Si sono finalmente accesi i riflettori sulla stagione MotoGP 2022, a sorpresa però a comandare la classifica non c'è una Ducati ma la Suzuki di Alex Rins. Non è solo il pilota catalano a brillare sotto le luci del Qatar ma anche Joan Mir, terzo, si è messo in mostra. Una Suzuki che mostra i muscoli anche sul rettilineo dove segna in entrambe le sessioni la velocità massima registrata in pista. Suzuki sembra aver fatto meglio di tutti i compiti delle vacanze ed in Qatar ha svelato a tutti il proprio potenziale. Ora tocca a Mir e Rins riportare la Suzuki alla vittoria.

SUZUKI MOSTRA I MUSCOLI

Partiamo dalla gara del Qatar 2021 dove Zarco e Bagnaia hanno strappato a Joan Mir il podio proprio sul rettilineo finale superandolo di potenza senza che lo spagnolo potesse difendersi. Una differenza di prestazioni umiliante che faceva sembrare la Suzuki quasi una Moto2 contro due MotoGP. Ad Hamamatsu hanno lavorato sodo e la GSX-RR non solo ha recuperato il gap motoristico con la Ducati ma anzi, è diventata la moto più veloce della griglia! In entrambe le sessioni infatti Alex Rins è passato sulla fotocellula che rileva la velocità a 355.2 km/h una velocità molto vicina al record assoluto sulla pista qatariota. Se nella seconda sessione Ducati ed Aprilia si sono avvicinate arrivando a 354 km/h nel primo turno di libere il gap tra Suzuki e il resto delle rivali era vicino ai 3 km/h.

Lo scorso anno la velocità massima nel secondo turno di libere per la Suzuki portava sempre la firma di Alex Rins. Il pilota nativo di Barcellona però si era fermato a 345 km/h, Mir addirittura 342.8 km/h. Suzuki ha quindi trovato ben dieci chilometri allora in più sulla moto 2022 che pur non presentando rilevanti modifiche guardandola sembra aver risolto i problemi che costringevano Rins e Mir a gare in rimonta.

ADDIO TALLONE D'ACHILLE

Se è vero che il motore non è tutto, nella MotoGP odierna scattare dalle prime file è sempre più importante. Il vero tallone d'Achille della Suzuki non era il motore poco efficace sul dritto ma la poca velocità della GSX-RR in versione time attack. In questi ultimi due anni Rins e Mir non sono mai stati messi in condizione da Suzuki di potersi giocare una pole position. Hanno spesso messo in mostra buoni passi durante le libere ma quando a fine turno i piloti montavano le soft per il time attack i due spagnoli scivolavano in classifica, spesso fuori dai primi dieci posti che garantiscono l'accesso diretto alla Q2.

I due piloti Suzuki nelle ultime due stagioni hanno centrato solamente quattro prime file senza mai centrare la pole. Se Rins in questa sfida interna guida la gara con due secondi posti ed un terzo. Fa ben peggio Mir che nonostante il titolo conquistato nel 2020 ha centrato la sua prima fila grazie al terzo posto in Algarve nel finale dello scorso anno. Per questo impressiona la prestazione del time attack nel finale di turno con Alex Rins primo e Joan Mir terzo.

Fonte: twitter.com/Michelin_Sport
ADDIO GARE IN RIMONTA, INCOGNITA USURA GOMME

In questi anni i due hanno basato i loro successi grazie a incredibili rimonte negli ultimi giri di gara. Grazie alla delicatezza del motore Suzuki infatti i due nel finale di gara potevano sfruttare molto meglio la percorrenza in curva della Suzuki. A farne le spese tra gli altri Marc Marquez passato proprio sul traguardo da Alex Rins nel 2019. Oppure Valentino Rossi nel 2020 a Misano passato al "Tramonto" proprio nell'ultimo giro da Joan Mir togliendo il podio al "Dottore" che proprio oggi è diventato papà. Tutta la potenza in più però potrebbe portare un usura eccesiva del pneumatico posteriore facendo perdere questo punto forte alla casa giapponese.

E' ancora presto per dirlo però nelle FP2 Rins è sceso in pista con un treno di gomme già usato nelle FP1 mettendo comunque in mostra un ottimo passo. Domani sera quando avremo visto anche la simulazione gara delle FP4 avremo un quadro più completo. Già oggi però Rins con una gomma con circa una quindicina di giri ha mostrato un passo inarrivabile per tutti.

Mathias Cantarini