Daijiro Kato era il pilota sul quale il Giappone aveva riposto le proprie speranze nella MotoGP per il post Norick Abe. Dopo l’ottimo esordio del 2002, dapprima sulla NSR500 e poi nel finale di stagione sulla RCV211, per il 2003 era stato confermato al fianco del neo acquisto in Gresini Sete Gibernau. Fino a quel maledetto 6 aprile 2003, quando la sua carriera si è interrotta bruscamente.

L’incidente

Diciassette anni. Tanto è passato da quel maledetto 6 aprile 2003, giorno del terribile incidente di Daijiro Kato alla Casio Chicane di Suzuka. Un impatto terrificante con testa e torace contro il muro esterno dell’ultima variante, il pilota esanime a terra, i soccorsi che tardano ad arrivare. Quattordici giorni di agonia in ospedale e poi la morte avvenuta il 20 aprile, prima della gara in Sud Africa.

Incidente liquidato da Dorna come “colpa del pilota”, ma che dopo analisi dettagliate è da attribuirsi probabilmente al nuovo ride-by-wire introdotto da Aprilia l’anno prima sulla RS Cube e non ancora del tutto perfezionato.

Il sogno di Kato

Daijiro o “Dagli un giro Kato”, così come gli uomini del team Gresini e dal paddock lo avevano soprannominato (per l’assonanza con il suo nome), era un sognatore. Sognava un giorno di arrivare in MotoGP ed essere protagonista, magari sfidando e battendo Valentino Rossi a pari moto, portando a casa il titolo.

Un sogno partito, come tutti i bambini che sognano di diventare piloti di moto, dalle minimoto, con le quali vince il campionato giapponese per 4 volte. Poi il passaggio alla velocità nel 1992, con il campionato giapponese 250 vinto nel 1997. Debutto e podio da wild card nel Motomondiale nel '96 in 250 sulla pista di Suzuka.

Da wild card vince le due edizioni del Gran Premio del Giappone del '97 e '98, arrivando poi quinto nel '99. Nel 2000 Gresini lo ingaggia nel suo team e Daijiro lo ripaga della fiducia con il terzo posto in campionato da debuttante e il titolo di Rookie of the Year. Nello stesso anno vince anche la 8 ore di Suzuka, in coppia con Tohru Ukawa.

Titolo 250 e passaggio in MotoGP

Kato vince il Titolo 250 nel 2001 con 11 vittorie su 16 gare, alle quali aggiunge anche la seconda affermazione nella 8 ore di Suzuka, stavolta in coppia con Colin Edwards, regolando il connazionale Harada e Marco Melandri (che vincerà il Mondiale nel 2002).

Nel 2002 arriva il tanto atteso salto in MotoGP, sempre con il team Gresini ed ancora con Honda. Gli viene affidata dapprima la NSR500 dell’anno prima (i privati non potevano avere subito le 4T 1000) con la quale centra il primo podio in carriera a Jerez, dietro a Valentino Rossi. Poi da Brno la svolta: anche in Gresini arriva la RCV211 e Daijiro si trova subito a suo agio, tanto da centrare pole e podio dietro a Biaggi a Brno ed altre prestazioni di livello che gli valgono il titolo di Rookie of the Year.

Il resto della storia è purtroppo noto con il tristemente famoso incidente di Suzuka e la successiva morte il 20 aprile, eventi che hanno spezzato il sogno di un pilota giapponese che voleva portare il titolo della classe regina nella sua terra natale.

Kato oggi

Di Kato oggi rimane il ricordo di Fausto Gresini: un ragazzo dal cuore d’oro, un pilota di grande talento ed una persona dai sani principi. Adottato dalla città di Misano Adriatico, a lui è stata intitolata la via che porta al tracciato di Misano Adriatico, dedicato a Marco Simoncelli, un altro pilota che, come Daijiro, sognava di essere protagonista in MotoGP.

Nessuno potrà più apporre il numero 74 sulla carena. Il CEO di Dorna Carmelo Ezpeleta ha ritirato per sempre il numero del simpatico e talentuoso pilota giapponese, che occupa un posto nella Hall of Fame del Motomondiale.

Marco Pezzoni