E il fatto che i piloti ambiscano a gareggiare in queste categorie può attirare ulteriormente l'attenzione grazie a nomi di prestigio, come appunto Leclerc. In endurance puoi spingerti di più al limite, in formula puoi farlo solo per pochi giri. Detto ciò, il mio sogno rimane comunque diventare un pilota di F1 e vincere il titolo. Dopodiché, non mi dispiacerebbe cambiare".

Restando terra terra, dove ti vedi nel prossimo futuro?

SM: "Probabilmente sarò in F3 anche il prossimo anno, ma ancora non so con quale team. Ora sono focalizzato sul presente, poi vedremo".

Dalla nostra inviata a Monza, Anna Botton

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