Sono passati quindici anni da quando il tardo pomeriggio italiano di una domenica di ottobre si tingeva di rosso: Kimi Raikkonen e la Ferrari in Brasile portavano a casa un Mondiale di F1 difficilissimo, quello del 2007.

Il dopo-Schumi

Il 2007 rappresentava il primo anno del dopo-Schumacher. Michael nel 2006 aveva salutato (temporaneamente, come avremmo appreso nel 2010) la F1 con una gara consegnata alla leggenda, proprio ad Interlagos, nonostante la concorrenza avesse portato a casa i mondiali. La nuova era della F1 vedeva una Ferrari sempre sulla cresta dell'onda, impegnata in un avvincente testa a testa con la fin troppo agguerrita McLaren, invischiata, dietro le quinte, in una complicata faccenda di spionaggio industriale proprio nei confronti della Scuderia di Maranello.

Come nel campionato del 1986, alla gara finale arrivarono tre piloti in lizza per il Mondiale: Lewis Hamilton con 107 punti, Fernando Alonso con 103 e Kimi Raikkonen con 100. Il compito di Kimi risultava piuttosto arduo, perché il numero di combinazioni di risultato a suo favore era molto più basso rispetto ai suoi avversari.

Crederci per vincere

La scuderia di Maranello, tuttavia, ci credeva per tre motivi. Primo: non è mai finita finché non è finita. Secondo: la sentenza che inchiodava la McLaren alla spy-story necessitava di una validazione in pista con il titolo Piloti. Terzo: Raikkonen, dopo la sgangherata gara del Fuji (quindi con due gare ancora da disputare), pagava 17 punti nei confronti di Hamilton, ridotti a sette in quel di Shanghai.

Kimi Raikkonen e la Ferrari escono da Interlagos vincenti impostando una semplice strategia: svoltare alla prima curva in prima e seconda posizione, prendere il largo, e finire con una doppietta guidata da Kimi. Certo, nell'impresa serviva un pizzico di fortuna e sperare che qualcosa in McLaren andasse storto.

La Ferrari dell'epoca sapeva di contare su un'ottima monoposto, della quale conosceva i limiti, ed aveva le persone guidate, come un branco, da un unico istinto: vincere. In maniera subdola aveva consegnato alla McLaren il compito più facile: vincere il titolo piloti di F1 facendo un piazzamento. La scuderia di Woking, tuttavia, era lacerata all'interno dalla diatriba tra Hamilton ed Alonso, con l'inglese forse ancora troppo acerbo nel gestire l'enorme pressione della rincorsa al titolo.

Dopo la gara Kimi disse: "è stata una grande rimonta, ci siamo sempre detti che ce la potevamo fare. Siamo rimasti uniti e ci siamo aiutati. Ringrazio tutti e ringrazio Massa: abbiamo lottato per il titolo, ma qui l'avversario era Hamilton e abbiamo combattuto insieme. Abbiamo sempre creduto nella possibilità di vincere. Mi tenevano aggiornato sul punteggio e sulle posizioni di Alonso e Hamilton, ma solo quando ho visto la bandiera a scacchi sono stato certo della vittoria. E' stato incredibile."

Le dichiarazioni dai "piani alti"

Luca Cordero di Montezemolo, presidente Ferrari, dopo il trionfo dichiarò: "devo dire grazie a Raikkonen, è forte e ha coraggio nel suo primo anno in Ferrari, parla poco e spinge molto. Kimi è un ragazzo straordinario. Grazie anche a Massa che poteva vincere davanti al suo pubblico e non lo ha fatto. Grazie a Todt. La squadra è stata perfetta. Abbiamo lottato fino all'ultima curva. Abbiamo vinto sul campo, dopo episodi brutti e sleali. Ascoltare l'inno d'Italia in uno sport del genere, così tecnologico, ci premia tutti. Siamo davvero gente che non molla mai. Dietro a questo fantastico titolo ci sono persone straordinarie, che in pista e in fabbrica hanno il vero merito dei risultati. Ed è a loro che voglio riconoscere questo successo. Sono uomini e donne con grande competenza, determinazione e spirito di squadra. E' una vittoria dello sport, di una squadra e dei piloti. Raikkonen Campione del Mondo e Massa, che ha fatto più pole position di tutti e che oggi è stato fondamentale, hanno confermato che la Ferrari ha i due migliori piloti del pianeta. E' una vittoria dell'Italia che lavora: sentire l'inno di Mameli e vedere le bandiere tricolori e quelle della Ferrari sotto il podio mi ha fatto venire la pelle d'oca. Dire che sono felice è poco. Io non me l'aspettavo, però ci speravo e la speranza è l'ultima a morire. Avevo detto che avremmo lottato fino all'ultima curva e l'abbiamo fatto. Grazie a loro."

Jean Todt, AD Ferrari, sottolineò i concetti espressi da Montezemolo: "Le parole sono difficili da trovare, perché non dobbiamo mai dimenticare che dopo il GP del Giappone, eravamo a -17 con Kimi e questo dimostra la difficoltà di quanto siamo riusciti a fare. Sono contento perché è il successo di una squadra fantastica, con piloti straordinari. Dobbiamo sottolineare che è una vittoria di squadra perché se Massa non fosse stato secondo Kimi non sarebbe stato campione. È un grande orgoglio."

Quindici anni dopo

Quindici anni dopo cosa rimane di tutto questo? Molti nella F1 del 2022 ad un certo punto hanno visto una potenziale replica del 2007. L'avvio velocissimo, una parte centrale non proprio entusiasmante, seguita da dei cenni di ripresa. Sfortunatamente il riavvio non ha avuto luogo e da inizio estate in poi risultava chiaro un po' a tutti che il titolo iridato avrebbe percorso la strada verso Milton Keynes mano nella mano con Max Verstappen.

Forse tecnicamente la Ferrari di quindici anni fa lavorava meglio sullo sviluppo. La realtà è che quella scuderia di Maranello non aveva paura della propria ombra ed aveva abbastanza caparbietà da lottare con l'obiettivo della vittoria anche quando i numeri la davano per spacciata, perché, ogni tanto e per davvero, la fortuna aiuta gli audaci. Forse la Ferrari dell'epoca aveva un presidente sicuramente non perfetto (nessuno lo è), ma che si esponeva in prima persona verso i primi clienti del Cavallino Rampante, i tifosi. Quel popolo rosso che agisce da collante della Scuderia e fa sentire la propria presenza spingendo e puntellando l'orgoglio di chi lavora per la Ferrari in F1.

"Io non mi sento così speciale"

Tornando a quel pomeriggio di quindici anni fa, nel 2019 Raikkonen dichiarò: "lo dissi anche lo scorso anno, quando arrivai a fine contratto. Vorrei smettere di essere l’ultimo campione Ferrari. Sinceramente spero che possa accadere molto presto. Io desidero sempre il meglio per la Ferrari, e spero che qualcuno presto riesca a vincere il Mondiale. Continuando a migliorare qualcuno ci riuscirà". Del resto è la stessa persona che nel 2009 disse: "la cosa più bella da quando sono in Ferrari? Ho vinto il Campionato del Mondo. Essere pilota Ferrari ha cambiato la vita? Vincendo il Mondiale, ovviamente, l'ha cambiata molto, ma penso che sia la gente a pensare che tu sia diverso, essendo un pilota Ferrari. Ma io non mi sento così speciale."

Luca Colombo