Cinquanta anni fa la leggendaria Lotus 72 vinse il suo secondo ed ultimo Titolo Piloti in F1, con Emerson Fittipaldi alla guida. Una monoposto tecnologicamente avanzata, mamma di tutte le monoposto venute dopo di lei: andiamo a ripercorrere insieme la sua storia.

Nel 1967 la Lotus, con alla guida il geniale Colin Chapman, riesce a farsi fornire in esclusiva il motore Cosworth. Ma questo vantaggio dura soltanto un anno, dato che gli avversari della monoposto inglese capiscono subito il potenziale di questo propulsore, facendoselo fornire. La scuderia di Hethel ha dalla sua parte la 49, modello con il quale, proprio nel 1968, Graham Hill vince il suo secondo ed ultimo Titolo Mondiale Piloti.

Ma si sa, i tempi in Formula Uno corrono, galoppano e bisogna aggiornarsi e stare al passo con la tecnologia, per equipararsi agli altri o superarli. Il patron della Lotus era il geniale Colin Chapman, un brillante ingegnere, che comprese che la 49 era oramai vetusta.

Il vantaggio iniziale, dato dal motopropulsore, stava lentamente svanendo e la Lotus, che aveva già introdotto soluzioni costruttive determinanti ancora oggi, seppe stupire ancora una volta. Nel 1970, debutta la Lotus 72 ed essa stupì subito per la sua linea a cuneo, ma introdusse tantissime altre novità fondamentali.

Novità che segnano la categoria da quel momento in avanti: un grande alettone posteriore e spostamento dei radiatori dal musetto ai lati dell'abitacolo. Lo spostamento di questi ultimi, avvenne per due motivi principali: una maggior sicurezza in caso d'urto laterale e un miglior raffreddamento del motore.

L'altra novità erano i dischi dei freni spostati sugli assi di trasmissione e non sulle ruote. Proprio per la linea a cuneo, la 72 si ispira alla 56, che corre a Indianapolis. Una profilatura efficiente, che però deve essere equilibrata con altri elementi, come la distribuzione dei pesi. Quest'ultima non era molto efficiente, dato che era un 35% sull'anteriore e un 65% sul posteriore.

L'altro problema erano le sospensioni con barre di torsione, dotate di due sistemi meccanici: l'antibeccheggio e l'antisquat. Il primo impedisce l'affondamento del frontale in frenata, il secondo il suo sollevamento in accelerazione. Grazie a questi due accorgimenti tecnici, l'altezza del fondo vettura rispetto al suolo era mantenuta costante, con vantaggi per l'aerodinamica.

Inoltre si riducevano i trasferimenti di carico da avantreno a retrotreno sia in accelerazione che in frenata, ma la monoposto dava ancora problemi ai piloti all'anteriore e in frenata. Risolte queste pecche, la 72 debutta in Olanda, subito vittoriosa, con Jochen Rindt. L'austriaco centra tre vittorie di fila: Francia, Regno Unito e Germania.

In questo modo mette un'ipoteca sull'iride: sfortunatamente perirà nel tragico incidente di Monza, ma vincerà il Titolo Piloti ''alla memoria'', l'unico nella storia della F1. Quel 5 settembre del 1970, durante le prove del Gran Premio d'Italia, la sua monoposto, all'entrata della Parabolica, scarta improvvisamente verso sinistra, impattando contro il guard-rail. Il pilota muore sul colpo, a causa delle multiple fratture. La causa dell'incidente è la rottura del semiasse destro, all'altezza del disco freno.

L'anno successivo, le gomme diventano slick, creando problemi nell'assetto della 72. Nel frattempo cambia la livrea: da Gold Leaf a John Player Special (JPS) e contemporaneamente si evolve tecnicamente nella versione D. Oltre al cambio estetico, nel già citato 1972, Emerson Fittipaldi vince il suo primo Titolo Mondiale Piloti, l'ultimo per questa monoposto, trionfando in cinque gare. Le corse vinte (Spagna, Belgio, Silverstone, Austria e Monza) danno modo a Chapman, di applicare cinque stelle sull'alettone della monoposto, sottolineandone i successi.

Il feeling tra la 72 e il brasiliano è ottimo, tanto che la considererà la migliore monoposto guidata da lui in tutta la sua carriera. Il 1973 è un anno complicato per la scuderia nera-oro, con Fittipaldi in testa al Mondiale Piloti dopo quattro gare, con tre vittorie su quattro corse. L'unico che può mettergli pressione è Jackie Stewart, in forze alla Tyrrell. Ma anche il secondo pilota della 72, arrivato quell'anno dalla March, ovvero Ronnie Peterson, diventa una spina nel fianco del brasiliano.

Conquistando un secondo posto ad Anderstorp, in Svezia, attira le simpatie di patron Colin, con lo scozzese e il brasiliano entrambi ritirati. Una lotta interna, a questo punto della stagione, non ci voleva, perché in Francia, al Paul Ricard, Peterson conquista la sua prima vittoria, con un altro ritiro di Emerson, causa incidente con Jody Scheckter al 42esimo giro.

Il GP d'Olanda, a Zandvoort, vede la vittoria di Jackie Stewart, ma è ricordato per un episodio tragico: il rogo della March di Roger Williamson, con la sua conseguente morte. A Monza, vince di nuovo Ronnie, che non rispetta gli ordini di scuderia, togliendo il Titolo Piloti a Fittipaldi, che arriva secondo.

Peterson vince anche a Watkins Glen, negli Stati Uniti, con il ritiro prima della gara di Jackie Stewart, già Campione del Mondo matematicamente, perché il suo compagno di squadra Francois Cevert, muore in prova. La Lotus, nonostante questa lotta interna, in seno al team, vince il Titolo Costruttori.

Nel 1974 dovrebbe debuttare la 76, ma viene utilizzata solo in alcune gare, perché poco competitiva. Per quanto poco competitiva, essa porta al debutto un cambio con frizione elettronica, un predecessore per le successive monoposto con cambio sequenziale al volante, molti anni più tardi.

Quell'anno, il Titolo Piloti è una questione tra Fittipaldi, passato in McLaren e Clay Regazzoni, in Ferrari. Ronnie Peterson, vince a Monza, con il team nero-oro quarto in classifica Costruttori.

In quello stesso anno, la 72 viene evoluta nel versione E, che vince per la terza ed ultima volta il GP d'Italia. Sarà l'ultima vittoria di questa monoposto. L'anno successivo, invece, aveva dei problemi con le mescole, più dure quell'anno, mentre la 72 funzionava benissimo con quelle più morbide.

Ci fu anche il tentativo di mettere delle molle al posto delle barre di torsione, ma la situazione rimase invariata. L'unico risultato di rilievo, fu al GP di Spagna, con un secondo posto di Jacky Ickx. Dall'anno successivo, venne sostituita dalla 77.

La 72 è stata una pioniera in tanti campi, essendo la mamma di tutte le monoposto venute dopo di lei. Poteva vincere più Titoli, senza i vari problemi interni alla squadra e tecnici, ma ha segnato la Formula Uno in modo determinante per il futuro.

Sebastiano Blancardi

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