Terzo successo consecutivo per Ducati nel mondiale dedicato ai costruttori MotoGP conquistato anche quest'anno con ben cinque gare d'anticipo. Un titolo meritato e vinto grazie al grande lavoro svolto a Borgo Panigale ed alla velocità dei suoi piloti. Per Ducati questo successo replica quello delle stagioni 2020 e 2021 terminate però senza il bersaglio grosso ovvero il titolo piloti. Nelle prime quindici gare c'è sempre stata una Ducati sul podio. L'ultima volta che una casa terminò con una propria moto sul podio tutte le gare fu la Yamaha nel 2015.

UN LUNGO LAVORO PER UN TITOLO MERITATO

Con 346 punti su 375 disponibili nelle prime quindici gare stagionali Ducati ad Aragon ha conquistato il suo quarto titolo costruttori. Dopo quello arrivato nel 2007 anno anche del titolo conquistato da Casey Stoner nella classifica piloti. Nelle ultime tre stagione Ducati ha sempre conquistato il titolo costruttori forte di una Desmosedici GP finalmente guidabile da tutti i suoi piloti. Se il titolo del 2007 infatti è stato marchiato a fuoco dalle gare di Casey Stoner, quello delle ultime tre stagioni i punti sono stati raccolti da molti piloti diversi.

Nel 2020 il titolo fu vinto grazie ad Andrea Dovizioso, Jack Miller del team ufficiale ed ai piloti del team Pramac Francesco Bagnaia e Johann Zarco. Su quel titolo pesa inoltre la decisione di Dorna di togliere i 50 punti conquistati da Yamaha nelle prime due gare. Vi ricorderete la questione delle valvole sostituite dei motori di Fabio Quartararo che portò al doppio zero di Yamaha ma non alla perdita di punti per il francese.

Lo scorso anno Ducati schierando Francesco Bagnaia e Jack Miller nel team ufficiale, Johann Zarco e Jorge Martin in Pramac oltre a Enea Bastianini ed Andrea Marini nel team Avintia e Sky VR46 è andata a punti con ben cinque di questi sei piloti. A portare punti alla casa bolognese infatti furono ben cinque piloti della rossa compresi i due rookie Jorge Martin ed Enea Bastianini. In questa stagione al momento sono solo quattro i piloti ad aver regalato punti a Ducati nella classifica costruttori: Francesco Bagnaia, Enea Bastianini, Jorge Martin e Johann Zarco. Con dieci vittorie in quindici gare (sei per mano di Pecco e quattro di Enea, ndr), quattro secondi posti (due a testa tra Martin e Zarco, ndr) ed un solo terzo posto (di Jorge Martin in Indonesia, ndr).

TANTE DUCATI, TANTE POLEMICE

E' inutile nascondersi dietro ad un dito, avere otto moto in griglia di partenza è un vantaggio per un titolo che assegna punti solo alla miglior moto della casa. Va anche detto che se oggi Ducati rappresenta un terzo della griglia è merito del lavoro svolto a Borgo Panigale. Se una piccola realtà come Ducati è in grado di poter fornire ai team satellite ben sei moto (per tre piloti, ndr) ufficiali non può essere criticata. Lo sforzo fatto dagli uomini in rosso è immane e va premiato senza se e senza ma.

Chi accusa Ducati di ammazzare il campionato forse lo fa per tifo o più probabilmente per interessi personali. Se ben tre team hanno scelto di sposare il pacchetto Ducati è perché la casa bolognese ha offerto il miglior pacchetto tecnico. Questo non può essere un problema di Ducati ma deve far riflettere, soprattutto, le case giapponesi. Quest'ultime infatti negli ultimi anni hanno sempre lasciato ai team satellite moto datate o poco competitive spingendo i proprietari dei team a sposare altre cause.

LE GIAPPONESI PERDONO PEZZI

Honda solo sette anni fa poteva contare oltre al team ufficiale anche su altre cinque moto affidate ad Aspar, MarcVDS e LCR. Di queste: Aspar dopo aver sposato il progetto Ducati ha lasciato la MotoGP al termine della stagione 2018. MarcVDS ha anch'esso abbandonato la MotoGP lasciando ad Honda che nel 2015 perse Gresini passato in Aprilia, solo LCR.

Discorso simile per Yamaha che dopo il sodalizio con Hervè Poncharal ed il team Tech3 ha allontanato il team francese che ha sposato la causa di KTM. Con la casa austriaca è riuscito a conquistare anche due successi grazie a Miguel Oliveira. Il posto di Tech3 è stato preso da RNF Petronas prima e una volta saltato lo sponsor Petronas, in questa stagione, sotto le insegne di WithU RNF. Il team capitanato da Razlan Razali ha deciso infine di salutare Yamaha e diventare team satellite Aprilia con Miguel Oliveira e Raul Fernandez come piloti.

Per non parlare di Suzuki che ha addirittura di lasciare la MotoGP al termine della stagione. La casa di Hamamatsu dopo aver provato in tempi recenti ad aprire ad un team satellite lascerà due moto in meno nella griglia 2023. Quanto è cambiata la divisione delle moto in questi sette anni? Pensate che allora sedici delle ventiquattro moto al via erano giapponesi. Otto Honda, sei Yamaha e due Suzuki contro le sei Ducati, le due Aprilia ed una ART. La griglia 2023 vedrà in pista: otto Ducati, quattro Aprilia, quattro Honda, due KTM, due GasGas e due Yamaha. Le moto italiane saranno più della metà della griglia 2023 mentre se contiamo le moto europee saranno addirittura quasi il 75% della griglia.

ORA CACCIA AL TITOLO PILOTI

Tornando a Ducati, dopo la conquista del titolo costruttori ora Ducati cercherà di portare a Borgo Panigale anche il titolo piloti. Quel campionato che manca ormai dal lontano 2007, unico trionfo rosso della storia targato Casey Stoner. Maliziosamente nell'ultimo anno Alberto Puig, team manager HRC, ha spesso attaccato Ducati proprio su questo punto. Lo scorso maggio aveva infatti durante un'intervista: “Non so perché, alla fine le giapponesi finiscono sempre per vincere". Il riferimento era ai titoli conquistati da Mir su Suzuki e Quartararo su Yamaha nei due anni in cui Ducati ha vinto il titolo costruttori.

Un attacco ai vertici Ducati che a quel punto della stagione vedeva il proprio top rider Pecco Bagnaia lontano 66 punti da Quartararo. Oggi Pecco si trova a soli dieci punti da Quartararo con cinque gare dal termine ed un mondiale ancora apertissimo. Dalla parte di Bagnaia e Ducati c'è però l'inerzia di questi ultimi cinque GP in cui ha conquistato 120 punti contro i soli 39 di Quartararo. Ora è il momento per Ducati di fare l'ultimo step e centrare quel bersaglio sognato da troppo tempo a Borgo Panigale. Lo chiede la dirigenza, lo vuole Francesco Bagnaia ma soprattutto: lo chiedono i ducatisti.

Mathias Cantarini