Il GP del Belgio si è chiuso ancor prima di iniziare, dopo una lenta agonia, in maniera imbarazzante a causa del maltempo. C'è ben poco da dire, e ancora meno da approfondire: la pioggia ha di fatto bloccato una gara che, per motivi di sicurezza, non ha preso il via, o meglio, si è interrotta due volte dopo due giri di formazione e due giri dietro la Safety Car.

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POCO DA DIRE, ANZI, NULLA

Ci sono ben poche parole spendibili, quasi tutte di circostanza: la gara è stata una farsa, i biglietti vanno rimborsati, lo spettacolo non c'è stato e via discorrendo. Il problema qui è uno solo: girare dietro la safety car dando l'illusione di poter correre, quando in realtà non ci sono le condizioni, è inutile e pericoloso.

Inutile perché, in condizioni meteo avverse, non saranno certo 20 vetture in fila indiana a far smettere di piovere. Pericoloso perché, con tanta acqua in pista, la visibilità è pari a zero e si corrono troppi rischi con bolidi da 300 km/h.

POCHE IDEE, MA CONFUSE

Solidarietà a Michael Masi, direttore di gara, perché è l'esempio più chiaro del "come fai sbagli", ma sarebbe necessaria un'ampia disamina a livello di direzione gara. L'impressione che abbiamo avuto quest'oggi, però, è stata quella di un mucchio di persone incerte sul da farsi. Il lavoro cosiddetto di under-stress decision making, per usare un inglesismo, richiede mano ferma e mente lucida: tutto ciò è mancato.

È mancato perché, nel momento in cui le condizioni sono proibitive, bisogna evitare di correre rischi inutili senza se e senza ma. La scelta di far girare le vetture alle spalle della safety car, attribuendo metà punteggio, appare come una pezza messa lì per rattoppare un buco: sembra che, in un campionato già raffazzonato per motivi sanitari e con meno tappe del previsto in calendario, possa essere un grave problema chiudere una gara senza punti.

IL DIO DENARO

Gara senza punti significa non valida, quindi senza spettacolo e con biglietto rimborsato. Invece di fatto la gara c'è stata, con tanto di festa del podio, senza esserci stata. A dir poco imbarazzante.

La F3 ha corso in mattinata con asfalto bagnato e in condizioni di scarsa visibilità, ma la F1 non ha corso. Viene dunque da pensare che i giovani piloti altro non siano che carne da macello, vittime sacrificali di un sistema fatto da piloti paganti e team pronti a tutto pur di intascare.

Siamo ancora una volta schiavi del dio denaro, come disse Lewis Hamilton nel GP d'Australia 2020, cancellato per la pandemia poco prima del semaforo verde. Metà punteggio e passa la paura, i soldi restano, la dignità no.

SPETTACOLO IMBARAZZANTE

Lo spettacolo imbarazzante non è stato il trenino di vetture, alle spalle di una vettura di sicurezza, ma la festa del podio e la celebrazione del giro veloce. La gara non si è disputata, giustamente, e in questo l'incidente fatale di Jules Bianchi, come quello di Anthoine Hubert e quello per fortuna senza conseguenze di Lando Norris, hanno fatto da spartiacque.

Vedere un George Russell, fenomenale nel conquistare ieri la prima fila, festeggiare per un secondo posto, così come l'immagine di Mazepin associata al giro veloce (fatto segnare dietro la SC tra l'altro, quindi senza alcun senso) è a dir poco allucinante. Non c'è stata gara, non c'è stata lotta, c'è stata solo l'ennesima perdita di credibilità da parte della Formula 1, frutto di un tentativo fallimentare di disputare un GP senza le condizioni per disputarlo.

Onore a Verstappen che ha vinto questo GP del Belgio, come a Russell e a Hamilton, rispettivamente secondo e terzo, ma la non gara odierna è stato solo un modo di assegnare gratuitamente un punteggio. Speriamo solo di non vivere più nulla del genere.

Beppe Dammacco

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