È da ormai due anni che in MotoGP Ducati porta in pista la moto migliore del lotto. La casa di Borgo Panigale, in ogni versione della propria Desmosedici, riesce ad essere competitiva in ogni pista. Quest'anno Ducati ha vinto cinque delle undici gare disputate finora, eppure manca la leadership sia nel mondiale piloti che in quello a squadre.

UN DIGIUNO CHE SEMBRA INFINITO

Pensare che l'ultimo (ed unico) titolo mondiale piloti per Ducati sia arrivato nel lontano 2007 fa impressione. Quella moto molto potente e scorbutica che soltanto Casey Stoner riusciva a guidare è solamente un lontano ricordo. Ora la moto è decisamente la più completa del lotto insieme all'Aprilia, sorpresa del 2022 a metà stagione. Quella competitività in piste sfavorevoli come Jerez, Sachsenring, Assen ed altre è proprio ciò che non ha permesso a Andrea Dovizioso di vincere almeno un mondiale nel triennio 2017-19.

A fine 2021, sia per il pacchetto tecnico che per l'indubbio talento di Francesco Bagnaia, il torinese e Ducati sembravano i favoriti per questo titolo mondiale. Dopo metà stagione la prima Ducati in classifica è quella del "privato" Johann Zarco, con Bagnaia distante ben 66 lunghezze dalla vetta.

LA QUANTITÀ CONTA FINO AD UN CERTO PUNTO

Come ben sappiamo, in MotoGP Ducati schiera ben otto moto. Nonostante la casa bolognese schieri il doppio dei partecipanti rispetto agli avversari, le case giapponesi sembrano avere ancora la meglio. Infatti, l'attuale leader di classifica è Fabio Quartararo: il pilota di Nizza è l'unica punta di Yamaha, il solo a saper sfruttare al massimo la M1. Secondo in classifica è Aleix Espargaró, in sella alla RS-GP micidiale in ogni gara finora. Aprilia, come ben sappiamo, quest'anno schiera solamente due moto. Dal 2023 la casa veneta porterà in pista ben quattro moto, in virtù dell'accordo con il team RNF.

La domanda sorge quindi spontanea: vale la pena schierare tutte queste moto oppure è meglio focalizzare i propri sforzi su un numero ridotto di piloti? Sia Yamaha che Aprilia, come Honda negli anni di dominio con Marc Márquez, hanno dimostrato che la strategia migliore è la seconda. Infatti, proprio riguardo ciò, Alberto Puig è stato critico nei confronti della politica Ducati in una serie di interviste.

PROBLEMI DI MODELLO

Come ben sappiamo, c'è una forte distinzione all'interno del mondo Ducati in MotoGP. Se il team interno, il team Pramac e Luca Marini hanno il modello GP22, Marco Bezzecchi ed il team Gresini Racing hanno il vecchio modello GP21. Tra i modelli correnti, c'è un ulteriore distinzione da fare: i due piloti del team ufficiale infatti non hanno l'ultima evoluzione sia del telaio che del motore, in mano ai due Pramac Racing e Marini.

Ad inizio stagione, il ritardo nello sviluppo della nuova Desmosedici ha portato non poche polemiche specialmente da parte di Bagnaia. Allo stesso tempo Bastianini è stato in grado di vincere ben tre gare ad inizio stagione, inoltre Bezzecchi ha conquistato il primo podio di carriera ad Assen sulla GP21. Probabilmente questa disparità di trattamento non aiuta le gerarchie interne e la serenità all'interno della casa italiana.

Valentino Aggio

Leggi anche: MOTOGP | MARC MÁRQUEZ FA PROGRESSI DOPO L'INTERVENTO