Con il GP di F1 a Miami prenderà il via anche la terza stagione della W Series, che vedrà il ritorno in pista della campionessa in carica, Jamie Chadwick. Con la terza apparizione nella serie, sorgono alcuni interrogativi sull'effettivo apporto del campionato femminile nella carriera delle ragazze che lo affrontano e, in modo particolare, sulla traiettoria fino ad ora seguita da parte di Jamie.

Il ritorno

Durante l'inverno, non senza sorpresa, Jamie Chadwick ha firmato un contratto con Jenner Racing per affrontare la terza stagione della serie. La domanda fondamentale per la campionessa in carica riguarda il perché di questa scelta. Fondamentalmente la risposta va trovata nel fatto di come l'inglese non abbia trovato concretizzazione nell'ingresso in F3, obiettivo in un certo senso "minimo" considerando il passato dell'inglese ed una potenziale ascesa verso la F1.

"Non ho avuto modo di assicurarmi un volante da altre parti" ha affermato Jamie in un'intervista. L'inglese ha espresso pubblicamente la propensione all'uscire fuori dai cancelli della W Series ed affacciarsi nel mondo delle serie propedeutiche. In realtà Chadwick ha trovato il solito ostacolo difficilmente aggirabile, i soldi: "Il prossimo passo costa quattro volte il mio budget attualmente disponibile."

Se non passa la campionessa, chi altro?

La posizione di Jamie apre qualche tema di discussione sulla situazione della W Series. La due volte vincitrice della Serie femminile, accreditata quindi di un milione di dollari e punti di SuperLicenza FIA come premio, non riesce a costruire una solida rete di relazioni e fondi per salire di categoria nelle formule propedeutiche europee.

In realtà la partecipazione dell'inglese all'edizione 2019 qualcosa aveva smosso. Nel 2020 ricordiamo l'esperienza in Formula Regional europea con Prema. Tecnicamente parlando non possiamo parlare di passo in avanti, paragonando le monoposto, ma sicuramente di un campionato con portata diversa. L'esperienza ha visto Jamie Chadwick terminare in nona posizione, non proprio un risultato brillante considerando che i compagni di scuderia (tra l'altro più giovani) hanno occupato facilmente i piani alti della graduatoria del campionato.

Nel 2021 va notato l'impegno, parziale, in Extreme-E e l'impegno come development driver per Williams Racing...qualsiasi cosa rappresenti questo ruolo.

W Series apre alcune porte

Probabilmente l'esperienza non proprio avvincente del 2020 ha rallentato la scalata di Jamie. Contemporaneamente, la situazione ha messo un punto di domanda sull'effettività della W Series. Uno dei nervi scoperti riguarda la mancanza di limiti di età o uniformità di esperienza. La griglia, fino ad oggi, sembra divisa tra veterane dell'automobilismo e ragazzine alle prime armi.

La W Series apre porte per diverse promozioni nel mondo dell'automobilismo, ma non permette ancora la scalata verso la F1. Non sembra fornire canali di appoggio nella strada che passa, giocoforza, dalle formule propedeutiche europee. Il problema di Jamie Chadwick rimane sempre quello: non ha abbastanza "tiro complessivo" da trovare supporto nel contesto.

Del resto Jamie ha recentemente dichiarato di guardare con interesse all'America, "un posto che vorrei esplorare di più nella mia carriera automobilistica, che sia IndyCar o altro non importa". Probabilmente Chadwick si trova ad un bivio della carriera e deve decidere, in maniera oggettiva, cosa fare da grande.

A parte quest'ultima nota, la W Series, a cominciare da quest'anno, dovrà prendere Jamie come caso di studio. Bisognerà prendere le giuste decisioni per poter inquadrare meglio e rafforzare il proprio apporto nel mondo del motorsport. A ben pensarci diventa controproducente avere una serie a ruote scoperte a supporto della F1 che in realtà viaggia completamente senza correlazione con il mondo delle monoposto addestrative europeo.

Luca Colombo