Dici Laguna Seca e subito alcune immagini si stagliano nitide nella mente: le colline aride della California del Sud, le tribune gremite di race fans entusiasti e quella manovra di Alex Zanardi al Cavatappi, che per gli americani è semplicemente Il Sorpasso.

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L’esordio col botto di Alex

Il 1996 segna il debutto di Zanardi nelle corse d’oltreoceano, in quella che allora si chiamava Formula Cart, oggi Indycar. Il team è di prim’ordine; si tratta infatti del Ganassi Racing, in sostituzione di Bryan Herta, ai ferri corti con il proprietario al termine della stagione precedente. Proprio il padre di Colton (attuale pilota Andretti) sarà, al termine di quella stagione, la “vittima sacrificale” di una delle manovre più belle sella storia del motorsport.

Dopo le poco brillanti, ma soprattutto sfortunate, avventure in F.1, Zanardi approda negli States appoggiato dai buoni auspici di Rick Gorne, patron della Reynard che fornisce i telai a Ganassi e suo grande estimatore. In poco tempo, l’italiano riesce a vincere le diffidenze di Chip e del suo ingegnere capo, il geniale inglese Morris Nunn, signore di un motorsport che ormai non c’è più, a suo tempo team owner in F.1 con la Ensign.

Dopo le prime gare di adattamento, ma in cui arrivano comunque grandi prestazioni, la prima vittoria per Zanardi arriva a Portland, su uno dei tracciati più difficili. Seguirono un secondo posto a Cleveland, un’altra vittoria a Mid-Ohio e una incredibile pole a Road America. Nonostante ciò, nell’ultima gara dell’anno, a giocarsi il titolo sono il suo team mate Jimmy Vasser e Herta, passato nel frattempo al Rahal-Letterman Racing. Una collisione con Pj Jones a Vancouver, infatti, lo aveva tagliato fuori dai giochi; poco male, se ne riparlerà nei due anni successivi.

Showdown in California!

Una stagione tirata come quella ’96 non può che avere un finale thriller come quello di Laguna Seca. Alex fa la pole, prende il largo, ma è costretto a rallentare a causa del blistering che gli causa pesanti vibrazioni sul volante. Bryan Herta, così, riesce a prenderlo e a passarlo, prendendosi momentaneamente anche la testa del campionato. Dopo il pit stop, però, con le gomme nuove, è ancora Alex ad essere il più veloce in pista, e il gap accumulato di circa 20 secondi si va progressivamente a chiudere.

Certamente, tra i suoi tifosi, in quel momento ce n’è uno speciale; Jimmy Vasser, infatti, è attardato in quinta posizione, e può solo sperare in un attacco del team mate per vincere il titolo. I giri però passano veloci, e quando viene sventolata la bandiera bianca dell’ultimo giro, è ancora la vettura del californiano a guidare il gruppo. Ai box di Ganassi comincia a farsi largo un certo malumore, quando sui maxischermi a bordo pista appaiono immagini che sembrano totalmente fuori dalla realtà.

Il sorpasso dei sorpassi

Zanardi è passato, al Cavatappi, e ora si appresta a vincere la gara e regalare il titolo a Vasser! Ma lo ha fatto in modo incredibile, dove mai nessuno mai prima di lui era riuscito e pochissimi dopo (memorabile a questo proposito la manovra di Rossi su Stoner nel 2007). Il Corkscrew è una veloce “esse” in discesa, così chiamato perché sembra avvitarsi su sé stesso. L’ingresso è assolutamente cieco; il pilota mette le ruote sul cordolo di sinistra senza vedere nulla della pista di fronte a sé.

Il bolognese ha attaccato all’interno, a vita persa, arrivando lungo sulla ghiaia e sfiorando il muro esterno senza staccare il piede dall’acceleratore e uscendo così davanti ad un Bryan Herta che definire incredulo forse non rende l’idea. Una manovra unica, di quelle che capita di vedere una volta nella vita, ma che se riescono entrano di diritto nella leggenda, come quella di Hakkinen su Schumacher a Spa nel 2000, con Zonta in mezzo a fare da spettatore privilegiato non pagante.

Zanardi vince la gara, Vasser e Ganassi il titolo, e quel sorpasso diventa per gli americani The Pass. È tutto bellissimo, se non fosse per un particolare: mentre negli States ancora se ne parla, al di qua dell’Oceano (e soprattutto in Italia) i più non sanno di cosa si tratti. Ennesima dimostrazione di quanto Alex Zanardi sia stato giustamente osannato per i suoi meriti paralimpici, ma ci sia spesso dimenticati del pilota che era e che è sempre stato, anche dopo il Lausitzring.

Forza Campione, continua a lottare come se fossi sempre in staccata al Cavatappi!

Nicola Saglia