Prendiamo un momento per analizzare la situazione attuale di Jonathan Rea, campione attualmente in carica e quattro volte iridato in Superbike, alla luce del weekend di Assen (sua pista preferita) che poteva essere un punto di svolta della sua stagione, al netto del taglio di 250 giri motore alla Ducati di Bautista, rivale per il titolo e leader del campionato con 44 punti di vantaggio.

“E’ lo stesso Jonathan Rea del 2018 o è un Jonathan Rea diverso?” si chiedeva ieri Max Temporali durante la cronaca di gara-2 ad Assen (pista sulla quale Rea è pressochè imbattuto) mentre Johnny dava la caccia ad un Bautista veramente impressionante sulla pista forse meno adatta alle caratteristiche della Panigale V4R.

La realtà dei fatti è che, ad oggi, Jonathan Rea è un pilota nettamente ridimensionato dallo strapotere del binomio Bautista-Ducati e che, al momento, non può fare nulla per arginare la superiorità tecnica e di pilota che la Rossa di Borgo Panigale può vantare. Inoltre si nota la differenza tra un pilota MotoGP sottovalutato (Alvaro) e tutto il lotto di piloti Superbike (Rea in testa).

Eppure Johnny ci mette tanto del suo per non perdere il codone della moto numero 19, ma sembra correre veramente al limite sia personale che della moto, nonostante il motore nuovo in versione 2019 sulla ZX-10RR “base”.

Si è passati dal sorriso del dopo Aragon, pensando ad Assen come un punto di svolta nella stagione di Rea, allo sguardo cupo e preoccupato del pilota appena arrivato nel parco chiuso di gara-2, conclusa in P3 dietro anche all’idolo locale Michael Van Der Mark con la Yamaha. Eppure le premesse del weekend erano ottime per Rea: miglior tempo in FP1 e migliore prestazione nelle FP3, con Bautista e la Ducati leggermente attardati; le gare, però, hanno detto tutt’altro.

Se gara-1 di ieri mattina è stata più “combattuta”, con Johnny staccato di soli 3” da Bautista, gara-2 ci ha offerto una chiave di lettura diversa della situazione tecnica di Rea e della Kawasaki. Nella sua testa voleva partire subito davanti per mettere pressione a Bautista, così per vedere fino a che punto potesse spingersi lo spagnolo della Ducati, ma la triste realtà dei fatti è stata un Alvaro impegnato a giocare al gatto col topo con Rea, potendo passare in qualsiasi punto ed in qualsiasi momento. E così è stato: Rea è stato fiocinato in un baleno dalla più potente V4R in mano allo spagnolo, con un colpo psicologico difficile da mandare giù.

In effetti, nella fase centrale della gara, Rea non è sembrato in grado di arginare Bautista, pur girando più o meno come lui e rispondendo ai suoi tempi. Il manico di Johnny è fuori discussione, altrimenti non si vincono quattro mondiali in fila. Il problema vero è che gli altri si sono avvicinati alla Kawasaki, a tal punto da essere nettamente più veloci della verdona di Akashi: questo sta mettendo la Kawasaki in crisi, Rea compreso, il quale le prova tutte per rimanere agganciato al secondo posto.

La risposta alla domanda di Temporali l’ha data Edoardo Vercellesi: “E' lo stesso Jonathan Rea del 2018, ma con il problema Alvaro Bautista”. Effettivamente è così: psicologicamente diventa devastante prendere complessivamente un minuto di distacco, solo nelle prime gare, dalla Panigale V4R guidata magistralmente dallo spagnolo.

Fin dall’Australia si era capito che contro il binomio Bautista - Ducati ci fosse da ben poco da fare, nonostante i proclami del guru Pere Riba, che aveva etichettato la V4R come niente di speciale. Australia, Thailandia, Aragon ed ora Assen: 11 vittorie a zero e 44 punti di vantaggio di Bautista su Rea. Il campionato è ancora lungo e può succedere ancora di tutto, ma la sensazione che possa diventare un monologo di Bautista è tangibile.

Adesso arrivano due settimane di pausa molto importanti prima del prossimo round, ovvero il GP d’Italia ad Imola, pista che può essere “amica” di Johnny e della Kawasaki. Rea può contare sul fatto che Bautista non ha mai visto Imola e potrebbe essere davvero la gara chiave di questo inizio di stagione che vede i campioni in carica soffrire terribilmente contro Ducati, la quale ha inevitabilmente alzato l’asticella della competizione in Superbike, schierando l’arma migliore possibile per riprendersi il trono del Campionato.

Marco Pezzoni