In occasione dell’ultimo round del CIV a Imola, abbiamo incontrato Beatriz Neila Santos che ha confermato a LiveGP.it la sua partecipazione al FIM Women's Motorcycling World Championship, il primo Campionato Mondiale Femminile che vedrà la luce nel 2024. Abbiamo anche avuto l’opportunità di parlare delle sfide della sua carriera, così come del suo ruolo all’interno di un mondo prevalentemente maschile.

Credits: Beatriz Neila Santos

Non a caso è conosciuta come la regina del WEC. Beatriz Neila Santos, nata a Madrid, a soli 21 anni ha vinto le quattro edizioni disputate finora, proclamandosi come la prima e unica campionessa dell’Europeo. A lei dobbiamo anche gran parte del netto miglioramento della percezione femminile all’interno del motociclismo. È stata la prima donna a partecipare alla Red Bull Rookies Cup, alla Yamaha VR46 Master Camp e ora è la prima pilota scelta per competere nel Mondiale Femminile. Stile di guida preciso e privo di sbavature, determinata nelle staccate, un vortice di positività, sempre sorridente e disponibile con gli appassionati. Un esempio di pilota per le future generazioni che, nonostante la sua giovane età, continua a scrivere la storia del motociclismo femminile.

Sei cresciuta in una famiglia appassionata di moto, e da lì che nasce il tuo amore per le due ruote?

Credo di essere nata già con qualcosa che mi legava alle moto. Ho dei video di me a due anni guardandole in TV e facendo finta di guidarle. Facevo persino i traversi con il triciclo e avevo anche la Feber (ndr, una moto giocattolo a batteria). Mio papà mi diceva che preferiva il ballo e che le moto erano troppo pericolose. Ma quando hanno regalato una moto a mio fratello più piccolo, Raúl, tutto è cambiato. Mio papà mi ha lasciato provarla e da qual momento, non sono mai più scesa dalla sella. 

Sei una pioniera del motociclismo non solo perché hai aiutato a spianare la strada per molte altre ragazze, ma anche perché sei la donna delle prime volte: la prima a partecipare alla Yamaha VR46 Master Camp, alla Rookies Cup e la prima vincitrice del WEC.

È una grande soddisfazione personale, ma mi piace anche poter dare una mano a coloro che verranno dopo di me. In passato, andavo in pista ed ero praticamente l’unica ragazza, ora ce ne sono molte di più. Quando vado ad allenarmi e vedo delle ragazzine cerco sempre di aiutarle. Quindi, diventare un punto di riferimento per loro in questo senso è incredibile. Sono felice di aver vinto il WEC, ma soprattutto sono felice di essere riuscita ad aprire la strada alle altre pilote. Per me è stato difficile arrivare dove sono ora, quindi ora faccio del mio meglio per aiutarle e facilitare il loro percorso.

Parlando di prime volte, sei stata la prima scelta per partecipare al Mondiale Femminile nel 2024.

È un orgoglio perché finalmente vedo la ricompensa di tutto il lavoro fatto fino ad ora. Già nel terzo anno del WEC avevo chiesto un Mondiale Femminile, proprio per evitare che tutte coloro che vengano dopo di me non debbano soffrire come ho fatto io. Sono molto felice di essere stata la prima scelta. È un modo per affermare che finalmente siamo qui, che siamo forti, che possiamo vincere e che ci meritiamo un Mondiale come i ragazzi.

Infatti, avevi chiesto esplicitamente un Mondiale Femminile mettendo persino un adesivo sul casco…

Esattamente. Seguo molto il motocross e il trial ed è pieno di ragazze. Sono una grande tifosa di Kiara Fontanesi ed è incredibile quello che sta facendo mentre mette su una famiglia. Quando sono andata a vederla al Circuito Xanadú ero a bocca aperta; mi sembrava di aver visto Valentino Rossi in persona. Anche Laia Sanz è incredibile, con 20 titoli mondiali tra trial ed enduro e sempre vincendo alla Dakar. Speriamo quindi che anche il nostro Mondiale venga seguito, all’inizio sarà difficile, ma sono sicura che ce la faremo.

La griglia del Mondiale Femminile sarà composta da moto tutte uguali, con un unico fornitore che non è stato ancora ufficializzato. Riesci a darci qualche anticipazione?

Ci sono vari candidati, ma al 90% sarà la Yamaha R7.

Credits: Beatriz Neila Santos

Non solo hai corso contro donne ma anche contro i ragazzi, preferisci i campionati femminili o misti?

