In questa puntata di "Storie da Corsa" vi parliamo di una leggenda dell’automobilismo siciliano: Nino Vaccarella, soprannominato “il Preside volante”. Vaccarella infatti oltre ad aver vinto le più importanti gare del Mondo tra cui la 24h di Le Mans e la Targa Florio, era anche effettivamente il Preside dell’Istituto Oriani di Palermo.

GLI ESORDI

Nino Vaccarella nasce a Palermo, il 4 Marzo 1933. Terminati gli studi di giurisprudenza, si dedica insieme alla sorella, alla conduzione dell’Istituto scolastico privato di proprietà del padre che venne a mancare improvvisamente. Da lui eredita una Fiat 1100 con la quale si dedica alle prime corse locali esordendo con un quinto posto nella famosa salita “Passo di Rigano-Bellolampo”.

La svolta però arriva nel 1959, quando dopo essere riuscito ad acquistare una Maserati, Nino Vaccarella partecipa nella categoria “Sport 2000”. Proprio in quest’ultima arrivano le prime soddisfazioni, tra cui la vittoria della famosa cronoscalata “Monte Erice”. Vittoria che lo fece notare dal conte Giovanni Volpi, titolare della Scuderia Serenissima che in quegli anni partecipava nei campionati F1, Sport e Gran Turismo.

LE VITTORIE INTERNAZIONALI

E’ proprio con la Scuderia Serenissima che Nino Vaccarella esordisce nel Mondiale di F1 e più precisamente nel GP d’Italia del 1961, nel quale purtroppo è costretto a ritirarsi. Vaccarella ci riproverà un anno più tardi prendendo parte al GP di Germania in cui finirà quindicesimo, ed al successivo GP d’Italia in cui si classificherà invece nono.

Nel 1963 Vaccarella passa alla Scuderia Ferrari, collaborazione che gli permette di continuare con il suo lavoro di Preside ed al tempo stesso gareggiare. Con Ferrari arriva secondo alla 12h di Sebring, vince la 1000 km del Nurburing ed anche la mitica 24 Ore di Le Mans in coppia con Jean Guichet. Queste vittorie gli assicurano anche il titolo mondiale con la Rossa nella categoria “Sport Prototipi”. Fu così che i giornalisti coniarono il soprannome di “Preside volante”. L’anno successivo Vaccarella avrà un altro assaggio di F1 sempre al GP d’Italia dove si classificherà dodicesimo.

Ma le soddisfazioni per Vaccarella arrivano anche nella sua terra, dove entra nel cuore di tutti i siciliani con la vittoria della Targa Florio nel 1965 in coppia con Lorenzo Bandini. Competizione a cui  il Preside volante parteciperà assiduamente e vincerà altre due volte: nel 1971 con Toine Hezemans e nel 1975 con Arturo Merzario. Ma questa è un altra storia che contiamo di raccontarvi in un uno speciale dedicato.

IL RITORNO IN FERRARI 

Dopo una breve parentesi con Alfa Romeo in cui vince la 24 di Daytona e la 500 km di Imola, Nino Vaccarella ritornerà in Ferrari nel 1970 per guidare la 512S nel Campionato Mondiale Marche. Quell’anno vince la 12 ore di Sebring, arriva secondo alla 1000 km di Monza, terzo alla Targa Florio ed alla 1000 km del Nurburing. Il preside volante ci riproverà anche alla 24h Ore di le Mans, ma dopo una straordinaria qualifica in cui ottiene la pole position, è costretto a ritirarsi per la rottura del motore. 

LE MANS 1970

E proprio a riguardo di quella mitica edizione, preferiamo raccontarvela prendendo in prestito le parole dello stesso Vaccarella per capire che personaggio era veramente il Preside volante.

“Arrivai in Francia tardi, perché in quel periodo avevo gli scrutini all’Istituto e mica potevo mancare. Salgo in macchina in extremis, praticamente a fine prove. E guarda che tuffarsi con una Ferrari 512S sui rettilinei di Le Mans 1970 sfidando tutte le Porsche 917 non è mica uno scherzo, ma io lo faccio e basta. Bang! Un giro di quelli buoni e quando manca una mezzoretta scarsa alla fine delle qualifiche, lo sai chi sarebbe in pole? Vaccarella Nino proveniente dall’Istituto Oriani. Infine, le cose cambiano di poco e perdo la partenza al palo di poco, ma che importa. Il segnale chiaro l’avevo lanciato. Avevo goduto. Pazienza se poi ho rotto il motore subito, in gara. Io glielo avevo detto al termine delle qualifiche a Forghieri che il propulsore suonava strano, ma lui niente, non ci ha creduto. Peccato. Perché io ho sempre prediletto i circuiti ultraveloci. Paradossalmente sono stato amato per la Targa Florio, idolatrato dai siciliani per una corsa che come morfologia del tracciato neanche mi piaceva. Sì, certe volte la vita è strana».

Julian D’Agata

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