Chissà come sarebbe oggi Ayrton Senna, nel giorno del suo sessantesimo compleanno. Un punto di riferimento nel mondo del motorsport, un esempio per le nuove generazioni, una leggenda forte della propria collezione di record. Chissà, forse addirittura presidente del Brasile, o magari ambasciatore delle Nazioni Unite. Celebrato a tutte le latitudini, dopo una carriera capace di ergerlo a vero e proprio simbolo di uno sport. Chissà.

Il tempo passa inesorabile, portando via con sé momenti, luoghi, persone. Ma le emozioni e i ricordi rappresentano qualcosa in grado di resistere alle intemperie dei giorni che passano, delle memorie che si affievoliscono. Oggi Ayrton Senna avrebbe compiuto sessant'anni, e di certo fa una discreta impressione pensarlo, soprattutto per coloro che lo hanno visto "crescere" nel mondo della Formula 1.

Da giovane promessa nelle categorie minori, sino ad astro nascente al volante della Toleman, capace di destreggiarsi con maestria da campione consumato sulle stradine allagate del Principato di Monaco. Da solida conferma nelle sue stagioni in Lotus, sino alla consacrazione giunta negli anni in McLaren. La rivalità con Alain Prost, i tre titoli mondiali, il record di pole position.

Sino al tragico epilogo. Drammatico, imprevedibile, inaspettato. Ayrton Senna se n'è andato quando la carriera aveva ancora molto da offrirgli. Nuovi successi, nuovi traguardi, nuove sfide da superare. La scommessa di rendere la Williams una monoposto più "sincera", stabile e vicina al proprio stile di guida. Il confronto con Michael Schumacher, la nuova stella che con prepotenza si affacciava ai vertici della Formula 1. Il richiamo della Ferrari, con la quale avrebbe voluto disputare gli ultimi anni della sua carriera.

Già, chissà cosa avrebbe riservato la vita ad Ayrton Senna in questo periodo. Chissà come avrebbe commentato l'attuale mondo della Formula 1, così lontano dalle sfide dei tempi quasi eroici a cui lui era abituato. Lui, che mal sopportava l'idea di doversi piegare alle ingiustizie e alle imposizioni. Chissà cosa avrebbe fatto al posto dei piloti moderni, in balìa delle decisioni altrui nell'imbarazzante valzer decisionale di Melbourne. O come avrebbe accolto un Lewis Hamilton, affamato come lui e sempre a caccia di nuovi record.

Forse avrebbe preferito rintanarsi nel suo rifugio dorato di Angra Dos Reis, lontano da tutti e circondato dagli affetti familiari. Quelli che a lui stavano davvero a cuore, dove si sentiva protetto, invulnerabile, inavvicinabile.

Chissà, caro Ayrton. A noi hai lasciato tanti ricordi da condividere, gesta da raccontare e imprese destinate a rimanere nella storia. Un segno indelebile, che solo i Grandi Uomini riescono ad imprimere. E allora, ancora una volta, buon compleanno Magic.

Marco Privitera