WorldSBK | L’insegnamento che Jonathan Rea lascia alla Superbike
Il sei volte iridato saluta il paddock delle derivate di serie, lasciando dietro di sè una serie di record ancora da battere e una lezione importante.

Dopo sei titoli mondiali consecutivi e un totale di 119 vittorie, Jonathan Rea termina ufficialmente la sua avventura nel WorldSBK alla fine del 2025. Nonostante il suo ritiro dalle corse, il pilota nordirlandese lascia al campionato molti insegnamenti e altrettanti record da battere per i piloti che verranno.
Correre per essere il migliore e la consapevolezza di quando dire “basta”
Sebbene la storia si scriva dopo la fine degli eventi, si può già dire con certezza che Jonathan Rea faccia parte della ristretta lista di piloti che fanno parte della leggenda delle derivate di serie. Con lui il mondiale Superbike ha conosciuto il significato più vero della parola “dominio”, con un successo incontrastato e spesso incontrastabile che nei sei anni consecutivi da campione del mondo non ha lasciato spazio a nessuno degli avversari. Come detto da Rea stesso nel video diffuso sui social, il suo obiettivo fin dal 2008, fin dal momento in cui ha messo piede in pista per la prima gara ufficiale da pilota di Superbike, era quello di vincere. Niente di più e niente di meno. Di rimanere competitivo, di continuare a battagliare per la vittoria e dare filo da torcere ai propri avversari. Tutto questo è riuscito a farlo per ben 17 anni, iniziando il suo viaggio con Ten Kate Honda e vincendo per la prima volta in Gara 2 a Misano nel 2009, nell’anno da rookie e davanti al duo di ducatisti composto da Michel Fabrizio e Noriyuki Haga. Prima vittoria di tante altre che sarebbero venute in seguito e che avrebbero elevato quel ragazzo nordirlandese poco più che ventenne a una leggenda vivente delle derivate di serie.

I numeri parlano da soli, ma è giusto metterli tutti in fila: 119 vittorie, 264 podi su 459 gare disputate (fino al round di Ungheria 2025), 104 giri veloci e 6 titoli mondiali. Difficile scegliere di smettere quando il tuo palmares vanta un numero così esorbitante di successi e quando per anni sei stato il dominatore incontrastato della categoria, il “principe della Superbike” che nessuno sembrava riuscire a battere. Ancora una volta Jonathan Rea ha dimostrato di saper cogliere l’occasione, di capire quando è il giusto momento per prendere una decisione, così com’era stato nel passaggio da Honda a Kawasaki. Nelle parole condivise per annunciare il ritiro Rea ha tenuto a sottolineare come il suo sogno fin dall’inizio sia sempre stato quello di vincere, e dato che vincere ora non è più possibile, è tempo di appendere il famoso casco al chiodo. Nonostante “Johnny” stia lasciando definitivamente la vita da pilota e iniziando ad abbracciare la vita da frequentatore del paddock – come specificato da lui stesso – non ha mancato di lasciare altro insegnamento allo sport che in tutti questi anni ha aiutato a plasmare.
Dal dominio al declino degli ultimi due anni, passando per l’offerta in MotoGP
Nel corso dei quasi vent’anni che Jonathan Rea ha passato a competere nel WorldSBK si sono alternati periodi di grandi successi e vittorie, infortuni di varia gravità e ora, nelle ultime due stagioni, il declino inevitabile che arriva dopo così tanto passato a competere ai massimi livelli. Con il passaggio di squadra nel 2015, saltando in sella alla Kawasaki, ha avuto inizio la vera e propria parabola ascendente del pilota nordirlandese, con il primo titolo mondiale arrivato nello stesso con due weekend di anticipo: grazie al quarto posto in Gara 1 a Jerez, infatti, Rea si laurea per la prima volta in carriera campione del mondo. Il picco della dominazione marchiata JR65 arriva nel 2019, con 663 punti iridati al termine della stagione e un record di 17 vittorie e altrettanti 17 podi, che lo portano all’apice della sua carriera. Il binomio Rea-Kawasaki si è dimostrato essere uno dei più azzeccati e vincenti della storia della Superbike, con l’ultima vittoria in verde che è arrivata a Most nel 2023. Quello che ad oggi viene ricordato come il “canto del cigno” del duo che una volta è stato così vincente e che ha dovuto separarsi alla fine di quella stessa stagione, in favore di una nuova avventura vestita dei colori Yamaha. Questo nuovo capitolo non è andato come previsto, come dimostrano i risultati ben al di sotto dello standard a cui il “Cannibale” aveva abituato il suo pubblico. A dare probabilmente la spinta finale nel convincere il sei volte iridato al ritiro è stato il grave infortunio sostenuto a inizio 2025, che gli ha fatto saltare tre appuntamenti e ha dato il via ad una serie di risultati negativi e sottotono che poco rispecchiano lo spirito del pilota nordirlandese.

La possibilità che il super-campione del WorldSBK lasciasse la categoria “prima del tempo” si è però presentata a cavallo tra il 2018 e il 2019, nel pieno della striscia di vittorie di titoli mondiali, con le trattative – poi naufragate – tra il team Aprilia di MotoGP e Rea. Un primo accenno alla possibilità di arrivare nella Classe Regina c’era già stato tra il 2013 e il 2014, quando Rea ancora correva in sella alla Honda e gli era stata offerta la Honda ‘Open’. Una moto decisamente poco competitiva e lontana dai livelli di risultati che già in quegli anni il pilota nordirlandese stava ottenendo con le derivate. Rifiutata la possibilità di fare il salto in quell’occasione, nel corso del tempo Rea ha sempre tenuto aperta l’opzione della MotoGP, nella speranza di poter rientrare nell’orbita di Honda HRC nel momento in cui bisognava sostituire Dani Pedrosa. Questo sogno non si è mai realizzato, così come non sono andate in porto le trattative – piuttosto avanzate, a detta di Rea stesso – con la casa di Noale, lasciando il #65 al mondo delle derivate di serie per portare a casa molti altri successi.
Valentina Bossi
Leggi anche: WorldSBK | Ufficiale: Jonathan Rea si ritira a fine 2025