IndyCar | La stangata: Power e Newgarden in ultima fila a Indy
Una penalità pesantissima che colpisce le due vetture già escluse dalla top 12: il team del Capitano deve correre ai ripari

Nella giornata di ieri è arrivata una botta non indifferente alle speranze di vittoria del team Penske nella 109° edizione della 500 Miglia di Indianapolis. Dopo l’esclusione dalla top 12 delle vetture di Power e Newgarden, infatti, a causa di operazioni non consentite sulle vetture, il board della IndyCar ha deciso di intervenire in maniera più drastica, retrocedendo i due in fondo al gruppo.
Una violazione con conseguenze pesantissime

Le immagini arrivate dall’Indianapolis Motor Speedway nel corso delle qualifiche di domenica scorsa hanno avuto un che di singolare. Will Power e Josef Newgarden, infatti, erano già in macchina, pronti a scendere in pista per il loro tentativo nella top 12 quando sono stati riportati a spinta nei propri garage ed è stato loro impedito di prendere parte alla sessione. L’esclusione è arrivata in seguito all’accertamento da parte dei delegati tecnici IndyCar di alcune operazioni irregolari sugli attuatori effettuate dal team Penske su entrambe le vetture. Una lavorazione non prevista dal regolamento, notata in seguito, pare, alla denuncia effettuata dal team Ganassi, e che ha portato alla decisione di retrocedere le due vetture in fondo allo schieramento. Nessuna sanzione, invece, per la #3 di McLaughlin, sulla quale non è stata riscontrata alcuna irregolarità. D’altronde, il kiwi non avrebbe partecipato comunque in seguito al botto nelle free practice, e in questo modo potrà guadagnare un paio di posizioni in partenza. Dure le parole di J. Douglas Boles, presidente IndyCar.
L'integrità della Indy 500 è fondamentale, e questa violazione della regola contro la modifica di questa parte della monoposto è chiara. La penalità dovrebbe essere più di semplicemente partire da dove le auto potrebbero essersi qualificate comunque, se avessero avuto l'opportunità. Ritengo che la partenza dal fondo dello schieramento, per come si sono sviluppati i fatti, sia la pena appropriata, perlomeno in questo caso.
Ancora il team del Capitano nel mirino

Oltre alla retrocessione delle due vetture, il panel dei commissari ha anche deciso di infliggere un’ulteriore penalità tutt’altro che leggera. Gli “strategist” delle due vetture, ovvero coloro che supervisionano le operazioni sulle vetture e comunicano in cuffia con i piloti, segnatamente Tim Cindric e Ron Ruzewski, sono stati sospesi per la Indy 500, e non potranno dunque essere al loro posto al muretto.
Accettiamo la penalità che ci è stata inflitta in seguito alle violazioni effettuate dal nostro team durante le qualifiche per la 500 Miglia di Indianapolis. Siamo molto delusi dall’impatto che questa ha avuto e avrà su tutta la nostra azienda. Nei prossimi giorni annunceremo le variazioni nel nostro organigramma.
Queste le parole del comunicato diffuso via social dal team Penske, che ora dovrà correre ai ripari e pensare a una riorganizzazione. Ma soprattutto, cercare di porre fine una volta per tutte a queste situazioni francamente inaccettabili, che minano l’immagine della scuderia di proprietà, tra l’altro, dell’organizzazione che fa capo ai proprietari dello Speedway di Indianapolis e, in fin dei conti, della IndyCar stessa.
È infatti ancora fresco il ricordo del push-to-pass gate, con le vetture squalificate dal GP di St. Pete del 2024 e la conseguente sospensione, tra gli altri, di Tim Cindric per tre gare, Indy 500 compresa. In quel caso, peraltro, Newgarden vinse comunque, ma quest’anno la situazione è molto più complicata. In definitiva, però, il problema è che, anche nel 2025, la squadra ha commesso un errore grossolano, violando una regola ben chiara e andando a modificare una parte di vettura che non può essere toccata. Come detto, si tratta della seconda pesante violazione nell’arco di due stagioni, e il danno di immagine nei confronti di tutto il team Penske rischia di essere veramente pesante. Difficile che il Capitano Roger possa passarci sopra, dopo tutto; diverse cose potrebbero dunque cambiare, e non solo in vista della Indy 500 di domenica prossima.
Nicola Saglia