Sono passati 103 anni della nascita di Alberto Ascari, colui che ancora oggi è l’ultimo italiano ad aver conquistato il titolo mondiale di Formula 1. Da tutti soprannominato “Ciccio”, Alberto è figlio di Antonio Ascari, anche lui pilota, in competizioni che hanno gettato le basi della F1 come la conosciamo oggi.

Il padre di Ascari muore quando Alberto ha solo sette anni, ma riesce comunque a passare la passione per le corse al figlio, che, per correre, dovrà riuscire anche a vincere la contrarietà materna diventa lui stesso pilota.

Ascari diventa uno degli alfieri della Ferrari e sarà proprio lui a vincere i primi due titoli iridati per la casa del Cavallino Rampante, contribuendo a scrivere i primi capitoli della storia della scuderia di Maranello nel Circus.

Ferrari: "Preciso e deciso, impossibile da superare se in pole"

Proprio Enzo Ferrari, nel suo libro “Piloti che Gente”, descrive perfettamente il pilota Alberto: "Ascari aveva uno stile preciso e deciso, ma era l’uomo che aveva bisogno di partire in testa. Quando partiva davanti era difficilmente superabile: oserei dire ch’era impossibile superarlo…relegato in seconda posizione o più indietro, non era il combattente che io avrei desiderato di vedere in certe occasioni. Non perché ciò lo disarmasse, ma perché quando doveva inseguire e doveva superare l’antagonista evidentemente soffriva non di un complesso d’inferiorità, ma di un nervosismo che non gli consentiva di esprimere la sua classe".

"Per Ascari - continua il Drake - valeva proprio l’opposto della norma: di solito, infatti, il pilota che si trova in prima posizione è preoccupato di mantenerla, si può distrarre nel controllare la situazione dietro a lui, studia il proprio passo, è spesso incerto se spingere o no; Alberto invece si sentiva sicuro proprio quando faceva la lepre; in quei momenti il suo stile diventava superbo, e la sua macchina imprendibile.”

Il titolo del 1953 è una lotta contro l’argentino Fangio in una battaglia in cui c’è un profondo rispetto e stima reciproca tra i due contendenti. Alberto ha segnato record che ancora oggi resistono nel mondo della Formula 1 e che lo consacrano come uno dei migliori piloti.

Un vero cavaliere del rischio che ha corso in un mondo, dove le corse non conoscevano la sicurezza di oggi.

Ascari non si ferma solo al mondo della Formula 1, correndo anche alla Targa Florio e alla Mille Miglia, di cui vince l’edizione del 1954. Non solo suolo europeo; il pilota italiano tentò la 500 miglia di Indianapolis, che fino al 1960 è una gara valida per il mondiale di F1. Il timido tentativo di Ascari si conclude con un ritiro, ma rimane uno dei pochi piloti europei che hanno provato ad affacciarsi a quella competizione

Ascari decide di passare alla Lancia nel '54 e di investire sul futuro progetto della Formula 1 che nel primo anno ha i suoi problemi di gioventù. L’anno dopo sembra che per l’italiano vada meglio, ma a Montecarlo esce fuori di pista e finisce in acqua all'altezza della chicane del Porto.

Tutto sembra risolversi per il meglio, con Ascari che non riporta nessuna ferita, ma il destino è spesso in agguato anche per i campioni. E, 30 anni dopo la morte del padre Antonio, è ancora una volta il numero 26 a segnare la fatalità e la morte.

Tutt'oggi, non è chiaro cosa sia successo nella dinamica di quell'incidente a Monza, ma di certo rimane solo il vuoto che ha lasciato nelle corse.

Molti piloti italiani hanno provato a ripercorrere le sue orme, e alcuni, come Baldini, Musso, Castellotti e De Angelis hanno perso la vita per inseguire quel sogno iridato. L’ultimo pilota italiano ad essere andato vicino al titolo è Alboreto proprio con la Ferrari, ma ancora una volta il Mondiale è sfuggito.

Ancora oggi stiamo aspettando che un pilota di casa nostra torni a seguire il sentiero tracciato da Alberto Ascari, primo bi-campione della storia della Formula 1. 

Chiara Zaffarano