Credits: mercedes-benz-archive.com
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Chiusa la lunga storia con Lewis Hamilton, il 2025 della Mercedes rappresenta un nuovo punto di partenza per un team che nella recente era delle vetture a effetto suolo ha raccolto pochissime soddisfazioni, soprattutto se rapportate con il periodo 2014-2021. La scuderia di Brackley, tornata alla vittoria in Canada dopo quasi 1 anno di attesa, è in piena lotta per il secondo posto tra i Costruttori dietro all’imprendibile McLaren, ma manca di costanza e talvolta incappa in più di qualche passo falso.

Doppio focus per la Mercedes

La W16 in mano a Russell e Antonelli rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto alla W15 che nel ’24 aveva conquistato 4 vittorie – con Hamilton a Silverstone e Spa e con Russell a Spielberg e Las Vegas – e che lo stesso Russell aveva definito come “la vettura più inconsistente” che il team abbia mai avuto; sinora essa ha permesso al team di Brackley di conquistare un successo a Montréal con l’inglese, che ad ora è stato uno dei migliori piloti dello schieramento e attualmente è in piena lotta con Verstappen per il terzo posto nel Mondiale. La monoposto progettata dal gruppo tecnico guidato da James Allison non è al momento riuscita a migliorare l’aspetto della costanza che mancava già lo scorso anno, sfavorita anche da uno sviluppo che non le ha permesso di fare un passo avanti che le consentisse di ergersi al ruolo effettivo di anti-McLaren. Ne è un esempio la sospensione posteriore introdotta inizialmente ad Imola e che non aveva convinto, prima del ritorno in macchina in Canada e del successivo accantonamento dopo il disastroso weekend di Spa-Francorchamps. La W16 non offre sufficiente fiducia ai due piloti, con Antonelli che più di tutti sta pagando questa difficoltà con una serie di risultati deludenti nella parte europea del Mondiale che lo ha visto chiudere fuori dalla zona punti in diverse occasioni. Per cercare però di restituire feeling a entrambi, Mercedes però dovrà lavorare di setup, visto che lo sviluppo verrà ufficialmente stoppato nelle ultime 10 gare dell’anno - come confermato dopo l’Hungaroring da Toto Wolff. Il focus sarà doppio per Mercedes: da una parte il team porrà tutte le sue fiches sul 2026, anno che vedrà l’arrivo di un nuovo regolamento tecnico che ci consegnerà vetture completamente diverse; dall’altra a Brackley puntano a chiudere al secondo posto tra i Costruttori, dove Ferrari – attuale seconda – è a 24 punti di distanza a 10 gare dalla fine.
Voto Mercedes: 7

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Russell, capitano con merito

Con l’addio di Lewis Hamilton dopo 12 anni i gradi di capitano sono passati a George Russell, volto di una Mercedes che valorizza quelli che sono i piloti che arrivano dalla sua Academy. L’inglese ha conquistato 6 podi, di cui una vittoria a Montréal, e si è posto come forte candidato al terzo posto nel Mondiale, conteso in questo momento a Max Verstappen. Solido in qualifica e presenza costante in zona punti in gara, al netto dei due passi falsi di Monaco e Silverstone, Russell è apparso in crescita nella gestione delle situazioni di gara, mostrando come voglia prendersi sulle spalle una squadra che in vista del 2026 deve avere un leader pronto e capace di essere un riferimento per tutto un team che vuole tornare alla vittoria nelle prossime stagioni e con l’arrivo del nuovo ciclo tecnico. 

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Con 172 punti raccolti, George è a 15 punti da Verstappen e deve anche fare i conti con un rinnovo del contratto non ancora ufficialmente arrivato: le voci che lo vedevano in bilico per un possibile arrivo proprio di Verstappen non lo hanno destabilizzato nel corso dell’ultimo mese, e la smentita dell’olandese su un suo spostamento hanno però posto una grossa ipoteca sulla conferma dell’inglese nel team che lo vede di casa dal 2022. Conferma che sarebbe meritata per George, che spera nel futuro e nel lavoro in corso a Brackley per poter diventare a tutti gli effetti ciò che Hamilton ha rappresentato per il team nell’ultima decade.
Voto Russell: 8

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Antonelli, Europa indigesta

Il debutto in F1 di Andrea Kimi Antonelli è stato uno dei più attesi degli ultimi anni e si inserisce in una fase di rinnovamento della griglia di partenza del Circus, che solo quest’anno ha accolto ben 6 nuove facce a tempo pieno. Nelle prime gare Kimi ha mostrato subito alcune delle sue qualità, come la sua velocità e la sua freddezza, emerse già in Australia in una gara estremamente complessa a causa delle condizioni meteo che hanno ingannato anche piloti più esperti di lui (come Sainz, Alonso e Piastri, su tutti). Visti già anche lampi di classe, come la pole position nella Sprint di Miami dello scorso maggio o come il record di pilota più giovane di sempre al comando di una gara ottenuto in Giappone e sottratto per 3 giorni a Max Verstappen o, ancora meglio, come il podio di Montréal, il primo della sua carriera e – sinora – l’unico. A questi traguardi però fanno da contraltare anche una serie di difficoltà che ne hanno un po’ rovinato il ruolino di marcia, con la fase europea di questa prima parte di campionato che è stata particolarmente indigesta al 18enne italiano, capace di andare a punti solo in Ungheria dopo 4 ritiri (Imola, Barcellona, Spielberg e Silverstone) per problemi tecnici o incidenti e dopo due piazzamenti fuori dai punti a Monaco e a Spa-Francorchamps. Kimi ha pagato duramente qualche errore fisiologico per un rookie – ma forse più evidente nel suo caso, per il team nel quale sta correndo – e qualche errore di sviluppo del team, ma è chiaro come dalla sua c’è la velocità e la fiducia del team: servirà del tempo, e servirà anche trovare continuità (tratto comune che cerca tutta Mercedes), per trasformare il tutto in risultati più regolari. In questa seconda parte di stagione sarà fondamentale consolidare quanto imparato nelle prime 14 gare per provare a ridurre il gap sul suo capitano.
Voto Antonelli: 6

Mattia Fundarò