Ho iniziato la mia carriera gareggiando contro ragazzi e sono stata in grado di batterli. Nel Campionato Spagnolo ho concluso al quarto posto come la prima Yamaha. I primi tre classificati erano Kawasaki e volavano perché non avevano limitazione ai giri, mentre noi sì. Era come guidare una 300cc contro una 600cc. Ho vinto moralmente quel campionato, poiché spesso ho finito sul podio davanti ai piloti Kawasaki. Ho dimostrato anche che nel Mondiale SSP300 è possibile stare davanti, come ad esempio nella gara di Portimão in cui mi sono giocata il podio contro piloti di alto livello come Manu González o Marc García.

Nelle categorie più piccole le donne possono competere allo stesso livello, ma quando si passa alle 600cc o alle 1000cc è diverso. Anch’io voglio vincere e so che posso andare forte come loro, ma dobbiamo ammettere che non siamo fisicamente uguali, succede in tutti gli sport. Ma questo non significa che non meritiamo un campionato mondiale. Anch'io voglio diventare quattro volte campionessa del mondo come Marc Márquez o Valentino Rossi.

Lungo l’intervista hai nominato diverse volte Valentino Rossi, prendi ispirazione da lui?

Sì, mi piace molto Valentino. Mi ha aperto le porte di casa sua, grazie alla Yamaha VR46 Master Camp e all’invito alla 100 km dei Campioni. Mi piace soprattutto perché sta condividendo tutta la sua esperienza con le nuove generazioni. Investe tutto ciò che ha nei suoi piloti e lavora per far crescere i piloti italiani, come con la Riders Academy o il Ranch. Mi piacerebbe che anche qualche pilota spagnolo riuscisse a fare lo stesso, perché fino ad ora nessuno è riuscito a creare ciò che Valentino ha creato.

Cosa ne pensi del calo degli spettatori in MotoGP e di come la Superbike stia iniziando a guadagnare terreno nei confronti della categoria regina?

La Superbike sta guadagnando più seguito anche perché è un ambiente molto accogliente e famigliare, ad esempio, il paddock è estremamente accessibile per il pubblico, è come essere al CIV. In MotoGP, se non sei VIP, non entri. Poi c’è anche il tema della visibilità, le gare stanno diventando monotone, senza nulla togliere a Pecco perché tifo per lui. Le Sprint hanno dato più spettacolo, ma hanno dovuto comunque copiare il format delle Superbike. Forse il cambio di Márquez farà parlare, ma penso che sia necessario apportare dei cambiamenti o introdurre qualcosa di nuovo, altrimenti sponsor importanti come Repsol o Petronas inizieranno ad andarsene.

Credits: Beatriz Neila Santos

Come ti prepari fisicamente?

Studio anche Giurisprudenza all’Università, quindi conciliare l’allenamento con gli studi è davvero impegnativo. Il mio preparatore fisico è Mario Carazo che mi segue da sempre e lavora con altri piloti del Mondiale come Adrián Huertas o Manu González. Facciamo le stesse preparazioni dei piloti maschi, ma nel mio caso gli allenamenti sono più intensi e richiedono maggiore resistenza.

Sei scaramantica? Hai qualche superstizione prima di salire in moto?

Sono molto superstiziosa. Sempre salgo dal lato sinistro della moto e mi vesto dal lato destro.

Hai mai trovato ostacoli all’interno delle competizioni per il fatto di essere una donna?

Mi sono sempre sentita come un altro pilota. Non posso negare di aver avuto difficoltà a trovare sponsor, ma come il 99% dei piloti. Alla fine, la presenza femminile si sta normalizzando molto, ovviamente ci sono sempre alcune persone che criticano, ma per fortuna sono sempre stata circondata da persone che mi hanno trattata allo stesso modo degli altri.

Sei un esempio da seguire anche per le ragazzine più piccole. Quale consiglio daresti a tutte quelle ragazze che vogliono diventare pilote professioniste?

Non arrendetevi. Ovviamente, ognuna seguirà la sua strada, correndo con o senza ragazzi. Qualcuna potrebbe decidere, ad esempio, di gareggiare nella Moto2 con i ragazzi. Tuttavia, è importante che sappiano che il Mondiale Femminile c’è e sarà bellissimo. Se questo sarà il loro obiettivo, noi saremo lì ad aspettarle a braccia aperte. Chissà se per quel momento sarò Team Manager. Continuate a lottare, perché tutto arriva.

Dalla nostra inviata a Imola, Victoria Ortega Cabrera