La squadra della #10 in posa dopo il dominio di Barber
Credits: IndyCar Official website

Un inizio di stagione IndyCar così Alex Palou non se lo sarebbe profilato neanche nei suoi sogni più belli. Tre vittorie su quattro gare, di cui l’ultima a Barber ottenuta con un dominio disarmante per gli avversari. Già, gli avversari: chi sono quelli veri? Complicato, oggi, indicare chi possa pensare di insidiare la leadership dello spagnolo, al di là di sparate estemporanee alla Kirkwood in versione Long Beach.

Palou: “Probabilmente la mia gara migliore”

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Sul roller coaster di Birmingham, Alabama, un tracciato vero e bellissimo, Alex Palou ha messo in pista un weekend che se non è stato l’esemplificazione della perfezione, ci è andato molto vicino. Ottenuta la pole position nella giornata di sabato, si è messo in testa alla lista dei tempi nel warm-up, e poi ha guidato la gara per 81 dei 90 giri previsti. Solo i momenti diversi delle varie soste gli hanno tolto il gusto di guidare il Grand Prix flag to flag, senza che però questi potessero in qualche modo intaccare il suo ritmo gara. In pratica, dalla bandiera verde in poi nessuno ha tenuto il suo ritmo, e il risultato finale non è mai stato in discussione. Addirittura, Alex ha messo il GP di Barber tra i migliori della carriera, se non al primo posto della lista. 

Probabilmente è la mia migliore gara o il mio miglior weekend in carriera. Abbiamo ottenuto la pole in una condizione in cui tutti eravamo molto vicini; oggi, poi, abbiamo dovuto utilizzare le stesse gomme, che ovviamente non erano nelle condizioni ideali. Sono migliori delle dure, ma penso che tutti quelli che erano nelle Fast Six fossero un piccolo svantaggio rispetto a tutti gli altri. Essere comunque in grado di mantenere una buona prestazione, quindi anche farlo con le gomme primary, è stato fantastico.

La gara disputata in Alabama, forse, è quella che più di tutte in questo inizio di stagione è arrivata dimostrando una superiorità tecnica e prestazionale netta del team Ganassi #10 rispetto a tutti gli avversari. La strategia, rispetto a quanto avvenuto a St. Pete e al Thermal, ha avuto poco peso: Alex, domenica scorsa, era semplicemente imprendibile. Ora ha 196 punti in classifica, ben 60 lunghezze di vantaggio sul secondo, che, per inciso, è forse una delle sorprese maggiori di questa stagione. 

Lundgaard si prende Arrow McLaren sulle spalle, Veekay torna in alto

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Christian Lundgaard durante la gara in Alabama

Il più combattivo sul selettivo tracciato ricavato sulle colline intorno a Birmingham è stato certamente Christian Lundgaard. Il danese della McLaren si è preso la scena con alcune belle manovre, ad esempio quella per il secondo posto su Scott McLaughlin, oltre ad una strategia aggressiva che alla fine ha pagato. Il terzo podio consecutivo, dimostrazione di una solidità e di una costanza di rendimento per certi versi inaspettate, lo lanciano al secondo posto in classifica, e lo identificano come il pilota chiamato a tenere alto il vessillo McLaren, in attesa di un rientro in scena di Pato O’Ward, poco brillante in Alabama ma che comunque ha salvato il salvabile con il sesto posto finale. 

Il podio di Scott McLaughlin ha in qualche modo ridato speranza ad un Team Penske che, a questo punto, si affida in toto al Mont of May sull’asfalto amico di Indianapolis per rilanciare una stagione che, fino ad ora, si è mostrata particolarmente avara di soddisfazioni. Il kiwi ha preceduto di pochissimo Rhinus Veekay, che sembra aver passato con successo il periodo di ambientamento all’interno del team Dale Coyne, ed è tornato a respirare l’aria della top 5. 

Chi ha masticato più amaro, probabilmente, al termine del GP dell’Alabama, è stato Colton Herta. Il californiano di Andretti aveva messo in pista un ottimo potenziale, ma uno stallo alla ripartenza dai box alla penultima sosta ha rovinato i suoi piani, relegandolo in una settima posizione che avrebbe potuto essere facilmente qualcosa in più. 

Un’altra gara full green, e ora si guarda allo Speedway

Un dato è da sottolineare: per la terza volta consecutiva, abbiamo assistito ad una gara completamente disputata in regime di bandiera verde, senza l’intervento della vettura di sicurezza. E questo non certo su un terreno facile: il Barber Motorsport Park è ricco di insidie e difficoltà che non perdonano il minimo errore. Semplicemente, il livello che oggi si vede in pista in IndyCar è qualcosa di veramente elevato, e se anche qui, come al Thermal Club e a Long Beach, la Pace Car è rimasta tranquilla ai box, il merito è in larga parte da attribuire a questa componente. 

Le prossime tre settimane saranno dedicate interamente alle competizioni all’interno dell’Indianapolis Motor Speeway, che per un mese sarà veramente la Racing Capital of the World. Dopo la gara sullo stradale, inizierà la rincorsa alla pole position e poi alla vittoria della 500 Miglia. Sarà la prima stagionale su ovale, e ad oggi è veramente impossibile andare ad indicare un favorito. Certo che vedendo lo stato di forma di Palou, e considerando che la Brickyard manca nel suo palmarès, non ci stupirebbe vedere lo spagnolo bere il latte al termine della lunghissima gara dell’Indiana, una di quelle competizioni che, ancora oggi, resta ammantata da un fascino unico. 

Nicola Saglia