Credits: Aston Martin Official website
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Non è Ed Harris nei panni del mitologico Gene Kranz in Apollo 13 che parla, bensì Enrico Cardile, Chief Technical Officer di Aston Martin F1. La “missione” dell’ingegnere italiano in seno al team con sede a Silverstone è chiaramente meno drammatica rispetto a quella del Direttore di Volo in forze alla NASA in quegli anni ruggenti, ma è evidente come, in entrambi i casi, il risultato finale debba essere uno solo: il successo

“Una realtà stimolante”

Quello che ha affrontato Enrico Cardile è stato sicuramente un salto importante. L’ingegnere aretino, nel corso dell’estate 2024 ha ricevuto, da parte di Lawrence Stroll, una di quelle offerte che non si possono rifiutare, e non solo dal punto di vista economico. Come egli stesso ha spiegato, il ruolo di Capo Ufficio Tecnico implica una grande responsabilità, ma rappresenta anche una sfida che, a livello personale, difficilmente ha eguali nel motorsport. Cardile, infatti, è responsabile dello sviluppo della vettura e di tutti quegli strumenti che vengono utilizzati per migliorare ogni aspetto, dal concetto di base fino allo sviluppo aerodinamico e meccanico. Tutto questo all’interno di un “roster” fatto da nomi pesanti, dei quali ovviamente il principe è Adrian Newey, il genio della F1 moderna. Questo non rappresenta certamente un problema per l’ingegnere italiano, anzi. 

Non abbiamo problemi a questo proposito. Al contrario: stiamo cercando di trovare il modo migliore per collaborare e unire i nostri sforzi, invece di lavorare in compartimenti stagni. Questo è fondamentale per noi, come lo è per qualsiasi squadra di F1: condividere le informazioni, creare qualcosa che sia più ricco della somma delle parti. Non è certamente un problema avere tutti questi bravi ingegneri nello stesso edificio, che lavorano insieme. Tutti hanno un compito chiaro e le persone non cercano di fare il lavoro degli altri. La chiave per far funzionare tutto è il flusso di informazioni attraverso l'organizzazione. Questo deve essere buono. Dobbiamo ottenere l'integrazione giusta per evitare fraintendimenti che portano a rifare il lavoro, tempo sprecato e prestazioni perse. È un posto molto stimolante in cui lavorare. C'è un'enorme quantità di talento ingegneristico nel team. Il principio per me è che, ogni volta che sono in una riunione, non dovrei essere la voce esperta. Se lo sono, significa che qualcosa non va.

Centrare il focus sugli obiettivi, portare chiarezza e unità di intenti e, infine, prendere la decisione corretta: questo è il ruolo di Enrico Cardile all’interno dei meeting del team. Una responsabilità enorme, certo, anche per un ingegnere con la sua esperienza. Tutto questo in vista di una stagione che promette di essere una sorta di “punto 0” del Circus. 

Le grandi aspettative per la nuova stagione

Credits: Aston Martin F1 Official website
Enrico Cardile impegnato in un meeting con Andy Cowell

L’avvento di un regolamento così rinnovato e modificato nel suo essere non può che rappresentare una sfida enorme per tutti, ma soprattutto per quei team che stanno cercando di emergere dalla pancia del gruppo. Lo sa bene anche Enrico Cardile, che si è fatto portavoce dell’entusiasmo della squadra in livrea British Green

Molto sta cambiando. Il concetto aerodinamico sta cambiando completamente; il peso minimo ridotto sarà una sfida enorme per tutti. C'è una nuova unità di potenza, c'è nuovo carburante. Ci sono molte variabili in gioco, e questo rende molto difficile prevedere quale sarà il livello globale. Non è un progetto che si conclude quando l'auto sarà lanciata il prossimo anno. Naturalmente, vogliamo avere un'auto veloce all'inizio del 2026 e, al momento, stiamo cercando di utilizzare il tempo rimanente a nostra disposizione per sfruttare al massimo ciò che abbiamo imparato, ma, d'altra parte, abbiamo un progetto a lungo termine: stiamo lavorando sull'organizzazione, migliorando i nostri strumenti, migliorando i nostri processi, cambiando il modo in cui le persone lavorano insieme. In una parola, stiamo lavorando sulla cultura del team. 

Insomma, si tratta di un lavoro complesso, che tocca tanti aspetti della realtà già di per sé parecchio articolata come quella relativa ad un team di F1. Tutto con un solo obiettivo in mente: il successo. Perché quello che traspare dalle parole di Cardile è una voglia di vincere infusa da Stroll al team, una voglia di rivalsa, di successo; un risultato che, a pensarci bene, avrebbe del clamoroso. Chiaro, avere in squadra personaggi del calibro di Cardile, Andy Cowell e Adrian Newey è un punto di partenza invidiabile; se poi a questi due si aggiunge Fernando Alonso al volante, ecco che le quotazioni aumentano vertiginosamente. E chissà che, in futuro, se veramente le prestazioni dovessero arrivare, altri top drivers non facciano le valige in direzione di Silverstone. Perché, se veramente il progetto è a lungo termine, potrebbe dare enormi scossoni a tutto il sistema F1. 

Non vedo l’ora che inizi il campionato 2026. Non solo per vedere la nostra macchina, ma tutte le altre dieci e capire il lavoro fatto da tutti i team. Sono convinto che noi faremo bene. Non so solo se riusciremo a essere competitivi già alla prima gara, alla seconda, alla settima o qualunque altra. Ciò che abbiamo è impegno, concentrazione e la fiducia che tutto andrà per il meglio. Abbiamo tutto il necessario per fare un ottimo lavoro. Il fallimento non è un'opzione.

Per tornare all’immagine iniziale, la missione Apollo 13 venne definita come un “successo fallimentare” dai cronisti dell’epoca, considerando sì il salvataggio dei tre astronauti ma anche il mancato sbarco sulla Luna. Aston Martin, invece, dovrà mettere in pista un successo totale, senza lati oscuri, vista la quantità di teste, capitali e strutture messe in campo. Il tempo ci dirà se sarà veramente così. 

Nicola Saglia