In questi giorni di budget cap, il boss Mercedes Toto Wolff si è fatto portavoce di una battaglia mediatica senza pari nei confronti dei rivali di Red Bull. Il team di Milton Keynes ha sforato il tetto massimo di spesa relativo alla stagione 2021, anche se la FIA non ha ancora specificato l’entità della somma in eccesso né quale sarà l’eventuale penalità. In tutto questo, però, una cosa bisogna notare. Chiunque in questi anni si è avvicinato alle prestazioni di Mercedes è stato puntualmente colto in fallo dalla Federazione. Quasi a dire che per battere lo squadrone di Brackley sia necessario in qualche misura contravvenire ai regolamenti. Si badi bene: non si tratta di vis polemica, ma solo di un’oggettiva analisi dei fatti.

2019: la Ferrari e quel super motore

La stagione 2019 fu dominata dalle Frecce d’Argento di Hamilton e Bottas; la concorrenza fu veramente poca e molto blanda. Al rientro dalla pausa estiva, però, la Ferrari riuscì ad infilare tre successi consecutivi, tra cui quello di Leclerc nella bolgia rossa di Monza, dopo Spa e prima di sbancare Singapore con Vettel. In tutte queste occasioni, la superiorità della vettura e del propulsore di Maranello furono importanti. Dalla successiva trasferta ad Austin, però, le cose tornarono allo status quo iniziale, con le Mercedes a dettare legge.

“La prestazione Ferrari? È quello che succede quando smetti di barare!”, commentò un sibillino Max Verstappen alla fine del GP americano. Lì per lì sembrava solo una frase di pessimo gusto, una butade. Si rivelò invece poi essere la dimostrazione che qualcosa di grosso stava bollendo in pentola. La Federazione, infatti, ricevuta una “soffiata” per vie traverse, aveva messo nel proprio mirino la Rossa per quella power unit così potente.

Il risultato scaraventò per due anni Binotto e i suoi uomini all’inferno, con un accordo segreto (alla faccia della chiarezza e della trasparenza verso i fan) che di fatto bloccò lo sviluppo di Maranello, relegandolo nelle parti meno nobili della graduatoria. Quello che suscitò scalpore fu in particolare la segretezza, ma in seguito si venne a scoprire il motivo. Chi aveva fatto la “denuncia”, infatti, non avrebbe dovuto essere a conoscenza di nessun dato di Ferrari, essendo egli, si scrisse, uomo Mercedes. Quindi, la FIA preferì salvare capra e cavoli con un accordo segreto che di fatto tagliò le gambe al team di Binotto per aprire ancora di più la strada alle Frecce d’Argento.

2021: da Masi al budget cap sforato

La stagione passata è stata un vero e proprio crocevia, con la fine del dominio targato Hamilton e Mercedes e il primo trionfo Mondiale di Max Verstappen. Gli strascichi ce li ricordiamo tutti, inutile rivangare il passato prossimo. Una cosa però va sottolineata, perché è importante e significativa. In seguito all’ultima gara di Abu Dhabi, il direttore di gara Michael Masi fu licenziato su pressione, inutile negarlo, di Mercedes e in particolare del suo team principal Toto Wolff, a dir poco avvelenato nei suoi confronti.

Ora, a quasi un anno dai fatti, ecco che compare un’altra ombra su Red Bull con lo sforamento del tetto di spesa imposto ai team per la stagione. A prescindere dal fatto che il ritardo della Federazione in questo settore è quantomeno scandaloso, togliere il titolo a Verstappen farebbe sprofondare il Circus nel ridicolo, con conseguente perdita di quella poca credibilità che ancora rimane.

In ogni caso, un fatto rimane: nelle ultime quattro stagioni, due team si sono avvicinati (o hanno superato) a Mercedes, ed entrambi sono finiti nell’occhio del ciclone. Ripetiamo: nessuna dietrologia e nessuna teoria del complotto, ma semplicemente un’analisi dei fatti. Ma quindi, gli uomini di Toto Wolff sono dei veri e propri fenomeni imbattibili in modo pulito? In parte è vero, ma c’è certamente dell’altro.

E a Brackley sempre tutto bene?

Ad oggi, non si hanno notizie sulla punizione che verrà inflitta a Red Bull, dal momento che non vi è una giurisprudenza in merito. Ma, una domanda deve sorgere spontanea: Mercedes e Wolff, oggi paladini della legalità e della giustizia ad ogni costo, arrivando a minacciare sforamenti da parte loro, sono sempre stati così al di sopra di ogni sospetto? Assolutamente no!

Mettere gli uomini in grigio dalla parte delle vittime giustamente defraudate e invocare la “restituzione” del Mondiale a Hamilton significa, nel migliore dei casi, avere la memoria corta. Negli ultimi dieci anni, essi stessi sono stati al di là della legalità più volte, e sono sempre stati graziati dalla Federazione o chi per lei.

Tre esempi su tutti vanno fatti. Il primo è certamente il test segreto (pardon, “privato”) e vietatissimo dal regolamento, effettuato ad inizio 2013 a Barcellona, con Hamilton che addirittura si registrava a Disneyland per sviare i sospetti. Da quel momento le prestazioni della vettura migliorarono in maniera sostanziale. Anche quando la questione uscì allo scoperto, nessuno punì la squadra di Brackley.

Nel 2018, poi, tennero banco i cerchi forati che in pratica scaldavano in maniera più performante le gomme, a vantaggio della prestazione. Anche qui, nessuna presa di posizione da parte della FIA. E che dire poi del DAS, sistema introdotto nel 2020 ai test e utilizzato per tutta la stagione, ma vietato poi dagli stewards a partire dal 2021. Tradotto: la vostra macchina è irregolare, ma siccome ce ne siamo accorti tardi per quest’anno passi. Non male, vero?

Si applichi il regolamento, ma basta al lobbismo dei soliti noti

In conclusione, nessuno si sta sognando neppure minimamente di chiedere clemenza alla corte, o di non punire Red Bull. Una sola richiesta: si smetta di dipingere Horner, Newey e Verstappen come il diavolo, e si inizi a guardare alla realtà delle cose. Chi sostiene che Red Bull ha vinto il Mondiale solo per una questione economica, mente sapendo di mentire.

Sentire Hamilton dire che Mercedes, la passata stagione, ha smesso di portare aggiornamenti a partire da Silverstone, fa semplicemente ridere. Prendiamo i cronologici delle gare da Monza in poi: veramente da Brackley nessuno sviluppo? Ma chi si vuol prendere in giro?

Quindi, ora, la FIA emetta il suo verdetto. Ma poi, per rispetto dei fans e degli appassionati di tutto il mondo, si smetta con i regolamenti inutili e farraginosi, e si usi lo stesso metro di valutazione per tutti i team e i piloti.

Nicola Saglia