Per ogni appassionato di motorsport, questi giorni primaverili rappresentano sempre un periodo di ricordo e di tristezza. Sono tanti infatti i piloti che hanno perso la vita nei mesi di aprile e maggio e, in particolar modo, in queste ore la mente va a quel week-end del GP di San Marino 1994. Momenti impressi nella mente di tutti, anche di chi ancora non c’era, come chi sta scrivendo questo articolo. Ed appare quasi inverosimile come, grazie a quelle terribili immagini del 30 aprile di 26 anni fa, ancora oggi ricordiamo Roland Ratzenberger: un pilota allora semisconosciuto, ma consegnato all’immortalità delle corse.

Tutti infatti conosciamo la brevissima carriera del pilota austriaco in F1, iniziata proprio in quel 1994 al volante della Simtek, una vettura tutt’altro che competitiva. Ha già 34 anni, la stessa età di Senna: mentre il brasiliano al primo appuntamento stagionale di Interlagos è una vera e propria leggenda, Roland è solo un esordiente e non riesce nemmeno a qualificarsi per la gara. Tre settimane dopo termina undicesimo il GP del Pacifico, risultando l’ultimo dei classificati. Si arriva dunque ad Imola e quel sogno chiamato F1 si interrompe per sempre alla Villeneuve. Ma la carriera di Ratzenberger, seppur brevissima nella massima serie, è costellata da tanti successi che in giro per il mondo lo hanno reso una vera e propria star.

LA CARRIERA

Fin da piccolo sogna di diventare un pilota. E’ attratto dalla vicina officina di Walter Lechner ed il suo sogno inizia a prendere forma quando lavora come meccanico e può anche solo "spostare" le auto da corsa.

Da Salisburgo, nel 1982 Ratzenberger si trasferisce in Germania, dove diventa istruttore di guida dell’ISA Racing ed ha l’opportunità di correre in Formula Ford, iniziando a farsi strada anche come pilota grazie ai primi successi.

In quel periodo i migliori piloti emergono dai campionati inglesi. Roland decide dunque di trasferirsi in Inghilterra, dove si fa subito notare nel 1986, vincendo il Formula Ford Festival a Brands Hatch, dominando la corsa. Il team Schnitzer gli offre quindi un contratto per l’anno seguente, ma con le turismo. Grazie allo sponsor ATS, riesce comunque a partecipare ad alcune gare di Formula 3. L’obiettivo però è sempre la Formula 1, ma con le Turismo si guadagna, mentre le Formule minori hanno dei costi. La soluzione è quindi correre in entrambi i campionati, guadagnando da una parte per sostenersi nell’altra.

I risultati sono buoni e nel 1989 si aprono le porte della Formula 3000 inglese, quella che oggi è in pratica la Formula 2. Parallelamente corre però anche in Giappone, sia con i prototipi che con le turismo, perché la paga è buona e può permettersi di fare il pendolare tra Asia ed Europa. Il tutto per continuare a tenere aperta una porta verso la Formula 1.

Dal 1990 Ratzenberger corre solo in Giappone, ma in tre serie: Formula 3000, prototipi e turismo. Nel Paese del Sol Levante fa incetta di vittorie e diventa un vero e proprio idolo. Ha tantissimi fan ed i suoi poster sono presenti ovunque nelle stazioni di servizio.

Non solo notorietà in pista, ma anche gesti di altruismo. Proprio in Giappone, insieme a Heinz-Harald Frentzen, Ratzenberger interviene disinteressatamente in una discoteca, strappando di mano il coltello ad un ragazzo che lo aveva puntato contro una donna.

L'APPRODO IN FORMULA 1

Apparentemente ha tutto, è un pilota affermato… ma vuole la Formula 1. Ed ecco che alla fine arriva la grande occasione nel 1994. La squadra è la neonata Simtek, una vera e propria scommessa. Roland sa che farà fatica con un team poco competitivo, ma non importa. Il sogno si è avverato, voleva la Formula 1 e ci è arrivato. Probabilmente quell’anno sarebbe stato l’unico, non avrebbe mai vinto un Gran Premio e di lui avrebbero avuto un ricordo soltanto pochi cervellotici appassionati. Quel 30 aprile 1994 invece lo ha paradossalmente consegnato alla storia. Quella fatta di tanti piloti che con sacrifici hanno raggiunto il sogno del grande Circus.

Carlo Luciani