Sfarzo, effetti pirotecnici, giochi di luce e chi più ne ha più ne metta. La Formula 1 deve ancora accendere i propri motori in quel di Las Vegas, eppure la sensazione è che l'evento nella città del Nevada verrà ricordato a lungo, ma non esattamente per motivi legati all'aspetto sportivo. Lo show firmato Liberty Media promette in questa occasione di varcare ogni limite, scatenando l'entusiasmo del "nuovo" pubblico ed al contempo facendo storcere il naso ai fans storici del grande Circus. E non soltanto a loro...

F1 A LAS VEGAS: E LO SPORT?

Quando l'aspetto sportivo di un evento come il ritorno della Formula 1 a Las Vegas finisce per passare decisamente in secondo piano, varrebbe la pena di chiedersi se la strada intrapresa in nome dello "show-business" più esasperato sia ormai da ritenersi irreversibile. Vedere i piloti costretti ad apparire come delle star del wrestling e salutare meccanicamente con un finto sorriso stampato sul volto durante la cerimonia di apertura (già, è successo anche questo...) suscita francamente un po' di tenerezza. E come se non bastasse, anche i team si sono prestati a questo "gioco", realizzando (Ferrari compresa) delle livree speciali proprio per l'appuntamento nella capitale del divertimento a stelle e strisce.

E per fortuna, oseremmo dire, che non c'è un titolo mondiale in palio: altrimenti, tutto questo avrebbe rischiato di apparire ancora più stridente con una componente sportiva che in questo caso appare decisamente finita nel dimenticatoio. La folla ululante sugli spalti di Las Vegas, simile più a quella di un concerto che di un Gran Premio, con ogni probabilità conosce ben poco a proposito di questo mondo: eppure, gli americani e Liberty Media (per la prima volta promoter diretto) sono stati abili nel saper "creare" l'evento, attraverso una promozione martellante che dura ormai dal giorno dell'annuncio del ritorno del grande Circus in Nevada, a distanza di oltre vent'anni dall'ultima (e poco fortunata) apparizione.

Credits: @F1

VERSTAPPEN E HAMILTON VOCI FUORI DAL CORO

E i piloti? Salvo qualche rara eccezione, tutti si sono prestati finora al gioco. Tra improbabili sfilate, parrucche ed ingressi trionfali, i venti protagonisti del Mondiale si sono rivelati degli ingranaggi "quasi" perfetti in meccanismi che non prevedono ostacoli. Quasi: perché fortunatamente qualche voce fuori dal coro è perlomeno arrivata, forse da chi in simili situazioni ha meno da perdere. Le parole del campione del mondo Max Verstappen, da questo punto di vista, sono risultate assai eloquenti: "Mi sono sentito un clown a rimanere in piedi per mezz'ora - ha dichiarato - e questo evento mi affascina ben poco. La cosa che mi interessa di più è l'aspetto legato al racing, ma qui ho la sensazione che il 99% venga fatto per il business e non per lo sport".

Parole a cui hanno fatto eco quelle di Lewis Hamilton, il quale si è schierato a tutela dei residenti del luogo, costretti a dover "sopportare" le difficoltà logistiche legate alla realizzazione dell'impianto cittadino nel corso degli ultimi mesi: "Ho sentito che ci sono state molto lamentele da parte delle persone che vivono qui. Non possiamo pensare di essere un carrozzone, tutto sfarzo e glamour, che arriva piantando le proprie tende e poi andandosene. Dobbiamo essere rispettosi e assicurarci che il nostro sport si prenda cura anche di queste persone".

Insomma, i conti sarà opportuno farli a giochi fatti. Ma la sensazione è che, comunque vada, l'evento di Las Vegas sarà destinato ancor più a dividere. Tra vincitori e vinti, ma soprattutto tra chi predica l'avvento della "nuova era" della Formula 1 e chi rivuole indietro il proprio sport ormai scippato della propria essenza.

Marco Privitera

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