Credits: McLaren Media Centre
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La prima stagione in Formula E di Taylor Barnard sta regalando al giovane pilota inglese della McLaren una serie di record di precocità non indifferenti per la serie. Dopo essere diventato lo scorso anno a Berlino il più giovane pilota di sempre a conquistare punti nel campionato, quest’anno Barnard ha alzato ulteriormente l’asticella: è il più giovane di sempre ad aver conquistato una pole position e un podio nella storia della Formula E, giunta alla sua undicesima stagione.

Traguardi che assumono ancora più significato pensando che, proprio a Monaco dodici mesi fa, Barnard debuttava a sorpresa nel campionato al posto dell’infortunato Sam Bird. Oggi, torna sullo stesso tracciato con un ruolo ben diverso: quarto in classifica generale, pienamente in corsa per il titolo e ormai presenza fissa tra i protagonisti.

La crescita dopo un anno in Formula E

È passato circa un anno dal tuo debutto in Formula E — qual è la differenza più grande tra il Taylor che ha iniziato la scorsa stagione e quello che corre oggi?
Direi la fiducia, mi sembra incredibile che sia passato già un anno dal mio debutto, per me è pazzesco. Sicuramente è qui la differenza, adesso ho più corso più gare, ho ottenuto tre podi e una pole position ed è bello. Nello specifico su questo weekend, sapendo che ho già guidato qui e che ho dei risultati che mi appoggiano, sicuramente sento molta fiducia.

Cosa stai imparando “sul campo” durante la tua stagione da rookie
Una cosa che mi aspetto e che imparerò molto presto è che i risultati saranno molto altalenanti. Sicuramente Miami non è andata come mi aspettavo e Jeddah invece è stato un bel weekend per noi, ma la Formula E va così, bisogna far fronte agli alti e bassi della serie e sarà difficile capirlo, ma, a parte ciò, mi sento fiducioso.

Quale è stato il momento in cui hai pensato: “Ok, ci sto dentro davvero, questo è il mio posto”?
Sicuramente Jeddah. In quel fine settimana è andato tutto molto bene, sapevo che la vettura era veloce ed era molto forte, ma sentivo di poter fare un bel lavoro, mi sentivo bene e quando la vettura era nelle condizioni di potersi giocare la pole sono riuscito ad ottenerla. Spero di ritrovarmi nella stessa condizione questo fine settimana, ma sono fiducioso e credo di potercela fare.

Credits: McLaren Media Centre
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Cosa ha sorpreso di più Taylor della Formula E

La Formula E è un campionato molto particolare — cosa ti ha sorpreso di più sul suo funzionamento o sull’atmosfera nel paddock?
Quando sono arrivato non mi aspettavo fosse serio, diciamo, ma che ci fosse un feeling di maggiore intensità; al momento sento che tutti siano molto amichevoli e cordiali. Non sono abituato a una cosa del genere, sinora nella mia carriera ho visto che il feeling nel paddock è sempre stato contraddistinto da grande intensità. Qui non la sento, non so se sia grazie al team o ad altri fattori, ma mi sento molto bene e penso che tutti, in questo campionato, siano molto amichevoli.

Un weekend come Monaco è diverso dagli altri? Il contesto rende tutto più speciale… o anche più stressante?
Penso che questo fine settimana sia già molto speciale per me perché è dove ho debuttato. Ho vinto nella Sprint della F2 lo scorso anno, quindi ci sono già una serie di fattori che la rendono speciale per me. E poi è Monaco, sarà sempre una delle gare più belle della stagione.

Qual è la differenza più grande tra correre in Formula E e in Formula 2, sia dal punto di vista tecnico che mentale?
In Formula 2 è molto difficile superare, le gare sono più legate alla gestione della gomma e al ritmo della vettura. Penso che la Formula E invece faccia molto affidamento sulla strategia, sulla gestione della gara e anche sul fatto di dover essere molto attenti, perché in base a come gestisci l’energia puoi leggere bene la gara e se ci riesci [a gestire bene l’energia, ndr] puoi ritrovarti in un’ottima posizione per gli ultimi giri. In Formula 2 comprendi la situazione attorno a te e il ritmo degli altri, ma puoi farci poco. Penso che la Formula E sia molto più complessa, considerando anche le regolazioni sul volante, l’Attack Mode e la gestione dell’energia di tutte le vetture, oltre al fatto che sia più semplice superare.

Cosa ne pensi invece dell’utilizzo del Pit Boost qui?
Sicuramente cambierà la gara, sarà più tirata e ci sarà meno saving. Onestamente non so dire come sarà, nessuno lo sa perché qui non abbiamo mai corso con il Pit Boost, lo abbiamo fatto solo a Jeddah e in quel caso la gara è stata più tirata, è un po’ la tendenza che ci aspettiamo. A parte questo, è difficile dire di più.

La seconda parte della stagione

Siamo nella seconda parte della stagione — quali sono i tuoi principali obiettivi per le prossime gare?
L’obiettivo principale sarà quello di fare punti con costanza, lo è sempre stato. Se riuscissi a ottenere dei podi o delle vittorie, ottimo, ma fare punti sarà l’obiettivo principale.

C’è una gara che aspetti con particolare entusiasmo?
Sinceramente Tokyo, penso che la pista sia molto diversa rispetto a quanto vediamo, non solo in Formula E ma in ogni campionato. Credo che sarà speciale.

Su cosa state lavorando tu e il team per fare uno step in avanti?
Non direi che c’è una cosa nella quale manchiamo, in generale penso che siamo messi bene sinora. Forse dobbiamo stare più attenti sulle strategie, perché questo ha rappresentato un po’ un problema a Miami. Sinceramente sono contento di come stiamo lavorando, stiamo facendo un ottimo lavoro e se tutti i pezzi vanno al loro posto, con un po’ di fortuna, penso che siamo messi bene.

Taylor fuori dalla Formula E

Quando non sei in pista o ad allenarti, cosa ti aiuta davvero a staccare e rilassarti?
Mi piace passare il tempo con i miei amici e la mia famiglia, questo mi aiuta a staccare e a concentrarmi. Sinceramente non guardo altri sport, se non sono in pista sono al simulatore per allenarmi. A volte stacco con la mia famiglia, ma non è una cosa che faccio spesso.

C’è un pilota nel paddock — attuale o del passato — che ti ha dato un consiglio prezioso o che ammiri particolarmente?
Sicuramente Sam [Bird, suo compagno di squadra in McLaren] mi ha aiutato molto sin da quando ho iniziato in Formula E, ha molta esperienza qui e penso che sia stato una delle persone che più mi hanno aiutato.

Ricordo anche che Oliver e Jake parlavano bene di te a Jeddah.
Oliver mi ha aiutato molto presto nella mia carriera quando cercavo di lasciare l’Inghilterra per provare a perseguire una carriera nel karting in Europa, mi ha aiutato molto ed è stato colui che mi ha permesso di fare questo step, gli devo molto. Anche Jake ovviamente, quando lo scorso anno avevo il ruolo di pilota di riserva ho imparato molto da lui – e da Sam – quindi direi loro tre.

Da Monaco - Mattia Fundarò