La Dakar 2022 è giunta al quarto giorno di gara tra numerose polemiche riguardanti disorganizzazione e sicurezza generale. Tra l'attentato occorso a Philippe Boutron (categoria Auto, Sodicars Racing #260), le chiassose proteste di Carlos Sainz Sr. circa l'attendibilità del roadbook e la denuncia di Leonardo Tonelli (Moto, ADR #71) verso i ritardi nella consegna delle moto rimaste bloccate, la 44^ edizione del rally-raid più celebre al mondo rischia di diventare un boomerang per l'organizzatore, da tre anni convinto delle potenzialità del territorio saudita.

In più menzioniamo il cambio di programma avvenuto prima della tappa Marathon (Stage 2), annullata per via della forte pioggia che ha reso inagibile il punto di arrivo ad Al Artawiyah. A ciò si aggiungono le proteste delle squadre, che prima dell'inizio avevano criticato la scelta dell'ASO di posizionare la Marathon così presto rispetto alla tradizione. Un insieme di difficoltà che ha forse macchiato la Dakar 2022 sin dai primi giorni di gara.

L'ATTENTATO A PHILIPPE BOUTRON: MINACCIA CONOSCIUTA IN ARABIA SAUDITA

Senza girarci troppo intorno, l'Arabia Saudita non è mai stata globalmente riconosciuta come località sicura. Organizzare eventi di caratura mondiale all'interno dei confini sauditi è un rischio e la prove arrivano non solo dai recenti fatti della Dakar, bensì anche dalla prima tappa della stagione 2021 di Formula E. A fine febbraio, infatti, il paddock della serie elettrica si posizionava alle porte di Riyadh per le prime due gare del campionato poi vinto da Nyck de Vries. Finita la gara del sabato un rumore forte è stato udito dai presenti, ma non proveniva dai fuochi d'artificio, anzi. Si trattava di un missile diretto a Riyadh, per fortuna neutralizzato dalle difese militari saudite.

Quasi un anno dopo ci ritroviamo a parlare di un altro attentato contemporaneo ad una competizione. Per di più stavolta tra i coinvolti figura un pilota, Philippe Boutron (presidente della squadra di calcio US Orléans), sfortunato protagonista della vicenda svoltasi a Jeddah. Mercoledì 29 dicembre, nei pressi dell'Hotel Donatello, un ordigno è esploso all'interno della vettura del pilota francese. Per fortuna gli altri cinque passeggeri non hanno riportato conseguenze mentre Boutron è dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale.

Questi episodi dimostrano quanto i numerosi conflitti non agevolino assolutamente il lavoro di organizzatori, squadre e piloti. L'ASO, ente a capo dell'evento, ha già mosso i primi passi verso un miglioramento della sicurezza, ma quanto davvero si può fare per azzerare questi rischi? La Dakar è un evento enorme, maestoso e per questo pericoloso di natura. Aggiungere ulteriori criticità andando in contesti non proprio tranquilli può solo che rivelarsi una decisione pronta a ritorcersi contro gli organizzatori. Speriamo solo che la gestione sia delle migliori e che la competizione non si trasformi in qualcosa di più pauroso, scenario non così remoto né a Riyadh né a Jeddah nel recente passato.

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ROADBOOK E PERCORSO NON COMBACIANO: CARLOS SAINZ SI SCAGLIA CONTRO L'ORGANIZZAZIONE

Fonte: Audi Sport - Twitter

Il carattere latino di Sainz Sr. si è percepito anche stavolta, tanto che le pesanti parole rivolte all'organizzatore hanno fatto rapidamente il giro del mondo. Lo spagnolo corre quest'anno con il nuovo veicolo ibrido sviluppato da Audi (RS Q e-tron), auto portata al successo al termine del quarto giorno di gara. Sainz ha quindi consegnato alla storia la prima vittoria di una vettura ibrida nella Dakar, passando però per giorni difficili e frustranti.

Nella seconda stage, infatti, lo spagnolo ed il suo copilota - Lucas Cruz - hanno perso una quantità enorme di tempo. A fine PS si sono ritrovati addirittura a quasi due ore dal leader Nasser Al-Attiyah. Il ritardo accumulato dal portacolori Audi si ritrova tutto nella discordanza tra le note comunicate nel roadbook ed il percorso vero e proprio, secondo Sainz totalmente diverso da quando segnalato nel programma di gara. In un'intervista post-prova speciale rilasciata a Marca lo spagnolo ha spiegato la questione:

"C'era una zona in cui era segnalato un punto medio di 10 gradi e su quella stessa strada invece di rimanere a 10 spiccava a 300. Pensavamo fosse sbagliato, siamo andati e tornati più volte e c'erano un sacco di auto, moto e quad che facevano la stessa cosa. Non siamo riusciti a venirne a capo - ha proseguito Carlos Sainz Sr. - Né io né molti altri abbiamo capito cosa stesse succedendo, Lucas (Cluz, navigatore, ndr.) può spiegarlo meglio. Quante persone si sono perse lì? Se l'organizzazione della Dakar volesse davvero una situazione del genere sin dal secondo giorno di gara sarebbe un peccato."

LEONARDO TONELLI E LA MOTO CONSEGNATA DUE GIORNI DOPO

L'episodio di Sainz è solo la punta dell'iceberg perché in questa Dakar anche i privati iniziano ad alzare la voce. Questo è il caso di Leonardo Tonelli, pilota italiano in gara nella categoria moto con l'Husqvarna 450 del team Africa Dream Racing. Tonelli ha esordito nella Dakar proprio nel prologo, ma il sogno ha subito un brusco rallentamento al km 10 del secondo giorno (Stage 1B). Appena iniziata la prima speciale di durata Tonelli ha avvertito problemi al sistema di iniezione. Il toscano ha contenuto le difficoltà fino al 196° km, quando la sua Husqvarna si è ammutolita. Tappa conclusa in anticipo sì, ma con il sistema "Dakar Experience" l'avventura può continuare anche se effettivamente fuori classifica.

Fonte: Leonardo Tonelli - Instagram @rally_zone

Tuttavia nulla è andato per il verso giusto ed il 24enne italiano ha attraversato due giorni di pura incertezza insieme alla propria squadra, che ha ricevuto la moto solamente otto ore fa. Lo sfogo è stato pubblicato sul profilo Instagram del pilota che, attraverso le "storie", ha spiegato la situazione:

"Sono arrabbiato, un'organizzazione a dir poco ridicola per quanto riguarda il rally più importante del mondo. Purtroppo ieri il camionista che trasportava la mia moto si è fermato a dormire a 160 km dal bivacco quindi non sono riuscito a iniziare la terza speciale. La moto non è ancora arrivata dopo tre giorni di attesa e ricordo che l'iscrizione costa €15,900."

Scenario a dir poco surreale questo, capace di evidenziare un problema organizzativo non da poco e, soprattutto, non da Dakar. I contrattempi ci possono stare, stiamo pur sempre parlando di una competizione pianificata su larga scala. Tuttavia, tre giorni per consegnare una moto rappresentano una mancanza di rispetto verso chi sostiene a 360° questa disciplina.

Matteo Pittaccio