Nei primi anni della Formula 1 le scuderie scendevano in pista con vetture verniciate nei colori nazionali. Il colore assegnato all'Italia era (e lo è ancora oggi) il rosso e la prima monoposto per la massima Formula prodotta dalla Ferrari (la 125 F1) sfoggiava una tonalità detta "rosso corsa".

Da quel punto in poi, tutte le Ferrari impiegate in Formula 1 saranno teoricamente verniciate con la medesima tonalità di colore.

Rosso in tutte le sue sfumature

L'approccio teorico dice una cosa, ma la realtà pratica ne racconta un'altra. Nel corso degli anni il posizionamento degli sponsor e/o ragioni di praticità hanno generato un numero di Ferrari "differentemente" rosse.

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Prendiamo in considerazione, a titolo di esempio, l'era Schumacher. Dovessimo fare un paragone tra la vettura del 1996 (F310) e quella del 2006 (248F1), noteremmo che il rosso rimane dominante, ma la presenza degli sponsor "colonizza" in maniera differente la carrozzeria.

Livree storiche Ferrari

La bellissima F2007, che succede alla 248 F1, presenta un'intrigante livrea rossa, estesa anche sulle superfici alari: la tonalità di rosso viene modificata durante l'anno giungendo ad una specifica che "rende meglio" (dal punto di vista cromatico) in pista e, soprattutto, in televisione.

Durante la presentazione della più recente SF90 si nota la colorazione "matte red" che vira verso l'arancione in determinate condizioni di luce: forse non è il rosso che il tifoso ferrarista si aspetta, ma l'adozione di questa verniciatura consente di "alleggerire" il peso totale della vettura.

Rosso e bianco

Lasciando da parte le esigenze di sponsor, in settant'anni di Formula 1 la Ferrari ha impiegato due filosofie di colre tipiche: da una parte l'approccio monocromatico in rosso, dall'altra l'alternativa bicolore, con lo schema rosso e bianco.

La prima Ferrari a sfoggiare uno schema simile è la 312T del 1975, affidata a Clay Regazzoni e Niki Lauda. Oltre al bianco, si notano segni distintivi come la fascia tricolore e il numero di gara (carattere nero su sfondo bianco) racchiuso in una figura geometrica.

Nonostante la scomparsa dell'imponente airbox, il doppio colore (con qualche variazione) verrà riproposto nel 1976, nel 1977 e nel 1978. Le vetture in questione sono molto competitive e l'abbinamento cromatico conquista un posto nella memoria collettiva dei tifosi.

Dopo gli Anni Settanta, il layout rosso, bianco e tricolore tornerà su due monoposto di Maranello. Una è la F93A (il bianco avvolge la zona attorno al cockpit) del 1993, l'altra è la SF16-H (qui è bianca la zona superiore della vettura) del 2016. Entrambe le annate, però, non sorridono alla scuderia di Maranello, che conquista un totale di zero vittorie.

La livrea bicolore è ancora presente sulle vetture del 2017 e del 2018, anche se il bianco ed il tricolore vengono confinati in una zona sempre più ristretta della "shark fin".

Non solo rosso

La storia della Formula 1 ha visto la Ferrari deviare pochissime volte dal proprio schema di colori. Del resto il rosso rappresenta un elemento non negoziabile che certifica l'identità della scuderia di Maranello.

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Per trovare un'eccezione alla regola, cioè una Ferrari non rossa, dobbiamo riavvolgere il nastro al 1964.

Come risultato di una delle tante prese di posizione da parte di Enzo Ferrari nei confronti della Federazione Internazionale (e, in questo caso, anche dell'ACI), la scuderia prese parte alle ultime due gare del campionato (a Watkins Glen e in Messico) con una monoposto dipinta di blu con inserti bianchi.

La scuderia si presentò sui campi da gara iscritta come NART (North American Racing Team), con le monoposto di John Surtees e Lorenzo Bandini gestite dall'importatore negli USA Luigi Chinetti.

Il risultato? In una palpitante ultima gara, Surtees arriva secondo, aggiudicandosi il Mondiale. John Surtees entra di diritto nei libri di storia per aver vinto i campionati più importanti sia con le due che con le quattro ruote... e per aver vinto un Mondiale con una Ferrari non verniciata in rosso.

Abbiamo cominciato parlando di un colore... e ci siamo ritrovati a parlare di una Leggenda.

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Luca Colombo