A volte non serve doversi inventare praticamente nulla per rendere coinvolgente ed emozionante una storia. Perché in certi casi il copione è già pronto, servito su un piatto d'argento da una serie di accadimenti che mescolano vita, morte, amicizia, tradimenti e una grande passione in comune: quella per la velocità. Il docufilm 'Villeneuve-Pironi', diretto da Torquil Jones e prodotto da Sky, non è soltanto una semplice storia di sport. Ma un viaggio nell'epoca dei Cavalieri del Rischio che narra l'incredibile vicenda umana di due dei suoi protagonisti più acclamati, entrambi traditi da un destino beffardo.

NON SOLO LA STORIA DI UNA RIVALITA'-LAMPO

Per gli appassionati di Formula 1, Gilles Villeneuve e Didier Pironi rappresentano dei nomi che non hanno bisogno di presentazioni. Entrambi accomunati da una macchina rossa, dalla sfida perenne con il rischio ed artefici di uno degli episodi più controversi e discussi nella storia di questo sport. Ma nella produzione realizzata da Noah Media Group c'è molto altro: un racconto fedele della loro parabola sportiva e umana, reso possibile grazie alle testimonianze di personaggi-chiave che hanno avuto modo di conoscerli in maniera approfondita. Al resto ci ha pensato il destino, in grado di rendere l'intera vicenda dal punto di vista narrativo ed emozionale perfino superiore rispetto all'acclamato 'Rush' di Ron Howard, dedicato alla rivalità tra Niki Lauda e James Hunt.

Perchè nella storia di Villeneuve e Pironi c'è anche di più: la vita oltre la morte, i legami ed i ricordi che sopravvivono al rancore del tradimento, l'incredibile beffa del destino che a volte può rivelarsi tanto crudele quanto puntuale. Come in un gioco del fato, a distanza di quarant'anni dall'episodio-clou della vicenda, un Gilles e un Didier si ritrovano l'uno di fianco all'altro, seduti su un divano a riscoprire le foto del passato. In questo caso si tratta però dei due gemelli avuti dalla compagna dello scomparso pilota francese, venuti al mondo soltanto pochi mesi dopo la scomparsa di quest'ultimo nell'incidente avvenuto durante una gara di offshore nell'estate 1987.

Credits: Sky Sport

GILLES E DIDIER: COSI' UGUALI E COSI' DIVERSI

Prima di giungere a questo finale, in grado di rappresentare una sorta di inno alla vita che supera i tragici scherzi del destino, occorre fare un passo indietro per comprendere la storia che lega i due protagonisti. Da un lato Gilles Villeneuve, il piccolo canadese arrivato ai vertici della Formula 1 dopo essersi laureato in patria campione di motoslitte, capace di entrare ben presto nei cuori di Enzo Ferrari e di tutti i tifosi ferraristi grazie al suo stile di guida unico ed inimitabile. Dall'altro l'elegante e terribilmente efficace Didier Pironi, talento cristallino in grado di rivelarsi un rubacuori tra il popolo femminile, ancorché un pilota velocissimo. I due si ritrovano l'uno al fianco dell'altro in Ferrari nella stagione 1981, instaurando da subito un rapporto di amicizia e stima reciproca, condividendo quel pizzico di sana follia che li portava a volersi costantemente misurare sia in pista che fuori.

Un racconto che nasce e si sviluppa grazie alle testimonianze della moglie di Gilles, Joanna, nonché dei figli Jacques e Melanie. Non mancano poi gli interventi anche di coloro che hanno vissuto da vicino anche gli anni più intensi dell'esistenza di Didier, come la compagna Catherine Goux, per non parlare poi di coloro che ebbero l'occasione di frequentarli dal punto di vista puramente "professionale": tra di essi, spiccano le presenze di Marco Piccinini (all'epoca dei fatti DS del Cavallino), di Alain Prost, Jackie Stewart, Mauro Forghieri e della segretaria di Enzo Ferrari, Brenda Vernor. Il tutto con la storia che giunge al famoso punto di "non ritorno" durante il celebre Gran Premio di San Marino 1982, con il controverso cartello "Slow" esposto dal box Ferrari e la vittoria "scippata" di Pironi nei confronti di un incredulo Villeneuve.

DALLA TRAGEDIA DI ZOLDER AL DRAMMA DI HOCKENHEIM

La tragedia di Zolder viene rivissuta anche con immagini e testimonianze inedite, analizzando il tormento personale di un Pironi divorato dal rimorso ma al tempo stesso deciso a completare la propria opera, ovvero quella di potersi laureare campione del mondo. Un obiettivo che con ogni probabilità sarebbe stato raggiunto e (chissà) magari dedicato allo stesso Gilles: se non fosse intervenuto il drammatico incidente di Hockenheim, con una dinamica beffardamente simile a quella del compagno e la fine prematura della carriera per il francese. Il quale, spinto dall'amore innato per la velocità, avrebbe pagato il prezzo più alto soltanto cinque anni più tardi, nelle acque dell'isola di Wight.

A chiudere una ferita, forse mai del tutto rimarginata, ci pensano le immagini dei giovani Gilles e Didier, seduti uno di fianco all'altro come ai bei tempi della stagione 1981, prima che quella Domenica di Imola potesse dare vita ad una spirale incontrollata ed irreversibile. Anche se a voler mettere fine, forse definitivamente, ad una pagina ancora dolorosa, sono sufficienti le parole di Joanna: "Quello di Didier fu un tradimento, non ci sono dubbi. Ma l'incidente di Gilles non è stata colpa sua".

Marco Privitera