I rimpianti esistono nella vita di ogni essere umano. Talvolta per colpa di circostanze avverse, di opportunità non colte, o semplicemente perché il destino ha voluto giocare la sua parte. E' il caso di Ayrton Senna e la Ferrari: la storia di un matrimonio mai nato, nonostante i vari corteggiamenti potessero lasciare presagire una storia a lieto fine. Sino a quel maledetto pomeriggio di Imola.

Ci sono i matrimoni senza amore. E gli amori senza matrimoni. Quello tra Senna e la Ferrari, se non proprio figlio di Cupido, è stato qualcosa che ci è andato molto vicino. Per interesse vicendevole, per attrazione "fisica", perché in fondo entrambi consapevoli che il momento giusto prima o poi sarebbe arrivato. Peccato che il fato abbia voluto altrimenti, portando via troppo presto il campione brasiliano e consegnandolo all'immortalità delle corse.

Lasciando in sospeso un mare di ipotesi, pensieri e storie da raccontare. Già, perché in più di una circostanza l'asso paulista e la regina di Maranello sono stati in procinto di unire le proprie strade. Salvo poi rimandare a data da destinarsi, in attesa di circostanze più favorevoli, quel "momento buono" che sfortunatamente non sarebbe mai arrivato.

DAL 'DRAKE' A FIORIO

Gli occhi su Ayrton Senna erano stati messi già in tempi non sospetti da Enzo Ferrari, all'epoca in cui il giovane brasiliano si affacciava alla Formula 1. Gli exploit sulla Toleman, i primi successi sulla Lotus, ne avevano infatti messo in mostra l'indubbio talento. Si narra anche di un incontro tra il pilota e il Grande Vecchio, che però non portò i frutti sperati in vista di un accordo per il 1987. Nel frattempo, però, le parti avevano avuto modo di "annusarsi" reciprocamente, di capire che le proprie strade avrebbero potuto, presto o tardi, nuovamente incrociarsi.

E così fu, durante la stagione 1990. La Ferrari era tornata competitiva e fu Cesare Fiorio a tentare nuovamente l'approccio. Al punto da arrivare a stilare un pre-contratto, frutto di un incontro segreto svoltosi a Montecarlo tra il pilota ed il manager piemontese. Se non fosse che, in quella circostanza, a mettersi in mezzo fu proprio...Alain Prost. Già, l'acerrimo rivale di Ayrton, che proprio non ne voleva sapere di ritrovarsi il brasiliano anche a Maranello, dopo le schermaglie andate in scena ai tempi della McLaren. Al punto da convincere l'ing. Fusaro (ai tempi presidente del Cavallino) a far saltare tutto. In una guerra interna che, prima dell'addio dello stesso Fusaro, avrebbe partorito i licenziamenti degli stessi Fiorio e Prost, nella travagliata stagione 1991.

L'INCONTRO CON MONTEZEMOLO

Ma Senna e la Ferrari avrebbero ben presto riallacciato i contatti. Stagione 1994, con Jean Todt da poco salito in sella al Cavallino e pronto a gettare le basi per quello che, di lì a qualche anno, sarebbe diventato un ciclo vincente. Che però avrebbe potuto vedere Ayrton Senna, e non Michael Schumacher, nel ruolo di protagonista. Già, perché il brasiliano, una volta consumato il proprio "matrimonio annunciato" con la Williams, si rese ben presto conto che qualcosa non funzionava. Forse non si sentiva sufficientemente coccolato e apprezzato come lo era stato negli anni precedenti in McLaren, dove era diventato il punto di riferimento assoluto. Nonostante quella che, al di là delle impreviste difficoltà iniziali, era a tutti gli effetti la macchina più competitiva del lotto.

Eppure, qualcosa sembrava ancora mancare, nella carriera di Ayrton. Tanto da incontrare, pochi giorni prima della sua scomparsa, il presidente Montezemolo in gran segreto. "Voleva assolutamente venire in Ferrari, cercava solo un modo per potersi liberare dalla Williams" ha dichiarato di recente il manager bolognese. Ma quella promessa di matrimonio non poté mai concretizzarsi. Spazzata via in un week-end senza senso, fatto di drammi e terrore.

Ma anche di rimpianti. Quelli che si provano nel pensare a "come sarebbe stato". Se quel casco giallo avesse incontrato la macchina rossa. Se due storie parallele, ricche di successi, avessero finalmente trovato il proprio punto d'incontro. Se, come la storia dello sport ci insegna, i sogni si fossero tramutati in realtà.

Marco Privitera