È il 13 Giugno 1982. In Spagna, il fischio d'inizio dei Mondiali di Calcio sancisce l'inizio di quella che si sarebbe rivelata una cavalcata storica per i colori azzurri. L'attenzione degli appassionati di Formula 1, però, si concentra sul circuito di Montreal, dove quasi in contemporanea il Gran Premio del Canada sta per avere inizio. Si tratta di una stagione strana, che ancora fatica ad esprimere un vero leader in classifica: a presentarsi al comando è infatti il britannico della McLaren John Watson, seguito a sei lunghezze dal ferrarista Didier Pironi e a otto dal francese Alain Prost su Renault. Negli occhi di tutti è però assai vivo il ricordo di Gilles Villeneuve, scomparso soltanto un mese prima nel drammatico incidente di Zolder.

Mentre tutti gli sguardi si concentrano sulle prime file dello schieramento, in fondo al gruppo si presenta al via anche un giovane pilota milanese di soli 23 anni. Il suo nome è Riccardo Paletti. Per lui si tratta della prima, vera partenza in un Gran Premio: al volante della sua Osella, in occasione del suo debutto a Imola, aveva infatti preso il via dalla corsia box. Riccardo sta coronando un sogno, dopo una rapida ascesa dalle formule minori che nel giro di poco tempo lo aveva portato a sbarcare nella categoria regina. Il suo obiettivo, partendo dalla 23esima posizione, è quello di accumulare preziosa esperienza e di riuscire a vedere la sua prima bandiera a scacchi in Formula 1. Nei box, la mamma Gina ha deciso di fargli una sorpresa, presentandosi all'ultimo momento in attesa di poterlo abbracciare dopo la gara. Ancora non sapeva che non avrebbe avuto mai più l'opportunità di farlo.

LA RAPIDA ASCESA E L'APPRODO IN FORMULA 1

La storia di Riccardo Paletti è figlia di un tempo che oggi appare più che mai lontano. Quella di un giovane ragazzo cresciuto con la passione per lo sport, ma che ebbe l'occasione di avvicinarsi ai motori soltanto una volta raggiunta la maggiore età. Uno scenario impensabile al giorno d'oggi, che però riuscì a condurlo nel giro di pochi anni a debuttare in Formula 1. Dall'esordio in Formula Ford nel 1978 sino all'approdo in Formula 3 e Formula 2 il passo fu assai breve, grazie al supporto economico del padre e alla spinta dello sponsor Pioneer. Al punto che l'opportunità con il team Osella arrivò già nel 1982, quando ancora era a corto dell'esperienza necessaria per correre ai massimi livelli. Un'opportunità che lo stesso Riccardo colse non senza qualche reticenza, visto che avrebbe preferito attendere almeno un altro anno prima di potersi misurare con i migliori piloti al mondo.

Gli inizi, come da pronostico, furono tutt'altro che facili. Al volante di una vettura sicuramente poco competitiva, arrivarono le mancate qualificazioni a Kyalami, Rio de Janeiro e Long Beach. La prima occasione si presentò a Imola, in una gara alla quale comunque presero parte soltanto quattordici vetture per la guerra politica in atto tra FISA e FOCA. Un'esperienza durata solo sette giri, ma sufficiente per fargli vivere l'ebbrezza di partecipare al suo primo Gran Premio di Formula 1. A Detroit un'altra delusione, visto che dopo essersi qualificato dovette cedere la sua vettura al compagno Jarier, rimanendo ancora una volta a bocca asciutta. Dopo altre due mancate qualificazioni (Zolder e Montecarlo) arrivò quindi il momento di Montreal, per il riscatto tanto atteso. Le qualifiche lo videro ottenere un dignitosissimo 23esimo tempo, che gli valse un posto in penultima fila. Per un appuntamento beffardo e crudele con il proprio destino.

IL DRAMMA IN POCHI SECONDI

All'accensione del verde, tutte le vetture scattano regolarmente. Tutte, tranne una. E' la Ferrari di Didier Pironi, che in qualifica aveva ottenuto la pole position. I piloti sopraggiungono a velocità sempre più elevate, riuscendo a schivare millimetricamente la Ferrari del francese. Poi arriva Riccardo Paletti. E' un attimo. Il giovane milanese sta viaggiando già a quasi duecento orari, quando si ritrova davanti a sé un muro. L'impatto è violentissimo: la Ferrari viene scaraventata parecchi metri più avanti, mentre la parte anteriore dell'Osella si sbriciola all'istante. Scattano subito i soccorsi, con la voce di Mario Poltronieri che racconta in diretta all'Italia quanto sta accadendo in quegli attimi concitati. Improvvisamente, si sprigiona una fiammata: è il panico, con i soccorritori che cercano di arginare l'incendio e lo stesso Pironi che si prodiga per tentare di intervenire ed estrarre dalla vettura il povero Paletti.

Ci vogliono parecchi minuti per liberarlo da ciò che resta della sua vettura. Vivo, ma in condizioni disperate: le numerose lesioni toraciche rendono vana la corsa in ospedale. Riccardo Paletti viene dichiarato deceduto la sera stessa, dopo la conclusione della gara che registra il successo di Nelson Piquet. Due giorni più tardi, avrebbe compiuto ventiquattro anni. La salma viene riportata in Italia e oggi riposa al Cimitero Maggiore di Milano. In sua memoria, nel corso degli anni sono state adottate svariate iniziative, tra cui l'intitolazione del circuito di Varano de' Melegari. Proprio laddove si era messo in luce in Formula 3, vincendo davanti a futuri campioni del calibro di Alboreto e Prost. Quello che forse sarebbe diventato anche lui, se solo il tempo glielo avesse concesso.

Marco Privitera