Secondo importante unveiling per la MotoGP 2016: dopo il team factory Yamaha, è stato infatti il turno della prima squadra satellite di Ducati, il team Pramac. Anno nuovo, vita nuova dunque. Il team Pramac cambia quindi denominazione e diventa Octo Pramac Yakhnich MotoGP 2016. Nome un po’ complesso da ricordare, ma che di sicuro porterà il team Pramac capitanato da Francesco e Giacomo Guidotti ad un livello di competitività mai raggiunto prima da un team satellite Ducati.

Nei giorni antecedenti alla presentazione della moto, da sottolineare che era stata siglata un'importante partnership tra il team Octo Pramac e Yakhnich Motorsport, prestigioso marchio del panorama motociclistico in terra russa e già partner di Yamaha nel 2013, con tanto di titolo Supersport conquistato da Sam Lowes.

Ma passiamo al succo della presentazione: moto, piloti, livrea. Come sappiamo, la moto in dotazione al team Pramac è la Desmosedici GP15 che ha usato Michele Pirro nelle sue wild card durante la scorsa stagione. La moto laboratorio, per intenderci, dotata delle famose alette comparse già sulle GP15 di Dovizioso e Iannone. Capitolo piloti: oltre al confermatissimo 26enne ternano Danilo Petrucci (podio a Silverstone e tante belle prestazioni) ci sarà l’inglese Scott Redding (un podio anche per lui, a Misano, nella gara pazza). Livrea: data la partnership con Yakhnich Motorsport, la livrea della moto ricorda molto la bandiera della Russia. Ovviamente il bianco dello sponsor Octo e il rosso Ducati rimangono la parte classica della carena, mentre due righe blu e rosse partono dal cupolino per finire sulla sella della D16 GP15. Cambio anche per quanto riguarda la livrea della tuta: classico bianco/rosso Pramac con una riga blu sul petto. Anche il logo del team cambia vistosamente: la scritta Octo su sfondo blu, mentre la scritta Pramac su sfondo rosso con l’aggiunta di “Yakhnich” in grigio.

Ma ecco le parole di Francesco Guidotti, team manager Pramac e dei piloti Petrucci e Redding: Ci sono delle novità tecniche che rimescolano le carte e ci tolgono qualche certezza, a partire dalle gomme. I primi GP saranno molto importanti, sia per la squadra che per i piloti. Pensiamo che dopo una stagione così così, Scott possa avere una gran voglia di riscatto. Ha un carattere che si sposa con la nostra filosofia. Sembra che si adatti benissimo alla Ducati a vedere dai tempi dell’ultimo test a Jerez. Quanto a Danilo l’anno scorso è andato fin troppo veloce (ride). E’ stata una scommessa, pensavamo avesse bisogno di più tempo invece è stato subito veloce. Rilanciamo dopo la scommessa”.

Parola anche ai piloti nel corso della conferenza di presentazione. Scott Redding: Mi dicevano che questa squadra era come una famiglia e infatti è così, mi sono subito trovato bene e mi ha dato fiducia. Ho dovuto cambiare un po’ il mio stile di guida perché è tutto diverso, moto, gomme ed elettronica, ma sto imparando velocemente e il team mi sta aiutando. Logicamente ho dovuto conoscere sia la moto che le gomme, ma la Desmosedici già a Jerez mi sembrava la mia moto. Non avendole mai provate prima di Valencia, se non una volta ad Aragon, ho dovuto capirle. Non è vero che non si può spingere con quelle gomme, ma bisogna scoprire come. Stare nel primi 6 in classifica e salire qualche volta sul podio. Credo che questa moto possa permettermi di mostrare il mio potenziale. Non credo, non bisogna dimenticare che quest’anno partiremo tutti dallo stesso livello e sono sicuro di avere un pacchetto che mi consentirà di essere competitivo. Sto lavorando per quello. Ma è una cosa che mi dà ancora più motivazioni. Io sapevo di potere essere più veloce, ma non potevo farlo. Nel 2014 avevo una Honda Open e sappiamo i problemi di quella moto, il telaio andava bene ma non aveva potenza. Non ho potuto far altro che cercare di essere il migliore dei miei compagni di marca, e ci sono riuscito. Sì, ma con quella moto era tutto complicato, non per niente Pedrosa e Marquez hanno cambiato telaio, ma io non potevo. Non andava bene niente, non riuscivo neppure a muovermi in sella come volevo, si faticava solo per farla funzionare nel modo corretto. E’ completamente differente, per me è più facile della Honda. Sono tante le cose diverse, a partire dalla posizione in sella o dal modo in cui ci si muove sopra. Ha tanta potenza, ma nello stesso tempo è utilizzabile, non come sulla Honda. L’erogazione è morbida, controllabile. Per me è difficile dirlo perché non l’ho mai usata con le Bridgestone e non me ne preoccupo. A Valencia però i miei tempi erano già in linea con quelli del mio compagna di squadra e a Jerez sono stato il più veloce

Danilo Petrucci: Io volo basso, perché grandi aspettative portano a grandi delusioni. Rifare quello che ho fatto l’anno scorso andrebbe bene. Prometto solo che alla prima gara sarò più forte dell’anno scorso. Io parto per fare il mio lavoro, sia io che la squadra che Ducati sappiamo dove possiamo arrivare. E’ la bandiera a scacchi, poi, a decidere le posizioni. Non dietro e spero, magari, di potermi giocare qualche gara con i migliori. Quest’anno cambieranno molte cose e con le Michelin non avrò più l’asso da giocarmi sotto l’acqua, dovrò capire le gomme. Sicuramente non voglio fare la comparsa. Non so con le Michelin quanto si potranno utilizzare i vecchi assetti, ma sicuramente avremo una base da cui partire. Potrebbe, ma da quello che ho visto funziona bene anche con le Michelin. Non bisogna poi dimenticare che Pramac è una squadra Ducati a tutti gli effetti, già a Jerez abbiamo fatto passi avanti sul setup per preparare i terreno ai due piloti ufficiali e hanno funzionato. Non è impossibile, se ci sarà qualche sorpresa nelle prime gare sarà benvenuta, ma preferisco essere costante per tutta la stagione. Non nascondo che il mio obiettivo è essere in una squadra ufficiale. Per questo voglio far bene, come nel 2015, dove ho fatto più punti di Iannone nel 2014, e lui aveva una moto ufficiale. Molto presto, ma finché non si muoveranno i big gli altri rimarranno fermi. Alla fine, le migliori moto vanno sempre ai migliori piloti. Si fanno ancora discorsi su Valentino, Marquez e Lorenzo perché non siamo ancora saliti in moto. Penso e spero che quando ricominceremo, a Sepang, verrà tutto dimenticato. Anche perché i piloti coinvolti nella vicenda sono tutti grandi professionisti. E’ sempre bello passare del tempo con Valentino fuori dalla pista, è veramente innamorato delle moto, si vede che gli piace guidare. Mi auguro che continuerà a correre a lungo”

Non è mancato poi un aneddoto sul ritorno di Stoner a Borgo Panigale, tirato fuori da Paolo Ciabatti e Paolo Campinoti durante l’intervista pre-unveiling della moto: “L’idea di riprendere Stoner è venuta a Campinoti e quando me lo disse pensavo avesse avuto un incubo. Devo ammettere che il primo incontro con Casey è stato organizzato da Paolo. E Stoner quest'anno quando proverà avrà un logo Pramac sulla tuta”.

Marco Pezzoni

 

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