GP Brasile
Credits: Account X Scuderia Ferrari

Le qualifiche del GP Brasile hanno restituito l’immagine di una Ferrari divisa, tanto nei risultati quanto nelle sensazioni interne. Charles Leclerc ha ottenuto un incoraggiante terzo tempo, a poco più di due decimi dalla pole di Lando Norris, mentre Lewis Hamilton non è riuscito a superare la Q2, fermandosi a un deludente tredicesimo posto. Un quadro che sintetizza alla perfezione la natura ancora instabile del progetto SF-25: competitiva in alcuni scenari, vulnerabile in altri, incapace di esprimere con continuità il proprio potenziale.

Ottimismo svanito in fretta

Maranello arrivava a Interlagos forte dei segnali positivi raccolti in Messico, dove la vettura aveva mostrato un bilanciamento più omogeneo. Tuttavia, il tracciato brasiliano, con le sue curve in sequenza e le variazioni altimetriche, ha evidenziato nuovamente i limiti strutturali del pacchetto aerodinamico. In particolare, il compromesso scelto tra carico e resistenza all’avanzamento non ha restituito il guadagno sperato: la SF-25 ha perso efficienza nei rettilinei senza ottenere la stabilità attesa nei tratti misti.

Leclerc solido

In un contesto di incertezza tecnica, Charles Leclerc ha nuovamente dimostrato il proprio valore. Il monegasco ha interpretato la qualifica con lucidità, gestendo bene la fase iniziale della Q3 e trovando un giro pulito nel momento decisivo. Il suo terzo posto non rappresenta soltanto un risultato numerico positivo, ma un segnale della sua crescente capacità di estrarre il massimo da una monoposto che continua a oscillare nel comportamento.

È stato un giro molto tirato, non avevamo margine, ma il lavoro di squadra ci ha permesso di ottimizzare il pacchetto. La macchina non è perfetta, ma abbiamo scelto la direzione giusta per la gara" , il commento di Leclerc che evidenzia ancora una volta di più la lucidità e la maturità del monegasco, consapevole che il potenziale della SF-25 è sufficiente per rimanere nel gruppo di testa, ma non ancora per attaccare con continuità.

Dal punto di vista tecnico, la Ferrari ha optato per un’ala posteriore più carica, nel tentativo di migliorare la stabilità nei curvoni del secondo settore. La scelta ha aiutato Leclerc nel controllo del posteriore, ma ha penalizzato la velocità di punta sul rettilineo principale, dove la vettura ha pagato fino a 5 km/h rispetto alle McLaren. In una qualifica dove le differenze si misuravano in centesimi, il compromesso è costato caro, anche se Leclerc ha saputo minimizzarlo con precisione e sensibilità di guida.

Hamilton, un weekend di difficoltà

Ben più complicato il sabato di Lewis Hamilton. Il britannico, che a Interlagos gode di un rapporto speciale con pubblico e ambiente, non è mai riuscito a trovare fiducia nella vettura. Fin dalle libere ha lamentato un avantreno leggero e una risposta imprevedibile nelle fasi di frenata, elementi che gli hanno impedito di spingere con decisione nei tratti più tecnici. Il tredicesimo tempo finale è il riflesso di un adattamento incompiuto, con l'anglo-caraibico non ancora pienamente a suo agio con il comportamento dinamico della Ferrari.

Non riuscivo a sentire bene il retrotreno e questo ti costringe a essere prudente. In queste condizioni è difficile costruire un giro pulito”, l'amaro commento del sette volte Campione del Mondo che descrive la distanza attuale tra pilota e macchina, con il #44 abituato a gestire monoposto molto reattive all’anteriore, rispetto ad una Ferrari che privilegia la stabilità in ingresso ma tende a perdere trazione in uscita.

La conseguenza è un approccio più difensivo, che non ha pagato in qualifica, e che costringerà gli ingegneri a concentrare gli sforzi su modifiche alle mappature e all’altezza da terra per migliorare la sensibilità del posteriore, con una rimonta in gara che si annuncia complessa.

GP Brasile
Credits: Account X Scuderia Ferrari

Una vettura ancora troppo sensibile

Al di là dei risultati individuali, il quadro tecnico di Interlagos è stato piuttosto chiaro. La SF-25 resta una monoposto “sensibile”: performante entro una finestra di utilizzo ristretta, instabile quando le condizioni di grip o temperatura escono da quel margine.
A Interlagos la pista si è evoluta rapidamente e il vento ha cambiato direzione tra Q1 e Q3, due fattori che hanno amplificato le difficoltà di bilanciamento. Il risultato è una monoposto che chiede al pilota di “inseguire” l’equilibrio a ogni curva, un comportamento che Leclerc riesce a domare, ma che mette in crisi Hamilton, ancora in fase di adattamento.

Prospettive per la gara

Sul piano strategico, Ferrari dovrà adottare un approccio pragmatico. Leclerc partirà in una posizione favorevole per difendere il podio, ma sarà fondamentale gestire la temperatura delle gomme posteriori, storicamente un punto debole a Interlagos. Hamilton, invece, dovrà puntare su un primo stint lungo e sulla possibilità di sfruttare eventuali neutralizzazioni o periodi di safety car per guadagnare terreno. 

Una Ferrari in cerca di continuità

Le qualifiche di San Paolo hanno confermato il trend stagionale della Ferrari: Leclerc rappresenta la garanzia di affidabilità tecnica e mentale su cui Maranello può contare, Hamilton il simbolo di un processo di adattamento ancora incompleto. La SF-25 continua a mostrare potenzialità importanti, ma anche vulnerabilità strutturali che la separano da McLaren e, in Brasile, anche dalla Mercedes di uno strepitoso Antonelli. In attesa della gara, il bilancio resta sospeso tra realismo e speranza. Ferrari sa di poter raccogliere punti pesanti, ma il passo verso la piena maturità tecnica appare ancora da compiere. Interlagos, ancora una volta, ha ricordato alla Rossa che il talento dei piloti può limitare i danni, ma non sostituire la solidità di un progetto.

Vincenzo Buonpane