Ci sono imprese sportive che entrano di diritto nella leggenda, e la vittoria di Sandro Munari e Mario Mannucci al Rally di Montecarlo ’72 è certamente tra queste. I motivi sono tanti, ma una cosa è certa: l’affermazione della Lancia Fulvia HF in quell’edizione fu qualcosa di incredibile, che ha segnato una pagina indelebile del rally e del motorsport in generale.

Un Mondiale in una gara

Per capire cosa volesse dire partecipare al Rally di Montecarlo in quegli anni, bisogna fare un vero e proprio tuffo nel passato. Il 1972 è l’ultima annata in cui non esiste un vero e proprio Mondiale, che verrà istituito a partire dall’anno successivo e solo per quanto riguarda la graduatoria riservata alle Marche. Per la creazione di una classifica riservata ai piloti, invece, occorrerà attendere altri sette anni.

Quell’anno poi, la gara sulle strade del sud della Francia rappresentò un evento particolarmente importante, in cui si scontrarono dei veri titani. Lancia, Alpine, Porsche, Fiat, Datsun e Ford si diedero battaglia lungo i 5000 km del percorso, resi ancora più insidiosi dalle continue nevicate in quei giorni tra il 21 e il 28 gennaio. La 41° edizione del Rally di Montecarlo, infatti, si segnalò come una delle più ghiacciate di sempre, con il verglas a farla da padrone.

Una sfida tecnologica

In queste condizioni, i francesi davano per scontata la vittoria delle Alpine A100, che schieravano in veste ufficiale ben sei equipaggi. A far più paura ai transalpini erano le Porsche 911S, con Waldegaard-Thorszelius e Larrousse-Perramond che, in caso di asfalto asciutto, avrebbero potuto in realtà avere vita facile, soprattutto per la potenza espressa dalle vetture di Stoccarda.

La squadra Lancia, guidata dall’allora trentaduenne Cesare Fiorio, schierava ben sei equipaggi, tra cui quello composto dal Drago Munari e Mannucci, alla guida della Fulvia HF 1600. Tutti piloti e navigatori di prim’ordine, ma la vettura pareva essere condannata ad uscire sconfitta, perché tra le più vecchie e pesanti del gruppone. Il tricolore italiano era difeso anche dalle Fiat 124 S di Paganelli, Lindberg e Lele Pinto, che accusavano però pesanti problemi ai freni.

Le vetture tedesche erano le più potenti al via, con quasi 2500 cc. di cilindrata, contro i 1600 di Lancia HF e Alpine. Le vetture francesi, però, avevano dalla loro la leggerezza: solo 700kg, contro gli 860 delle italiane e i 960 delle Porsche, veri giganti rispetto ai rivali.

Il Drago e il capolavoro dell’ultima notte sul Turini

Il Rally in sé si trasformò da subito in una vera e propria sfida epica tra uomini e macchine. L’inizio fu a vantaggio delle Porsche, che approfittarono dei tanti tratti puliti e asciutti, maggiori (almeno nella prima giornata), rispetto a quelli innevati. Ma quando, nella notte di martedì 25, iniziò una vera e propria tormenta, le 911S persero tutto il vantaggio dato dalla cavalleria.

A questo punto, le notizie che arrivavano dalle Alpi francesi infiammarono l’Italia: Munari e Mannucci guidavano le danze, grazie anche agli pneumatici chiodati Pirelli. Nei giorni successivi, le cose cambiarono, con le Alpine a prendere il comando e Munari sempre terzo in agguato. La notte decisiva fu l’ultima, in cui era in programma il mitico Col de Turini, che nel 2022 tornerà da grande protagonista.

Mentre Radio Montecarlo diffondeva gli aggiornamenti da questa parte delle Alpi, sui tornanti del Colle più famoso del Motorsport fu un tripudio di bandiere tricolori, tutte a spingere il Drago nell’impresa che riuscì ad effettuare. Darniche e Andersson, con le Alpine, alzarono bandiera bianca, mentre la Fulvia HF #14 rossa e nera di Munari e Mannucci divorava precisa e spietata le pieghe delle ultime PS. Alla fine, fu il tripudio, grazie anche alla perfetta organizzazione di Fiorio e alla proverbiale affidabilità Lancia, anche con una vettura ormai a fine ciclo.

Nella storia delle corse e non solo

La notizia della vittoria a Montecarlo di Munari e Mannucci ebbe un risalto molto importante nei mass media dell’epoca. I due furono invitati subito alla Domenica Sportiva, diventando poi i protagonisti di uno spot Pirelli all’interno di Carosello. Un’esposizione massiccia e fortemente meritata, che ebbe anche una grande importanza nella carriera dei due, lanciata verso il suo picco negli anni successivi alla guida della nuova arma messa loro a disposizione dalla Lancia: la mitica e magica Stratos.

Ma Sandro Munari, in una delle sue ultime uscite pubbliche, ha dato una lettura ancora più profonda, che va ben oltre l’aspetto puramente sportivo. “Il momento più bello della mia carriera non è stato per motivi agonistici o di competizione, ma quale riflesso morale di una mia vittoria. Perché ho avuto l’orgoglio di salvare tanti posti di lavoro, vincendo il Monte ’72, prolungando la vita commerciale della Lancia Fulvia e ridando speranza a tutte le famiglie delle maestranze”.

Imprese, macchine e uomini d’altri tempi; diversi, ma sempre ben presenti e vivi in ogni curva del Rally più leggendario di sempre, che anche in questo 2022 ha aperto la stagione del WRC, l’alba di una nuova era per il mondo del traverso. Intanto, tutta la redazione di Livegp.it vuole fare un enorme in bocca al lupo al Drago, appena tornato a casa dopo il lungo periodo di degenza in ospedale. Forza Campione!

Nicola Saglia